GRAFFITI DEL SARCOFAGO DI S. PAOLO ORA AL MUSEO C. LEONE DI VERCELLI

 

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facciata della chiesa di S. Paolo

 

Il sarcofago di arenaria fu rinvenuto nel 1967 durante lavori di sistemazione di un locale attiguo al campanile della chiesa di S. Paolo (1260 circa), dove era murato con la parte decorata in vista. Il manufatto, estratto dalle murature e depositato al Museo C. Leone, è attribuito al secolo XIII. La decorazione è composta da sette figure aureolate, fra cui spiccano una madonna in trono e un santo alato. Localmente il sarcofago è ritenuto appartenente alla sepoltura del maestro Syon, grammatico presso lo studium vercellese, che nel 1273 fece testamento per essere sepolto in San Paolo nello "extrinseco dextro muro altaris majoris" ( all'esterno del muro a destra dell'altar maggiore). Altra tesi vorrebbe che il sarcofago fosse la sepoltura di un soldato germanico al servizio della città e dei Visconti, essa sarebbe suffragata da documenti esistenti presso la Biblioteca Guelferbitana in Sassonia, attestanti la sepoltura di militi "in templo divi Paulo Vercellarum in coemiterio".

parte frontale del sarcofago proveniente da San Paolo ora al museo C. Leone

Nel periodo in cui il sarcofago fu esposto nella chiesa o nel cimitero della chiesa, anche per la facilità con cui l'arenaria può essere incisa, esso fu oggetto di numerosi graffiti. L'utilizzo della superficie posteriore, del bordo e dell'interno del sarcofago, fanno ritenere che esso non svolgesse se non funzione monumentale nel momento in cui vennero praticati i segni (quantomeno del bordo e dell'interno). La loro datazione è presumibilmente da inquadrare fra l'ultimo quarto del XIII sino a tutto il XV secolo. Successivamente i lavori di ampliamento e ricostruzione della chiesa, durante i quali il sarcofago venne riutilizzato nelle murature, resero impraticabili le superfici posteriori del sarcofago, interrompendo l'attività spontanea dei graffiti.

lato inadorno del sarcofago (sin)

lato inadorno del sarcofago (dx)

disposizione dei graffiti censiti

 

affreschi della chiesa di S. Paolo (sec. XIV)

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Edificio fortificato con porta. Sono ben visibili le merlature a coda di rondine della torre e delle mura, gli elementi lignei di chiusura della porta e delle finestre, oltre ad una sorta di ponte o scala emergente dalla finestra bassa della torre, che appare essere pertinente all'immagine rappresentata per il tipo e profondità dell'incisione. Una proposta di lettura di questo interessante elemento può essere costituita dall'ipotesi che essa rappresenti la copia dal vero del secolo XIV di una delle porte di città, effettivamente situata a poche decine di metri dal sagrato della chiesa. Resti delle strutture emersero infatti nel 1964 a pochi metri dall'angolo sinistro del sagrato nella costruzione dell'edificio ex Upim. Questa porta potrebbe essere inoltre la stessa ritratta in epoca più tarda (secolo XV) in un affresco esistente nella stessa chiesa. Le analogie sono effettivamente notevoli (vedi foto).

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Rappresentazione di animale alato dal corpo affusolato e dalla coda ricurva. Tipica dei bestiari medievali. Un confronto è possibile con un grifo dipinto su di un boccale di maiolica arcaica pisana del XIII-XIV secolo.

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Motivo araldico. Scudo partito e troncato di forma triangolare (sec. XIII-XIV).

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Motivo geometrico.

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Motivo araldico. Scudo fasciato.

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Motivo araldico. Giglio composto di tre foglie, di cui le laterali superiormente ripiegate e l'intermedia più appuntita al di sopra, tutte e tre legate con un nastro.

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Motivo araldico. Scudo losangato e coronato, in alcune parti consunto.

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Motivo araldico. Scudo partito e troncato.

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Motivo araldico. Scudo partito con il capo privo di decorazioni.

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Motivo araldico. Giglio.

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Motivo araldico. Giglio molto simile al precedente.

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Motivo araldico. Rastrello rurale (che si mette sul capo delle armi delle case che discendono da secondi o terzogeniti). Il numero dei pendenti, variabile da tre a cinque, rappresentava l'approssimarsi, tanto più basso era il numero, al primogenito.

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Motivo araldico. Scudo triangolare. Sul fondo una pianticella sradicata e posta in palo.

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Profilo umano rivolto a sinistra. Il lungo collo conduce a raffigurazioni fantastiche coeve.

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Profilo umano maschile rivolto a destra.

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Motivo araldico. Scudo triangolare partito.

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Motivo araldico. Scudo triangolare bandato.

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Accenno di profilo umano rivolto a destra.

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Probabile frammento di scena di duello. Gli elementi rimasti sono costituiti dalla parte inferiore di un guerriero e dal suo probabile scudo. la cotta di amglia e le calzature, insieme alla forma dello scudo, fanno risalire il graffito al XIII-XIV secolo.

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Motivo araldico. Scudo fasciato.

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Motivo araldico. Scudo triangolare partito.

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Motivo araldico. Scudo ovale scaccato.

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Motivo araldico. Scudo triangolare fasciato.

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Motivo araldico. Scudo triangolare fasciato.

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Sagome di calzature. Il tipo di graffito è presente altrove in Piemonte ed in Francia, dove è interpretato, in modo non del tutto convincente, come indicazione di percorso o come ex voto di pellegrini.

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Merlatura con figura umana.