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NOTIZIE E AGGIORNAMENTI Sito scomodo e indipendente dedicato all'archeologia e ai beni culturali del Vercellese - Vercellae: la cittą pił antica del Piemonte transpadano. Le vostre impressioni ed i suggerimenti ci sono molto graditi, continuate a inviarceli (mail: sommogiov@tiscali.it) |
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aprile 2017
"Si prevede uno studio
di fattibilitą per una prima sistemazione e
ripulitura dell'area archeologica dell'Anfiteatro
Romano- Zona V.le Rimembranza- e dell'area delle Terme di Via Simone di Collobiano al fine di renderla fruibile al pubblico reperendo idonei finanziamenti dall'esterno." (DUP 2017-2019, parte I, pag. 80). Con questa frase sibillina si posticipa, probabilmente di altri decenni, la sistemazione e fruibilitą pubblica delle aree archeologiche a cielo aperto, dimenticando, forse perchč ormai demaniale, l'area della "domus" di S. Stefano. Si tratta di colpevole incuria e di totale insensibilitą, anche a fronte dell'impegno del MAC per divulgare le potenzialitą archeologiche della cittą. Un progetto di sistemazione urbanistica per le aree archeologiche dovrebbe essere pił che maturo dopo i decenni trascorsi, come č certo necessario prevedere un ampliamento del Museo Archeologico Cittadino, a fronte delle nuove acquisizioni (che poi chiederemo a gran voce di riportare in cittą senza avere predisposto gli spazi adeguati). Ma a Vercelli pare proprio che il rapporto fra la municipalitą e il Patrimonio Archeologico resti confinato all'insipienza e alla miopia, rivelatesi con chiarezza dopo le "sventure" del, progettato e abortito, Museo dello Sport. Nulla pare scalfire la serenitą dei pubblici urbanisti che continueranno quindi a fare progetti che si scontreranno inevitabilmente con la realtą millenaria della cittą. La politica dello struzzo che rinuncia alla messa in valore di un Patrimonio che altri ci invidierebbero. ARCHEOLOGIA A VERCELLI: UN BILANCIO PER IL 2016 Non č un anno positivo, ed č in buona
compagnia. Tutti gli sforzi per "salvare" l'Opificio
sono nel fango delle buche, cintate da anni, in via
Derna. Qui doveva sorgere il Museo dello Sport e dal
2013 sono custodite erbacce e pozzanghere. Ma non č
solo questo ad amareggiare i Vercellesi che tengono ai
documenti del passato cittadino. Tutte le aree
archeologiche a cielo aperto sono tuttora in abbandono
(Anfiteatro, Terme, Domus di S. Stefano). Non si č
ancora, dopo decenni, pensato ad un piano urbanistico
che le valorizzi e le protegga. L'anfiteatro doveva
trasformarsi nel cortile di un condominio e,
fortunatamente, il progetto non si č realizzato, ma il
monumento č ancora lģ, coperto da erbacce e da edifici
fatiscenti in attesa di una progettualitą pubblica che
non si manifesta, che rimane disattesa. Il Museo
Archeologico Cittadino, che fa del suo meglio per
attirare i visitatori e per fare buona didattica, non
ha fatto passi avanti nel dotarsi delle figure
professionali e dei mezzi per divenire il centro della
tutela e valorizzazione dei Beni Archeologici
vercellesi. Il MAC, infatti, rischia di diventare una
propaggine stabilmente aggiunta al Museo Leone, che č
museo di sč stesso dal 1939. Eppure un dato positivo
il 2016 ce l'ha regalato con lo scavo di una parte
della, un tempo ricchissima, area necropolare cosģ
detta di S. Bartolomeo, protagonista negli anni '70
del secolo scorso di uno dei pił cruenti, prolungati e
indisturbati saccheggi archeologici del Piemonte e
dell'Italia Settentrionale. Ebbene i moltissimi ed
importanti reperti di questo scavo per tornare a
Vercelli dopo i restauri dovrebbero trovare posto
nelle sale del MAC che, tuttavia, cosģ com'č non li
puņ contenere. E non si puņ pensare che in futuro la
cittą non produca simili e ancor pił interessanti
scoperte. Urge un ampliamento, magari spostando
qualche benemerita Associazione che potrebbe essere
collocata altrove. Dicembre 2016 Settembre 2016 MAC Vercelli, pianta piano terra Il luogo del ritrovamento non č rivelato, e lo si puņ ben comprendere dati i trascorsi vercellesi, ma presto, terminati gli scavi, la grande varietą e bellezza degli oggetti recuperati potrą essere mostrata. Speriamo al Museo Archeologico Cittadino Luigi Bruzza. Forse l'accumulo dei problemi irrisolti, forse la distrazione del Comune che dovrebbe agire con decisione quando l'immobile viene "abbandonato" in attesa di crolli che ne giustifichino l'abbattimento, forse decenni di incuria. La "decadenza" potrebbe essere rappresentata da un lungo elenco di casi che ormai sembra non siano pił gestibili da Uffici comunali allo sbando e da politici impegnati a spartirsi le seggiole. Quando le falle sono troppe la barca affonda. La politica dei guelfi e ghibellini non porta a nulla di buono e la storia della Cittą dovrebbe avercelo insegnato...ormai. Quindi il S. Andrea, il crollo del Castello, le eterne transenne del Teatro dei Nobili, le aree archeologiche in abbandono e le altre situazioni critiche sono ben rispecchiate dai rappezzi che il nostro galletto ha subito nel tempo. La bella banderuola medievale che č simbolo di Vercelli ha perņ da tempo perduto anche le ali, cosģ come la cittą che sorveglia dall'alto. Ridare le ali alla cittą e al galletto č quanto si chiede alla nostra amministrazione.
Prosegue la pubblicazione in formato elettronico dei "Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte". E' disponibile il numero 31. Provincia di Vercelli pp. 320-338 320. Elisa Panero - Walter Albini - Marta Arzarello - Gabriele Luigi Francesco Berruti - Davide Berté - Sandro Caracausi - Valter Miola - Guido Montanari Canini - Alberto Riboldazzi - Gianni Siega - Giuseppe Sellaro - Maurizio Zambaldi, Borgosesia, Monte Fenera. Nuovi dati sul deposito paleontologico della Grotta della Morgana 323. Diego E. Angelucci - Julie Arnaud - Marta Arzarello - Gabriele Luigi Francesco Berruti - Davide Berté - Claudio Berto - Rosamaria Calandra - Sandro Caracausi - Chiara Boggio - Sara Daffara - Elisa Luzi - Guido Montanari Canini - Maurizio Zambaldi, Borgosesia, Monte Fenera. Nuovi dati sulloccupazioni della Grotta della Ciota Ciara 326. Gabriella Pantņ, Quinto Vercellese. Castello degli Avogadro di Quinto. Indagini archeologiche 329. Elisa Panero, Santhią, frazione Pragilardo. Rinvenimenti funerari e insediativi dal metanodotto Vercelli-Cavaglia: rapporto preliminare 334. Elisa Panero - Margherita Roncaglio - Enzo Ferrara - Evdokia Tema - Fulvio Fantino - Debora Angelici, Santhią, via Castelnuovo. Cascina Madonna. Fornaci di etą moderna: analisi archeometriche. Segnaliamo inoltre in Provincia di Biella: 223. Francesca Garanzini - Stefano Paschero - Margherita Roncaglio Cavaglią, localitą Torrine. Una nuova chiusa longobarda?
