Edizioni del Cardo


IL CATALOGO

 

 

 

 


La storia

 

Il cardo "cibo degli asini", simbolo quanto mai adatto a noi.

 

Negli anni Settanta del secolo XX la stampa di un volumetto era faccenda piuttosto costosa. Non esistevano stampanti laser, nè tantomeno fotocopiatrici su carta normale. L'approccio più economico era costituito dalla stampa offset, che andava sostituendosi ai caratteri in piombo delle linotype. Poi uscirono le prime fotocopiatrici su carta normale e le macchine da scrivere IBM con sfere di caratteri speciali sostituibili.

Il primo "quaderno" del Gruppo Archeologico Vercellese fu quindi improvvisato, grazie alle insistenze e alla macchina da scrivere di Marco Sampietro, con fotocopie di testi dattiloscritti e disegni, cucite professionalmente. Era dedicato ai materiali di un'area necropolare di epoca romana recuperati da un capomastro in via Testi durante i lavori di scavo per le fondazioni di un nuovo edificio.

Per quei tempi era comunque una piccola rivoluzione e il panorama locale dell'editoria era molto limitato: La Sesia editava in volume "Vecchia Vercelli", era iniziata la pubblicazione del "Bollettino Storico Vercellese", si stampava qualche volumetto di storia locale per coraggiosa iniziativa della Libreria Scalone.

Mentre i "Quaderni" del Gruppo continuavano ad uscire in forma dattiloscritta , ma stampati in offset, si fece qualche esperienza con la stampa di un paio di ospuscoli realizzati a spese dell'autore ("La ceramica protostorica di Ricodino" e "Delle antichità della chiesa maggiore di Santa Maria di Vercelli. Dissertazione sopra il mosaico d'una monomachia" in onore del Ranza, ambedue usciti nel 1979).

Nel 1980 si stampò poi il volumetto, devo dire misconosciuto, degli atti del convegno "Il parco naturale archeologico della Bessa - Situazione, problemi, proposte di intervento. Vercelli 3 novembre 1979", a conclusione di un tumultuoso e popolare raduno in Sala Tizzoni indetto dal Gruppo per favorire l'istituzione del parco. Tutti lo hanno dimenticato ma fuil vero atto di nascita dell'attuale Parco della Bessa, allora in provincia di Vercelli. Vi furono momenti di tensione causati dai numerosi oppositori che vedevano nel Parco un pericolo per gli interessi dei cavatori di ghiaia e dai Biellesi, che consideravano il Convegno un'ingerenza vercellese.

Sempre a spese dell'autore uscì quindi nel 1982, anche grazie alla disponibilità della tipografia Litocopy, che curò il pesante lavoro di battitura e composizione, "Vercelli e la memoria dell'antico" che fece entrare il G.A.V. nel microcosmo dell'editoria vercellese con un vero e proprio volume (se ne fecero 500 copie, come usava nel Settecento).

Ma la nascita delle collane delle "Edizioni del cardo" si deve all'informatica. Nel 1989 tutti avevano il Commodor con il quale si poteva anche scrivere, memorizzare un testo e stamparlo (male) come si vedeva a video, quindi con i caratteri di stampa. Ma la cosa fondamentale, che chi si occupava di questi problemi seppe subito, consistette nel passo successivo: l'editoria elletronica con il Macintosh. Miracolosamente, ma a costi astronomici, con un piccolo Macintosh Plus (schermo 9" in bianco e nero) e con il softwer adatto (PageMaker) era diventato possibile impaginare un testo, lasciando gli spazi per le illustrazioni, salvarlo su dischetti e con questi andare in tipografia risparmiando più del 50% dei costi di stampa.

Questa fu la vera prima rivoluzione dell'editoria elettronica e da un primo calcolo della convenienza risultava che la macchina si ammortizzava con un paio di volumi editi. Con molta buona volontà e la certezza di non essere soli decidemmo di stampare il risultato del lavoro, nostro e del Gruppo Milanese, a Rado con questo piccolo Mac. Fu vera tortura, soprattutto per le dimensioni dello schermo, ma il risultato più che soddisfacente. E la tipografia Saviolo, forse la prima a Vercelli ad avere i Macintosh, divenne la nostra tipografia.

E' quindi questa l'origine delle "Edizioni del cardo" e presto l'iniziativa del Gruppo, che si andava irrobustendo anche con l'aiuto di sponsor, cominciò a suscitare in alcuni "ambienti" vercellesi, quanto mai velenosi, qualche moto di stizza e di malanimo che, più tardi, divenne evidente. Del resto pare che tanta sia la statura di tali "ambienti" cittadini che anche un nano rischia di fare loro ombra.

Oggi delle tipografie si può fare a meno. Poiché, soprattutto nel caso dell'editoria "tecnica" o "scientifica", bastano a volte poche decine di copie a coprire il fabbisogno mondiale, non è strettamente necessario stampare su carta in quanto esiste il PDF (Portable Document Format). Questo piccolo e simpatico acronimo è in grado di distribuire una pubblicazione a costo zero senza problemi di piattaforma, si stampa la parte che interessa a casa propria, con la massima comodità, dopo aver scaricato il file.

Molte riviste sono attualmente edite in questa forma ed anche parecchi lavori di studiosi e docenti sono liberamente disponibili nel web. Unico neo la sopravvivenza del testo nel futuro e la catalogazione dello stesso nelle Biblioteche, che abbisogna tuttora, paradossalmente, della copia cartacea. Non sarà così per molto...

 


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