foto LaStampa 21 maggio 2014 - L'inaugurazione del "Museo Archeologico Cittą di Vercelli - Luigi Bruzza" rappresenta un grande passo per l'archeologia vercellese. Le strumentalizzazioni e le richieste, spesso assurde, che si sono susseguite in questi mesi e negli ultimi giorni sono superate dalla realtą di questa importante realizzazione, dovuta ad un atto di responsabile impegno culturale e civile del Sindaco e del Comune in collaborazione con la Soprintendenza. Certo che Vercelli merita un Museo Archeologico! Le continue scoperte che avvengono in cittą dimostrano senza ombra di dubbio quale importanti documentazioni siano tuttora presenti nel sottosuolo urbano e, per contro, quanto sia andato perduto nei decenni di sviluppo edi lizio incontrollato. Ora ci accorgiamo che questo patrimonio, per troppo tempo trascurato, puņ essere una risorsa per il futuro. Il piccolo museo non potrą esporre se non una parte dei moltissimi reperti provenienti dalla cittą, tuttavia vi potranno essere depositati tutti quelli ora presenti a Torino, in un archivio ordinato e fruibile agli studiosi. In futuro certo sarą necessario ingrandirlo ed accrescerlo. La stringente sorveglianza imposta ai cantieri edili, inoltre, non potrą che aggiungere nuovi dati alla conoscenza della cittą antica, una delle pi ł importanti e attive in Italia Settentrionale. La sinergia fra i due musei, dedicati a Leone e Bruzza, e fra essi e le aree archeologiche all'aperto (che necessitano di interventi decisi e programmati) ci darą uno strumento in pił per attrarre un flusso turistico di alto livello che si sta interessando a Vercelli. Intanto č stata presentata al convegno di Helsinki l'8 maggio una comunicazione (Evidences of an Artisanal Wool Activity in Vercellae, Italy - Dr Elisa Panero - Gloria Bolzoni) riguardante una prima interpretazione dello scavo cosģ detto dell'Opificio. In essa viene presentata la documentazione di una fiorente attivitą tessile che rende tale ritrovamento unico e di grande interesse archeologico e storico. Ciņ che pi conta oggi č che le future amministrazioni civiche sostengano e programmino con costanza una serie di interventi destinati a proteggere e salvaguardare il crescente patrimonio archeologico vercellese, utilizzando la rete museale ed i siti visitabili (ad esempio pochi sanno della porzione delle mura romane visibile nei seminterrati della Caserma di Polizia) per costituire quel parco archeologico di cui tanto si parla ma che dovrebbe presto diventare un serio oggetto di progettazione urbana su cui lavorare, anche per poter fruire dei fondi europei inutilizzati. La "prova del nove" per il futuro assetto dei beni archeologici cittadini sarą dunque l'impegno delle prossime amministrazioni a continuare l'opera intrapresa, dedicando stabilmente qualche risorsa allo sviluppo del Museo e della valorizzazione delle aree archeologiche.
E' con grande soddisfazione che pubblichiamo i testi seguenti e prendiamo atto dell'intitolazione del Museo Civico Archeologico a Luigi Bruzza. Grazie signor Sindaco. Lettera ai giornali Vercelli 20 marzo 2014A pochi mesi dall'inaugurazione del nuovo Civico Museo Archeologico nel complesso di S. Chiara vorrei proporre che in questa occasione non si dimenticasse che per un breve periodo, intorno al 1875, il comune di Vercelli ebbe gi¦, almeno sulla carta, un embrione di Civico Museo Archeologico. Voluto dalla lungimiranza di Luigi Bruzza, cittadino onorario vercellese, avrebbe dovuto essere accresciuto dai ritrovamenti futuri e, con il Museo Lapidario Bruzza, istituito contemporaneamente nel chiostro di S. Andrea, avrebbe rappresentato per la cittą un punto di partenza per lo sviluppo dell'archeologia locale.Cosģ non fu. La volubilit¦ della politica cittadina non permise che il Museo Archeologico, con le sue poche vetrine, durasse a lungo come progetto. Lo stesso Lapidario Bruzza, con i restauri del Verzone al S. Andrea, venne smantellato per passare poco dopo nel nuovo allestimento del Museo Leone del 1939, insieme con i pochi oggetti archeologici delle vetrine comunali.Luigi Bruzza, autore del fondamentale lavoro "Iscrizioni antiche vercellesi" del 1874, fu il fondatore degli studi archeologici dedicati alla cittą antica. I suoi meriti nei confronti di Vercelli furono riconosciuti con la cittadinanza onoraria e con una medaglia appositamente coniata. Il Museo Lapidario fu a lui intitolato insieme con l'embrione del Museo archeologico.Sarebbe quindi una dimenticanza macroscopica e imperdonabile, direi anche una ingenerosa mancanza di rispetto, non dedicare il nuovo Museo, fortemente voluto dal sindaco Corsaro, alla figura dello studioso di livello internazionale che tanto amņ Vercelli da farne una patria adottiva e il maggiore oggetto delle sue ricerche. E' mia viva speranza che, sebbene si tratti di un atto formale di riconoscenza alla memoria di uno studioso del XIX secolo, questa proposta sia seriamente considerata. Avremmo cosĻ a Vercelli i due poli museali dedicati l'uno al notaio Camillo Leone, che mise gran parte del suo patrimonio e della sua energia nel sostituirsi alla carenza municipale in fatto di conservazione, e l'altro al Bruzza, i cui meriti verso la citt¦ sono altrettanto evidenti, sebbene ricordati oggi solo dalla via omonima. L'atto formale di intitolazione richiede una semplice delibera a costo zero e la predisposizione di una targa con qualche riga in pił. Sapranno i Vercellesi rendere giustizia al cittadino onorario Luigi Bruzza? Giovanni Sommo www.archeovercelli.it Al Sindaco di Vercelli Vercelli 21 marzo 2014 Preg.mo Sig. Sindaco, Le allego il testo di una lettera che ho inviato in questi giorni ai giornali cittadini. Ho molto apprezzato il Suo impegno per la costituzione del Civico Museo Archeologico e, poiché non č stata avanzata alcuna ipotesi sull'intitolazione dello stesso, né purtroppo alcun concittadino ha pensato di ricordare la figura del Bruzza come fondatore del primo museo civico vercellese, mi permetto di avanzare questa proposta, nella speranza che possa essere presa in considerazione. Molti musei piemontesi e nazionali sono infatti dedicati a studiosi che hanno avuto un ruolo fondamentale nei rispettivi territori.Nel rinnovare la stima e l'apprezzamento per quanto ha fatto per la cittą le invio i migliori saluti. Giovanni Sommo
Vercelli 2 aprile 2014 Gent.mo Geom. Giovanni Sommo Ho il piacere di comunicarLe che in data di ieri ho riunito la Commissione Toponomastica che ha deliberato all'unanimitą l'intitolazione dei nuovi spazi presso il Broletto di Santa Chiara con la denominazione "Museo Civico Archeologico Luigi Bruzza".Ricordare la figura del Bruzza credo, come anche da Lei rappresentato, sia doveroso da parte della Cittą per il ruolo fondamentale dallo stesso compiuto per Vercelli e per la conoscenza della Sua storia.Grato dell'interessamento e della collaborazionee per le proposte, Le porgo cordiali saluti. Andrea Corsaro
Il Museo Lapidario Bruzza (oggi disallestito) nel 1910. In rosso le aree di scavo di cui non si sono pubblicati i risultati In verde le aree di scavo con strutture mantenute in luce
1- Angolo via Simone di Collobiano - via Brighinzio. Grande scavo per la costruzione di un parcheggio sotterraneo i cui risultati sono tuttora inediti, in un articolo de La Stampa si parlņ di una chiesa del IV secolo. 2 - Terme e giardini dell'Arcivescovado. Scavo inedito o solo citato in sedi di convegno. Area con resti in luce. 3 - La Domus di S. Stefano. Area con resti in luce di propriet¦ demaniale. 4 - La c.d. "casa della Pitardina" in via Giovenone, con resti in luce. Scavo inedito o solo citato in sedi di convegno. 5 - Banchina portuale di via Pastrengo. Scavo inedito o solo citato in sedi di convegno. 6 - Area dell'anfiteatro. Resti in luce e scavo inedito o solo citato in sedi di convegno. 7 - Cortile ex Caserma Trombone de Mier. Ampio sondaggio inedito. 8 - Scavo ex ECA, tratto di mura urbane. Inedito, fatto salvo per i pannelli esplicativi per la visita con risultati preliminari. 9 - Croce di Malta. Scavo di aree necropolari e strutture murarie. Inedito o solo citato in sedi di convegno. 10 - Scavo del c.d. Opificio presso il cantiere del Museo dello Sport. Non sono stati divulgati fino ad oggi risultati, anche perchĖ il cantiere Ė tuttora attivo. Prime presentazioni a convegni. L'area potrebbe essere in parte salvaguardata nell'ambito del progetto della nuova costruzione. Altri piccoli interventi come quello allo stadio del Belvedere sono inediti. foto da: http://www.bona1858.it/portfolio.html - Scavo caserma Trombone
Dall'elenco si deduce quanto la pubblicazione dei risultati di scavi molto importanti, anche in forma sommaria, sia carente a Vercelli e quante siano le aree archeologiche meritevoli di attenzione e valorizzazione. Naturalmente l'elenco non č completo. Apprendiamo dalla stampa cittadina che il Comune di Vercelli ha acceso un mutuo per il restauro della Torre dell'Angelo e che si č "accorto" che tutte le altre antiche torri vercellesi versano in pessime condizioni e che abbisognano di tempestivi interventi. L'iniziativa č encomiabile cosģ come la proposta di attirare risorse dalle Fondazioni per portare avanti il progetto. Tuttavia occorre puntualizzare che la Torre dell'Angelo č di proprietą comunale (come ben sappiamo per aver organizzato nel 1980 una raccolta di firme per il restauro ed avere ottenuto, dopo la negazione del titolo di proprietą municipale e la successiva rettifica, il consolidamento delle fondazioni della torre) e che essa sarą adibita a scala condominiale nell'ambito del progetto di ristrutturazione approvato. Riteniamo di dover sottolineare a questo proposito che ci attendiamo un "restauro" e non una riproposizione di quanto accaduto al Broletto, dove, con un pņ di cemento e di pittura giallina, si č fatto sfregio allo storico edificio. Ci attendiamo anche che a questo primo lotto di lavori seguirą la sistemazione anche del bellissimo e maltrattatissimo cortile interno che attualmente appare sfigurato, riconoscendo al complesso la dignitą di antica dimora quattrocentesca, trasformata poi in Albergo con stallaggio e osteria (Croce di Malta) e in tempi recenti adibita ad uso abitativo con strutture "a ringhiera" che hanno suddiviso ampi saloni con soffitti cassettonati e occuluso i porticati decorati con elementi in cotto.
Da ultimo vorremmo ricordare che mettendo mano a ristrutturazioni massicce in edifici come questi occorre mettere in conto la possibilitą di incontrare depositi archeologici con materiali di pregio, sia in strati sotterranei sia nei riempiementi delle volte. Proprio dall'edificio in questione provengono infatti centinaia di frammenti (ora custoditi nei depositi del Museo C. Leone) recuperati dal Gruppo Archeologico Vercellese negli anni 1979-1980. Sarą quindi opportuno che la Soprintendenza Archeologica, oltre alla Soprintendenza ai Monumenti, vigilino sui lavori in corso e in programma.
Con la fine dei lavori archeologici al Museo dello Sport, costati al Comune varie centinaia di migliaia di euro, si sono evidenziati i problemi che continuano ad affliggere la politica municipale nei confronti del Patrimonio Archeologico. Prima di tutto va osservato che la quantitą di meteriale frutto del pił recente scavo mette seriamente in dubbio la capacitą ricettiva dei magazzini del nuovo Museo, che dovrebbero essere in grado di ospitare ordinatamente i suddetti materiali per lo studio, la catalogazione e l'eventuale restauro. Siamo cosģ nuovamente a chiederci se le dimensioni del contenitore museale, visto il ritmo dei ritrovamenti, non siano decisamente sottovalutate. Inoltre il notevole ritrovamento al cantiere del Museo dello Sport torna a sottolineare come, nonostante l'attenta sorveglianza della Soprintendenza, il rischio di sottovalutazione ed occultamento delle antichitą "ingombranti" sia tuttora piuttosto alto. Non si comprende infatti come, dati i ritrovamenti che in passato sono affiorati nell'area in questione e che sono perfettamente noti, si potesse pensare che in quel luogo non vi fosse nulla che valesse la pena di vagliare con cura. Infine il Comune, affidando la prevenzione di prima istanza nei cantieri a Cooperative archeologiche esterne, dimostra di non volersi occupare in prima persona della sicurezza del Patrimonio che sarebbe assai meglio vigilata con l'introduzione dell'Archeologo Municipale nel proprio organigramma tecnico. La figura professionale, altrove presente, consente di dare continuitą e sostanza ad una credibile politica di conservazione e tutela del Patrimonio Archeologico cittadino. Dunque un Museo Civico strettino per una delle pił importanti cittą romane del Piemonte e una volontą di salvaguardia affermata ma, forse, non veramente metabolizzata. 27-5-2013 Lettera a "La Sesia" Vercelli 22 febbraio 2012 Caro Direttore, Con delibera del 15 dicembre scorso la Giunta Comunale ha dato esecuzione, finanziando il progetto, all'allestimento del nuovo Museo Archeologico della cittą di Vercelli, ģconfermando a tal fine la messa a disposizione degli spazi e dei locali posti al piano terra e primo allķinterno dell'ex Manica Medioevale dell'ex complesso monastico Santa Chiara. Si tratta di un importante passo avanti nella realizzazione del Museo e di un nuovo lodevole atto concreto di impegno della Giunta nel campo della valorizzazione del Patrimonio culturale cittadino. Esso infatti ben si inserisce nell'insieme dei provvedimenti presi per gli affreschi dell' ex chiesa di San Marco, per i restauri del palazzo Centori e per la realizzazione del Museo e Palazzo dello Sport. Proprio durante i lavori per il Centori, nel luglio dell'anno scorso, si sono rinvenuti i resti di un importante edificio di epoca romana e non stupirebbe che anche nel cantiere del Palazzo dello Sport si trovassero reperti di un certo interesse, conoscendo quanto gią ha restituito in passato quella zona della cittą. Tuttavia occorre rilevare che la collocazione del Museo Civico al Santa Chiara sembra sottostimare la qualitą e quantitą di reperti vercellesi che nell'ultimo trentennio si sono accumulati nei depositi torinesi della Soprintendenza, ed il fatto che il nuovo Museo sia, per cosĻ dire, in coabitazione con altri Uffici comunali, rende quella sistemazione un tantino marginale e poco rispondente all'importanza che l'archeologia locale ha in ambito piemontese. La destinazione finale del palazzo Centori, a cui il Comune vuole ridare vita facendone la sede di eventi, incontri culturali ed anche la sede dell'Agenzia di marketing per il territorio, appare non del tutto consona alla piena valorizzazione del monumento e delle sue neglette pertinenze. Sarebbe forse quindi il Centori, con l'edificio romano che contiene, la sede pi adatta ad ospitare il Civico Museo Archeologico, mentre l'Agenzia di marketing potrebbe ben trovare asilo in Santa Chiara, con altri Uffici. Parrebbe fin troppo logico e lungimirante, ma non sarą questa la soluzione. Cosģ la cittą pił antica del Piemonte avrą un piccolo Museo in condominio, e pare strano che la Soprintendenza, forse pressata dalla necessitą di decentrare la quantitą davvero imponente di reperti vercellesi, abbia accettato una soluzione di ripiego senza lottare per una sede indipendente e consona. Mettendo ordine negli affari culturali vercellesi la Giunta ha quindi fatto delle scelte, alcune condivisibili altre meno digeribili, forse connettendo troppo strettamente alcune di tali scelte alle convenienze elettorali e di consenso e senza valutare oggettivamente il valore del Patrimonio che si intendeva salvaguardare. I primi allestimenti museali di ambito civico, che risalgono al XIX secolo, hanno avuto vite brevi e travagliate, nonostante fossero sorrette dallo studioso che pi ha segnato l'archeologia vercellese: Luigi Bruzza. Alla sua memoria sarebbe doveroso dedicare il nuovo Museo, evitando perŚ di emulare gli errori del passato, che sostanzialmente possono essere individuati nella discontinuitą del l'impegno municipale e nella sottovalutazione dell'importanza dell'istituzione e della cittą antica. Che l'archeologia locale sia ancora relegata ad un ruolo minore č del resto sotto gli occhi di tutti: le aree dell'anfiteatro, della domus del Brüt Fond e delle terme, in stato di abbandono, testimoniano le difficoltą di trovare soluzioni idonee alla loro corretta valorizzazione e la sostanziale scarsa consapevolezza della cittą nei confronti del proprio passato e delle potenzialitą, anche economiche, che sottende. Che ne pensa? Cordiali saluti. Giovanni Sommo www.archeovercelli.it Anfiteatro E'macroscopica e secolare. Dopo il mega progetto e le opposizioni vivaci l'area č simile ad una discarica e non si vede uno sbocco costruttivo. Domus di S. Stefano In abbandono da sempre, l'area archeologica demaniale č in sfacelo ed č probabile che le strutture della domus siano compromesse. Area delle terme Dopo lo scavo quale futuro per le terme? A giudicare da quanto accaduto per anfiteatro e domus di S. Stefano il destino č prevedibile. Museo Civico Archeologico Nasce in una sede ben poco confacente all'importanza dei reperti e allo sviluppo dei ritrovamenti. Nella ristrutturazione del Centori emergono resti di epoca romana e la proposta di utilizzare quel contenitore come sede del Museo mantenendo in vista, se possibile, le strutture, non č stata nemmeno discussa. Quindi il Centori dovrą essre la sede degli uffici dell'Agenzia del territorio e sarą anche sottratto in gran parte alla pubblica fruizione. Pubblicazione dei ritrovamenti Una parte importante dei ritrovamenti archeologici vercellesi di questi ultimi anni non ha trovato una sede di pubblicazione nell' ambito dei "Quaderni" della Soprintendenza archeologica del Piemonte, nemmeno in forma di breve scheda sommaria. Mancano all'appello la banchina del porto fluviale, l'area necropolare della Croce di Malta, le terme del Seminario solo per citarne alcuni. Anomalia inspiegabile e certo poco gradita agli studiosi. Carenza di vigilanza da parte del Comune Dopo l'episodio increscioso dell'abbattimento della Cascina Ruggerina c'č da domandarsi quanto quotidianamente venga intaccato, sia dal punto di vista archeologico che architettonico, dai lavori edili senza che Comune e Soprintendenza siano allertati. Purtroppo sono ben presenti casi di non molti anni fa in cui l'attenzione municipale ha avuto qualche problema e con conseguenze nefaste. Qui evidentemente basta una distrazione e un condominio sostituisce una fatiscente casa quattrocentesca, o un anfiteatro diventa il cortile di una residenza a otto piani. Ma a chi interessa tutto ciņ? Ai quattro gatti in croce che si dedicano all'archeologia locale da decenni, con assai poca gloria, e forse alle decine di archeologi laureati del boom dell'archeologia che per lo pi sono disoccupati o impiegati a termine dalle cooperative. Purtroppo questa minoranza, puņ, č vero, parlare, come vuole la regola democratica, ma non puņ contare. Per questo i lamenti e le denunce pubbliche di noi pochi lasciano il tempo che trovano e una discussione aperta di tali argomenti č lasciata alla cortesia del politico di turno. Egli, assai pi impegnato a raccogliere consensi per una eventuale carriera, non ha certo tempo e voglia di dedicare il suo tempo a questioni di archeologia locale che non portano voti e, anzi, rischiano di farne perdere se si vanno a toccare certi interessi economici. Ha gią fatto molto pi di quanto abbiano fatto i suoi predecessori e dunque.... La svolta necessaria per invertire la tendenza negligente che ben si legge, del resto, nel tessuto urbano di Vercelli e nel ritardo della cittą a prendere matura coscienza delle proprie valenze archeologiche ed urbanistiche, č ancora lontana e le ristrettezze cui andiamo incontro certo non la favoriranno. G. Sommo (http://www.archeovercelli.it/) 30/07/2012
Un testo da leggere e meditare per avere un quadro completo di cosa si muove nel settore dei Beni archeologici vercellesi. Sui musei annunciati e poi sfumati a Borgovercelli e su qualche piega della gestione locale dei Beni Culturali ci sarebbe molto da dire. Ma le polemiche non servono, serve aiuto, forse, oltre che per il Museo autogestito, per le anfore ed i sarcofagi del Leone, per le aree archeologiche in abbandono, per fare del futuro Museo Civico un propulsore di tutela, valorizzazione e attenzione nuova, dopo decenni di incuria. Non dimentichiamo che il nostro centro storico ha subito, anche di recente, abbattimenti inconsulti e "ammodernamenti" ignobili che ne hanno mutilato l'integritą ed il carattere. Ora serve un'inversione decisa e una cultura nuova ed aggiornata anche dell'amministrazione locale per salvare e proteggere quanto resta. Un parco del Lungo Sesia, la Garrone, l'area ex Ospedale, l'area Montefibre e S. Andrea Forse varrebbe la pena di approntare dei piani particolareggiati, con contributi ai privati, per la piazza Cavour e le vie del centro per evitare insegne sovradimensionate, rifacimenti e abbellimenti di fantasia, distruzione di facciate d'epoca, facciate di chiese stile "old america". Per il Broletto poi bisognerebbe ricominciare daccapo. Nella sezione "Recensioni e segnalazioni" vorremmo tenere aggiornato il lettore su quanto esce o č uscito in libreria sugli argomenti che ci interessano.
Claudio Cagnoni "Alberate e giardini di Vercelli" Vercelli 2009
Il sito recentemente aperto dalla Soprintendenza piemontese potrebbe essere un'occasione per una migliore comunicazione fra l'ufficio di tutela e il pubblico, soprattutto se fosse davvero il luogo per informare con tempestivitą, anche in forma succinta, sugli interventi eseguiti nel territorio. Purtroppo si tratta di un 'ottima iniziativa che rischia di non adempiere pienamente al ruolo che potrebbe avere. Infatti i contenuti sono ancora piuttosto scarni e, per quanto appare, aggiornati molto raramente. Dal punto di vista burocratico sono presenti moduli scaricabili per segnalazioni e richiste di riproduzioni ma, a nostro avviso, manca la reale volontą di rendere pubblici risultati e notizie con la tempestivitą che l'edizione scientifica non consente e che proprio la Rete č in grado invece di assicurare. Altre Soprintendenze sono un poco pił generose nel riversare le loro documentazioni, disponibili alla Stampa e al pubblico quasi in tempo reale. Dal 2014 sono disponibili in pdf tutti i numeri dei Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte. Scelta encomiabile che non mancherą di essere gradita a tutti gli studiosi che spesso non trovavano facilmente nelle Biblioteche locali la raccolta dei "Quaderni". L'ingente quantitą di materiale contenuta nel sito ed accumulata negli anni necessitava di un riordino per facilitarne la consultazione, anche in vista di futuri apporti. Nella Home page troverete le ultime notizie che, una volta superate, andranno ad arricchire le pagine dedicate ad argomenti specifici o all'archivio, tra cui: Vercelli centro storico, Vercelli archeologia, Vercelli musei, Vercellese, Didattica, Archivio, English text, Biblioteca, Links, Dicono di noi, Editoriale, Edizioni del Cardo. In Mappa del sito, inoltre, si possono visualizzare gli indici delle singole sezioni per rintracciare un articolo o un argomento.
Padre Luigi Bruzza giunge a Vercelli per insegnare al collegio dei Barnabiti (1839). La sua formazione classica lo spinge a studiare il passato della cittadina dalle vie in terra battuta che gli era capitata in sorte, e vi scopre i tesori archeologici, artistici ed archivistici che ne fanno uno dei centri storici pił importanti del Piemonte e dell' Italia settentrionale. Raccoglie materiali per una storia della scuola pittorica locale, di tutto rispetto, e per una "silloge di iscrizioni antiche" sparse nella cittą e nelle campagne. Ma non ha molto seguito e le autoritą culturali torinesi che hanno, diciamo, la "guida" delle ricerche storiche piemontesi non lo degnano di molta attenzione. Tuttavia a Vercelli riesce ad ordinare nel cortile municipale la prima raccolta di epigrafi. Trasferito a Moncalieri al Real Collegio e successivamente a Napoli e infine a Roma il nostro Bruzza rivela tutta la sua importanza di studioso dell'antichitą pubblicando "Iscrizioni antiche vercellesi" (1875), che gli varrą la sincera lode del Mommsen, e coltivando interessi fortemente anticipatori della moderna archeologia quali sono gli studi sulle iscrizioni ed i marchi di fabbrica degli oggetti comuni (instrumentum domesticum) aprendo cosģ la via all'allievo Dressel per la creazione della prima omonima tipologia delle anfore romane. Bruzza sarą anche un fondatore dell'archeologia cristiana insieme al De Rossi e, pur rimanendo in ombra rispetto ad altri contemporanei, puņ essere ricordato come uno dei fondatori della moderna scienza dell'antichitą. Dopo la pubblicazione delle iscrizioni vercellesi, qui da noi avvenne un piccolo miracolo: la Municipalitą, conferendo la cittadinanza onoraria al Bruzza, decretņ la costituzione del Museo Lapidario Bruzza (allestito nel chiostro del S. Andrea) e dell'antiquarium annesso con relativa coniazione di medaglia commemorativa. Entrambi sono ora confluiti al Leone e solo una lapide ricorda il primo allestimento nel chiostro. Ecco perché, almeno a nostro avviso, la Municipalitą che non dovrebbe avere la memoria tanto corta, farebbe bene, anzi credo dovrebbe, intitolare il nuovo museo al Bruzza, oppure spiegare il motivo di tale, pensiamo imperdonabile, eventuale omissione. Perché il palazzo Centoris sarebbe una degna sede per il Museo archeologico? Ora che si sono trovati i resti romani nelle bellissime cantine, una volta portati in luce completamente e coperti da lastre di vetro a pavimento farebbero da impareggiabile cornice alle raccolte archeologiche e darebbero ben altro senso alle spese per la ristrutturazione ed il restauro del palazzo, che merita forse qualche cosa di pił che divenire sede degli uffici dell'agenzia di marketing per il territorio. Destinando agli uffici il Santa Chiara si farebbe piena giustizia al Museo e ne guadagnerebbe la cittą. Un progetto da legare all'istituendo Museo Archeologico Civico. Come collegare il territorio urbano al Museo? Vi sono molte soluzioni, ma la cosa importante č che le aree archeologiche esterne siano in condizioni di essere visitate e comunque siano "allestite". Le aree in questione non sono molte, ma sono in cattive condizioni. Ricordiamo fra tutte quella sfortunata domus del "brüt fond" che meriterebbe una maggiore attenzione senza attendere ancora. Forse con i fondi dedicati all'arte contemporanea si potrebbe fare anche qualche cosa per l'arte antica? Il progetto , recentemente approvato dal Consiglio Comunale, ha suscitato, da parte dell'opposizione, alcune critiche riguardanti i parcheggi. (sic!) Ben altre critiche vengono invece da un'opposizione "non ufficiale" che ha tuttavia rilevato tutti i limiti del progetto ed i dubbi che correttamente ci si deve porre in un caso come questo, forse unico in Italia, e non solo in Italia. Concordiamo sulla necessitą di confrontare i dati tecnici del progetto, molto avanzato ma di pessimo gusto in una cittą che ha subito ogni sorta di violenze, con la volontą di tutela della Soprintendenza Archeologica che, pare, lo abbia approvato. E' evidente che i lavori di scavo per i palazzi di otto piani incontreranno parecchi resti archeologici con quali conseguenze per il progetto stesso č facile immaginare. Certo la soluzione del Comune scarica i costi sui privati, ma il risultato finale, dopo la perdita delle banchine del porto fluviale, comporterebbe un'area archeologica alquanto "strana" che potrebbe definirsi ridicola se non fosse cosģ seria la volontą comunale di realizzarla.
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da: COMUNE DI VERCELLI. MUSEO ARCHEOLOGICO DELLA CITTA. STUDIO DI FATTIBILITA. 2009 d. attivitą di studio e ricerca.
Lattivitą di studio sulle proprie collezioni rientra
fra le Tali attivitą dovrebbero essere fra quelle svolte dal Museo Archeologico Cittadino, che non deve solamente avere lo scopo di conservare e mostrare al pubblico i reperti ma anche, e soprattutto, costituire il luogo di raccordo di tutti i dati di ricerca sulla cittą antica. Studi, pubblicazioni, catalogazione, finanziamento di scavi mirati....e un archeologo alla direzione.
Quale sia la motivazione degli
archeologi dilettanti e dei volontari in campo
archeologico, visti gli incoraggianti risultati,
rimane un vero mistero, quando gli stessi laureati in
archeologia sono a spasso o devono ripiegare su altre
attivitą. Certo non si č realizzato in Italia il
piccolo miracolo inglese, paese in cui Sovrintendenze,
Universitą-Musei e "Amatoriali" collegati
costituiscono da decenni un triangolo vincente. Pur in
carenza di fondi per la ricerca, la possibilitą di
sorvegliare con un buon coordinamento un territorio,
stabilendo i rispettivi compiti ed i limiti di
intervento, potrebbe portare anche in Italia a un
efficace contrasto dell'attivitą clandestina e,
soprattutto, a un monitoraggio degli affioramenti e
quindi ad una conoscenza approfondita del territorio
stesso. Per questo tuttavia occorrono mentalitą aperte
e spirito di squadra e certo un reciproco
atteggiamento positivo e non, come spesso accade,
distruttivo, polemico e autocelebrativo.Un ruolo
centrale nelle attivitą di informazione,
catalogazione, ricerca e pubblicazione potrebbe essere
svolto da una istituzione museale (leggi MAC) che
fosse in grado di raccogliere e coordinare gli
interessi, i fondi e le energie per costituire un polo
territoriale di cultura e di attivitą di ricerca
specifica. Ritengo che il Museo Archeologico Cittadino
dovesse avere questa prospettiva e non solo la
funzione di contenitore sorvegliato. Il passo
successivo all'apertura delle sale č quindi certamente
costituito dall'affidamento del Museo ad una direzione
scientifica che, con una relativa autonomia, sia in
grado di realizzare qualcuno degli obiettivi: dalla
pubblicazione di scavi inediti alla programmazione di
scavi autofinanziati. A questo punto mi sovviene che
questi stessi argomenti furono, sul finire
dell'Ottocento, quelli che intendeva perseguire la
sfortunata "Commissione Archeologica Municipale". Non
a caso il problema di fondo, attualissimo visto ad
esempio lo stato delle aree vercellesi a cielo aperto,
č quello del rapporto fra istituzioni cittadine e
Patrimonio Archeologico: carente, occasionale e
disorganico, quando del tutto inesistente. Certo sono
altri i problemi urgenti e sentiti dai concittadini,
ma ciņ non dovrebbe impedire un approccio lungimirante
e programmatico degli Amministratori ai destini
dell'identitą stessa della Cittą, che si materializza
nei resti del suo millenario passato. Vercelli 19 settembre 2915.Visita allo scavo delle terme in via Simone di Collobiano. Iniziativa del Museo Leone, utile e lodevole, che non deve restare isolata e contare sulla presenza di archeologi (veri). (foto Luca Brusotto-Facebook) Luglio 2015 Mentre si sviluppa il costruttivo dialogo della "rete" di associazioni locali con il Comune di Vercelli, che ha istituzionalizzato la collaborazione con finalitą turistiche, restano purtroppo sul tappeto le questioni legate alla gestione e valorizzazione delle aree archeologiche vercellesi in stato di abbandono e al futuro assetto del MAC (Museo archeologico cittadino). Inoltre pesano sul Comune di Vercelli le condizioni della Torre Civica e del S. Andrea, monumento che, se osservate bene, non č affatto ben tenuto (erbacce, crepe e quant'altro comprese le scritte vandaliche) e transennato sul lato meridionale della torre. Tutto questo meriterebbe ben altre attenzioni e ben altre serie discussioni e programmazioni, insieme con impegni di spesa che ritengo in questo momento gią assai lontani dalla realtą. Aggiungere a queste prioritą essenziali richieste, in parte assurde e velleitarie in parte pił che giustificate, di oggetti conservati a Torino per i nostri Musei, trovo sia pura propaganda, se si considera che sia il Tesoro di Desana, sia la Cassa del Cardinale, ad esempio, sono stati acquistati in tempi diversi e a caro prezzo dai Musei torinesi nella assoluta indifferenza delle istituzioni vercellesi e, comunque, salvati dall'essere commercializzati. Ricordo poi agli esperti della "rete" che molti degli oggetti, ad esempio provenienti da Palazzolo, furono contesi dall'Ariodante Fabbretti a suon di contante al collezionismo povero del Comune di Vercelli alla fine dell'Ottocento. Come potrą mai avvenire che siano ceduti oggi ai nostri Musei? Tutto ciņ che č stato rinvenuto nel territorio comunale dagli anni Settanta del secolo scorso, per contro, puņ e deve, prima o poi, tornare qui. Mi sentirei di affermare che la proposta illusoria abbia finalitą esclusivamente propagandistiche e che gli esperti ben lo sappiano. Non dimentichiamo quindi che Anfiteatro, Terme, Domus di S. Stefano restano abbandonati e che il MAC ancora abbisogna di una direzione archeologica competente per adempiere alle sue funzioni, non solo didattiche (oggi ben gestite dal personale del Leone) ma anche di ricerca, schedatura e pubblicazione degli scavi. Le schede proposte al Sindaco per la "ricontestualizzazione" contengono elementi fantastici che, anche quando fossero realizzabili, richiederebbero spese milionarie per rimborsare i rispettivi valori di acquisto e un Museo non solo cittadino ma territoriale e assai pił grande del nostro. E' spiacevole constatare che la via imboccata dalla "rete", almeno in campo archeologico, sia ispirata alla creazione di sedie e poltrone, tavoli e quant'altro e non, come forse dovrebbe, alla salvaguardia di ciņ che gią abbiamo e alla richiesta di una Direzione scientifica per il Museo, che potrebbe davvero fare la differenza, anche per le legittime richieste di restituzione dei materiali vercellesi. Qui il documento: Anche la stele qui sopra fa parte dei
materiali che dovrebbero essere esposti a Vercelli.
"Servirsi di qualcuno o di qualcosa, o anche di un evento, di un fatto, di una situazione, esclusivamente come mezzo per conseguire un proprio particolare fine, non dichiarato ed estraneo al carattere intrinseco di ciņ di cui ci si serve" si sintetizza con il sostantivo "strumentalizzazione". L'archeologia vercellese č strumentalizzata? Certamente. Da chi e per quali fini puņ apparire poco chiaro. Nel corso dell'anno appena trascorso abbiamo avuto la netta sensazione che, dopo decenni di noncurante silenzio, la questione del Patrimonio Archeologico cittadino sia divenuta cruciale e inserita nelle locali agende politiche (almeno prima delle elezioni) con tante, forse troppe, buone intenzioni. Alla fine sul campo sono rimasti i problemi che avevamo prima dell'esplosione mediatico-politica. I capitoli delle faccende archeologiche cittadine sono quindi tuttora aperti e pericolosamente vivi. Unica consolazione la concretizzazione di un sogno risalente al XIX secolo: il museo archeologicoo (MAC Bruzza), inaugurato fra le tipiche polemiche locali. Facciamo dunque una breve sintesi della situazione. Aree archeologiche a cielo aperto. Anfiteatro. Con tutta la volontą profusa per l'apertura al pubblico della porzione visibile, resta il problema della conservazione delle strutture in vista che non possono non essere consolidate o protette per sopravvivere alle intemperie. E' inoltre ancora latente il progetto hollywoodiano che prevede l'edificazione dell'area con la costruzione in legno e la cementificazione dell'arena. Progetto che ha avuto, incredibilmente, il placet della Soprintendenza Archeologica, probabilmente dovuto alla possibilitą di scavo preventivo del monumento a spese delle imprese costruttrici e non realizzato per la contingente crisi del settore. Una iniziativa coraggiosa e alternativa comporterebbe l'esproprio dell'area per pubblica utilitą, la trasformazione del piano regolatore (che si fa solitamente per permettere di costruire) in area verde-parco archeologico, l'abbattimento delle strutture esistenti e lo scavo e consolidamento dell'intero monumento, con una spesa che potrebbe essere sostenuta, con un piano decennale comunale, anche da fondi regionali ed europei. Se si fosse agito in tal senso negli anni '80 del secolo scorso, ora il progetto sarebbe realtą. Domus di S. Stefano. Dopo essere stata acquisita dal Demanio la struttura archeologica della importante domus č stata coperta con tettoie fatiscenti e certamente non č nello stato di essere aperta al pubblico. La situazione di precarietą risale agli anni '90. Terme del Seminario. Lo scavo, relativamente recente, interessa una importante porzione dell'imponente edificio termale. I resti, malamente coperti con teli impermeabili, dovrebbero essere ripuliti e consolidati per garantirne la sopravvivenza e la fruibilitą. "Casa della Pitardina", all'angolo tra via Giovenone e via Della Motta. Dopo l'abbandono dell'edificio e il suo inqualificabile abbattimento, sono emerse strutture di epoca romana, in parte conservate in vista come aree condominiali pertinenti alla nuova edificazione. Un "pasticciaccio brutto" di via Giovenone. Cose che non dovranno pił accadere? (casa Fantini docet) Palazzo Centori. Le strutture antiche emerse nelle cantine saranno mantenute in vista con pannello esplicativo e rese visitabili? Non si sa. C.d. "Opificio" angolo via Massaua, via Derna. Ottobre 2012, iniziano i lavori per il nuovo "Museo dello Sport". I controlli evidenziano strutture di epoca romana che pił tardi saranno identificate come resti di un'area produttiva multifunzionale di grandi dimensioni e di grande interesse scientifico. Attualmente (dicembre 2014) lo scavo č ancora in corso e le abbondanti piogge hanno trasformato l'area in un pantano. Sarebbe una buona idea conservare queste strutture, o parti di esse, nell'edificio in costruzione: l'abbiamo sottoscritta e caldeggiata. Tuttavia forse sarebbe anche inderogabile impostare un piano complessivo di salvaguardia e valorizzazione poiché nessuna delle aree archeologiche a cielo aperto č attualmente visitabile ed adeguatamente conservata. I costi e i tempi del cantiere di via Derna, complici le piogge, creano disagi (per quanto limitati) e imbarazzi al Comune. Il c.d. "Museo dello Sport" (in realtą una struttura sportiva per eventi ritenuta del tutto inutile, se non come sede della Pro) diventa un grosso problema, un vero strazio. La lezione di via Quintino Sella, dove nel 2000 gli scavi costati circa settecentomila euro, portarono alla luce i resti delle antiche mura romane, fra la generale indifferenza dei media e nessuna proposta di conservazione di una parte dello scavo, non č servita. Il Comune da una parte ignora sistematicamente il "rischio archeologico" quando progetta e, dall'altra attiva un protocollo che prevede la presenza di una archeologo a tutti i lavori di scavo che superino i 50 cm. nell'area segnata in rosso del PRG (che esclude irragionevolmente una grossa porzione del rione Isola e, purtroppo, la cascina Ruggerina). Non so come definire questa irragionevole cecitą a fronte delle pregresse segnalazioni di ritrovamenti nell'area di via Derna. Immaginate cosa potrebbe accadere, dal punto di vista archeologico, al "parcheggione" o a casa Fantini: un disastro urbanistico, una cittą trasformata in cantiere archeologico permanente. Un quadro desolante. Una totale mancanza di lungimiranza e programmazione. In questi frangenti, solitamente, č il patrimonio archeologico a fare le spese della voluta sottovalutazione del rischio archeologico, favorendo, inutile dirlo, gli affari e la cementificazione. Tutto questo accade in una cittą che non ha saputo, o voluto, per decenni, considerare la presenza nel proprio sottosuolo di una grande cittą romana e del suo suburbio, ignorando, nascondendo, asportando e razziando tutto ciņ che gli scavi di fondazione di interi nuovi quartieri portavano alla luce. Il Museo Archeologico Cittadino L. Bruzza (MAC) Fin dagli anni '70 del secolo scorso si lamentava da pił parti la concentrazione a Torino dei reperti di Vercelli. I depositi della Soprintendenza furono inondati di oggetti vercellesi man mano che i recuperi, i sequestri e gli scavi procedevano con un maggiore controllo rispetto al passato. Pareva quindi scontato che, come in tutte le cittą che conservano un ingente patrimonio archeologico, tali reperti fossero conservati in loco e resi fruibili al pubblico. Il Museo C. Leone, nella sua sezione archeologica, conserva le collezioni Leone e, dal 1939, il Lapidario Municipale con alcuni oggettidi proprietą civica (li conserva in alcuni casi male a giudicare dallo stato dei sarcofagi e delle anfore esposti alle intemperie e dalla scarsa considerazione per i materiali ceramici in magazzino). Poiché esso non puņ essere arricchito, trasformato o ingrandito, essendo l'allestimento storico museo di se' stesso (unico esempio in Italia, con il Museo dell'EUR, di un allestimento tipico del Ventennio) non restava che auspicare la formazione di un nuovo Museo Civico Archeologico che affiancasse le collezioni Leone e accogliesse i materiali esportati a Torino. Finalmente, dopo i primi passi di un lungo iter, il sindaco Corsaro ebbe modo di fare esprimere alla Giunta la volontą di creare la struttura (GIUNTA COMUNALE ADUNANZA DEL 29 LUGLIO 2008 - OGGETTO N. 337). Solo nel maggio di quest'anno (2014) si č potuto inaugurare il Museo nel complesso del Santa Chiara, non senza il tipico strascico di polemiche locali. Ora, almeno per un primo periodo, pare che il nuovo Museo sarą gestito dal personale del Leone. Non vorrei che ne divenisse una sezione staccata, per due motivi: il Leone č condotto da un conservatore delle raccolte, il MAC ha necessitą di una direzione specialistica, in quanto Museo Archeologico. Le due missioni sono profondamente diverse e necessitano di figure professionali diverse. In particolare il MAC, oltre alla divulgazione e alla didattica, deve confrontarsi con la necessitą di favorire lo studio dei materiali e della loro pubblicazione, di attivare conferenze e convegni riguardanti i materiali vercellesi, di provvedere alla conservazione e ordinamento dei magazzini e, di concerto con la Soprintendenza, di allestire mostre di carattere archeologico. E' innegabile che occorra la direzione di un archeologo. Si legge infatti nella "DETERMINAZIONE N. 2102 del 02/07/2014": "(...) il ruolo di curatore specialistico delle attivitą espositive del Museo č specificatamente richiesta quale elemento indispensabile al fine diottemperare a quanto previsto dal D.M. 10.05.2001, dagli standard minimi stabiliti dalla Regione per l'istituzione dei Musei e dalla DGR 29 maggio 2012, n. 24-3914, nonché ribadita dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichitą Egizie; nello specifico il curatore deve assumere il ruolo di "conservatore del Museo, supportando l'Ente nelle attivitą di gestione ordinaria e straordinaria dell'Istituzione (...)". Il "curatore specialistico" avrą dunque un ruolo non marginale anche nell'attivitą di tutela e valorizzazione del Patrimonio Archeologico vercellese. Auspichiamo quindi che per coprire l'incarico si bandisca un concorso a cui possano partecipare tutti gli archeologi interessati a Vercelli e al destino del MAC. Pubblicazione degli scavi vercellesi. Nel 2011 lamentavo varie lacune. Alcune sono state recentemente colmate, anche se in modo superficiale. Restano sostanzialmente senza documentazione pubblica i lavori alla Croce di Malta, le scoperte del 1998 nel parcheggio sotterraneo del Seminario, e lo scavo della caserma Trombone. Circa l'Opificio si sono date alcune sommarie indicazioni e sono stati pubblicati dati specialistici in sedi estere di convegno. Ciņ farebbe desiderare che gli Autori mettessero a disposizione del pubblico locale i loro lavori. Archeologia scalognata dunque, in quanto ignorata per il cruciale cinquantennio dell'espansione urbana; disprezzata, in quanto centinaia di camionate di materiali archeologici sono state scaricate sul greto della Sesia; strumentalizzata, in quanto sottoscritta dai politici per un pugno di voti in pił e utilizzata dai media per polemiche sterili e mai amata al punto di farne un oggetto di seria indagine giornalistica o di programmazione politica; molto interessante in quanto ha portato a scoperte uniche, a contributi scientifici specialistici in sedi internazionali e anche a grosse speculazioni edilizie. Buon 2015 archeologia vercellese. Giovanni Sommo 17 dicembre 2014 Cartoline e vecchie fotografie che documentano la cittą dei primi anni del Novecento. Dalla nuova pagina si accede ad un archivio con centinaia di immagini. Un pannello del nuovo Museo Archeologico Cittadino, nel quale si sottolinea come Vercelli non sia pił ritenuta la localitą dello scontro, ha acceso una polemica, sebbene forse ingiustificata, sulla questione. L'articolo, pubblicato nella nostra biblioteca, tenta di raccontare la storia degli studi. Lo [...] scavo che ha permesso il recupero del primo gruppo ceramico medievale esteso, conservato in un sito urbano piemontese. [...].(NEGRO PONZI MANCINI M.M.,"Ricerche sulla ceramica medievale in Piemonte: problemi e prospettive" in AA.VV., Torino nel basso medioevo: castello, uomini, oggetti a cura di Pettenati S. e Bordone R., Torino 1982, pag. 275)."L'oggetto di questo lavoro di ricerca č costituito damateriali ceramici provenienti da Vercelli e conservati nel locale museo C. Leone, che sono il frutto di unintervento effettuato negli anni 1978-1979 dal Gruppo Archeologico Vercellese, completato nella zonaadiacente da una successiva indagine stratigrafica, compiuta nel 1980 da L. Vaschetti". "Il materiale proviene da tre zone di un edificio situato nell'ango1o N-E di Piazza Cavour a Vercelli, compreso tra via V. Gioberti, vicolo Croce di Malta, parte di via San Michele e vicolo dei Pellipari". "Questo lavoro si colloca nell'ambito di un programma di studio sistematico della ceramica medievale e post-medievale del Piemonte, che si era proposto l'esame di materiali sia giacenti in musei e raccolte, che provenienti da contesti stratigrafici, con lo scopo di rendere disponibili e canalizzare tutte le informazioni esistenti nell'ambito dei problemi relativi alla cultura materiale e alla storia economica del territorio piemontese". Il volume č liberamente scaricabile, fatti salvi i diritti d'autore. Febbraio 2013. Non pił di trent'anni fa la cascina in questione stava per essere demolita. Il GAV inoltrņ allora una richiesta di vincolo corredata da foto e relazione alle Soprintendenze competenti. La risposta fu positiva, ma ora la struttura č in totale sfacelo e occorre che qualcuno se ne occupi. Non solo si tratta di un cascinale storico ma si trova ad insistere su di un'area necropolare di epoca romana. A pochi metri dalla cascina furono successivamente portati in luce i resti dell'antica chiesa di S. Bartolomeo con annesso ospedale. Non vorremmo trovarci dinanzi ad un ennesimo fatto compiuto, come nel caso della Ruggerina... Riportiamo qui sotto, per gli increduli e i fuorviati, le pagine del nostro vecchio bollettino del febbraio 1980. (cliccare sulle foto per scaricarle)
Recetto di Viverone (Foto R. Malerba) Castello e borgo di Salussola (Google Earth) Ricetto di Candelo (Foto R. Malerba) Gruppo, 1993. Da sin. in alto: Giovanni Sommo, Debora Protti, Paola Vercellino, Ettore Ferraro, Federica Tagliabue, Roberto Malerba. Da sin. in basso: Natalino Corbelletti, Silvano Beltrame, Orazio Paggi, Deborah Guazzoni, Elisa Vanetti. Il secondo volume č finalmente disponibile nella nostra Biblioteca. Qualche correzione e qualche aggiornamento iconografico in un file di dimensioni notevoli e tuttavia con immagini a bassa risoluzione. Una migliore qualitą avrebbe portato a triplicare lo spazio necessario, che non č molto. Nonostante i limiti si tratta di un lavoro ancora valido che annovera siti di grande interesse, fra i quali ricordiamo Bric del monte a nord di Borgo d'Ale. L'immagine č di Google Earth. La nostra ripresa aerea originale, eseguita in condizioni tutt'altro che ottimali, non č minimamente paragonabile. Inoltre, va ricordato che nel 1992 era in vigore una legge risalente ai primi del Novecento che sottoponeva ad un severo controllo militare la pubblicazione di aereofotografie del territorio. In questa immagine potete vedere che sulla sommitą della collina č presente un ripetitore, fatto che ci creņ allora non pochi problemi. Attualmente la divulgazione e l'esecuzione di fotografie aeree č consentita, con notevole vantaggio anche per la ricerca archeologica. Restano altissimi i costi dei voli di ripresa per le aereofotografie oblique, che sono fondamentali per l'individuazione e lo studio di siti non visibili da satellite e non in tutte le stagioni e condizioni di luce. Argomento, questo dell'impiego della fotografia aerea in archeologia, che ha caratterizzato tutto il nostro lavoro sul territorio, pionieristico e tuttora valido nonostante tutto, poi confluito nei quattro volumi dei "Luoghi". Bric del monte (Google Earth) Castello e borgo di Cavaglią (Google Earth) Se crolla Pompei figuratevi Vercelli! Abbiamo atteso per mesi qualche timido segno della ripresa delle attivitą, un tempo cosģ febbrili, per la realizzazione del Museo Archeologico e per la sistemazione dell'area dell'anfiteatro. Ritengo, purtroppo, si debba preparare il pubblico interessato ad una delusione. Non si muove pił nulla. Progressi zero. Pare si stia puntando sul Museo dello Sport (certamente pił popolare e foriero di voti elettorali), scelta discutibile, ma almeno scelta. Noi perņ che alle cose archeologiche ci si teneva, dobbiamo ritrattare tutto quanto detto e scritto sulla novella volontą comunale nel campo del Patrimonio e del bene Culturale. Si ripete l'antica storia: istituzione sulla carta, sede disponibile, poi ridotta ai minimi termini, finanziamenti, progetti e poi pił nulla. Tanto che ci sovviene la domanda se anfiteatro holliwudiano e museo lillipuziano si dovessero portare avanti in unico pacchetto, indivisibile. Arte e cultura a Vercelli si sintetizzano quindi nei momenti magici della Guggheneim, che presta a caro prezzo opere varie ad un comune risicolo con ottimi guadagni. Si č puntato sull'arte contemporanea e i biglietti (scolaresche coatte comprese) non penso proprio abbiano coperto la spesa e tanto meno l'affluenza turistica, credo, abbia soddisfatto i commercianti ed esercenti cittadini. Allora se si vuole l'unica cosa buona che ne č uscita č il recupero degli affreschi e dell'edificio di San Marco, di cui č doveroso dare credito. Ma, tornando all'antico, che piani ha il Comune per valorizzare quello che č fino ad oggi uno dei pił cospicui patrimoni archeologici piemontesi? Anche il comune di Alife, segnalato per l'incuria dell'area archeologica, ha il proprio mezzo anfiteatro, cosģ pure Cividate Camuno, che lo tiene come un giardino, sia pure con antiestetiche strutture in metallo per gli spettacoli all'aperto. Il comune di Buccino Volcei, nel suo piccolino, ha poi una dignitosa ed ampia sede museale ed ha organizzato le proprie aree archeologiche in un "Parco archeologico urbano dell'antica Volcei". E' dunque cosģ difficile mettere ordine negli affari archeologici vercellesi? E' cosģ complicato programmare e progettare un qualche dignitoso e lungimirante progetto di sistemazione, sia del museo che delle aree archeologiche, che si realizzi nel tempo a prescindere dal colore della Giunta? Pare che il problema sia cosģ ben gestito che non se ne parla, non se ne dą conto, non deve essere discusso con la comunitą. Noi vorremmo che se ne parlasse di pił, ma l'argomento non č elettoralmente rilevante e poi.. a chi volete che interessi. Ben altri sono i problemi. Novembre 2010 Anfiteatro di Alife
Cividate Camuno Museo Archeologico di Buccino |
Ottobre 2017
Lintervento della Soprintendenza archeologica Belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli, nella zona del Castrum Radi di Gattinara, ha riportato in superficie unestesa e prima dora sconosciuta necropoli a incinerazione del V metą del IV secolo Avanti Cristo, appartenente alla cosidetta Cultura di Golasecca (dallomonima localitą presso il Ticino, dove avvennero i primi ritrovamenti agli inizi del XIX secolo). La necropoli, di epoca precedente ai Celti ed ai Romani, conta 76 sepolture entro fossa terragna con un ricco corredo metallico prevalentemente in bronzo ma non mancano materiali in argento, ferro, ceramica e addirittura in legno, costituito da armille (bracciali), orecchini e fermatrecce e soprattutto da fibule a sanguisuga, ad arco serpeggiante e a navicella miniaturistiche. Il nuovo sito archeologico č dimportanza straordinaria perchč consente di ampliare la conoscenza sulle fasi finali della cultura golasecchiana, ancora pocho documentate in queste zone, permettendo uno studio attento dei corredi in metallo, della loro lavorazione e dei modi di uso antichi. Sorprendente č unarmilla (bracciale) con ben 40 pendenti di varia foggia, appartenente al correndo di una ricca signora del secondo quarto del V secolo Avanti Cristo, su cui le indagini stanno mettendo in luce una serie di materiali organici (tessuti in lino) e pregiati (corallo) che raramente giungono fino a noi. Il caso di Gattinara č attualmente oggetto della mostra Prima del bottone Accessori e ornamenti del vestiario nellantichitą visitabile fino al 12 novembre nel Museo di antichitą di Torino. http://www.lopinionistanews.it/ /scoperta-una-necropoli-di / |