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Sito scomodo e indipendente dedicato all'archeologia e ai beni culturali del Vercellese - Vercellae: la città più antica del Piemonte transpadano.

Le vostre impressioni ed i suggerimenti ci sono molto graditi, continuate a inviarceli (mail: sommogiov@tiscali.it)

MAPPA DEL SITO


LE AREE ARCHEOLOGICHE A CIELO APERTO NEL DUP 2017-2019
aprile 2017

"Si prevede uno studio di fattibilità per una prima sistemazione e ripulitura dell'area archeologica dell'Anfiteatro
Romano- Zona V.le Rimembranza- e dell'area delle Terme di Via Simone di Collobiano al fine di renderla fruibile al
pubblico reperendo idonei finanziamenti dall'esterno." (DUP 2017-2019, parte I, pag. 80).
Con questa frase sibillina si posticipa, probabilmente di altri decenni, la sistemazione e fruibilità pubblica delle aree archeologiche a cielo aperto, dimenticando, forse perchè ormai demaniale, l'area della "domus" di S. Stefano.
Si tratta di colpevole incuria e di totale insensibilità, anche a fronte dell'impegno del MAC per divulgare le potenzialità archeologiche della città. Un progetto di sistemazione urbanistica per le aree archeologiche dovrebbe essere più che maturo dopo i decenni trascorsi, come è certo necessario prevedere un ampliamento del Museo Archeologico Cittadino, a fronte delle nuove acquisizioni (che poi chiederemo a gran voce di riportare in città senza avere predisposto gli spazi adeguati). Ma a Vercelli pare proprio che il rapporto fra la municipalità e il Patrimonio Archeologico resti confinato all'insipienza e alla miopia, rivelatesi con chiarezza dopo le "sventure" del, progettato e abortito, Museo dello Sport. Nulla pare scalfire la serenità dei pubblici urbanisti che continueranno quindi a fare progetti che si scontreranno inevitabilmente con la realtà millenaria della città. La politica dello struzzo che rinuncia alla messa in valore di un Patrimonio che altri ci invidierebbero.















ARCHEOLOGIA A VERCELLI: UN BILANCIO PER IL 2016

Non è un anno positivo, ed è in buona compagnia. Tutti gli sforzi per "salvare" l'Opificio sono nel fango delle buche, cintate da anni, in via Derna. Qui doveva sorgere il Museo dello Sport e dal 2013 sono custodite erbacce e pozzanghere. Ma non è solo questo ad amareggiare i Vercellesi che tengono ai documenti del passato cittadino. Tutte le aree archeologiche a cielo aperto sono tuttora in abbandono (Anfiteatro, Terme, Domus di S. Stefano). Non si è ancora, dopo decenni, pensato ad un piano urbanistico che le valorizzi e le protegga. L'anfiteatro doveva trasformarsi nel cortile di un condominio e, fortunatamente, il progetto non si è realizzato, ma il monumento è ancora lì, coperto da erbacce e da edifici fatiscenti in attesa di una progettualità pubblica che non si manifesta, che rimane disattesa. Il Museo Archeologico Cittadino, che fa del suo meglio per attirare i visitatori e per fare buona didattica, non ha fatto passi avanti nel dotarsi delle figure professionali e dei mezzi per divenire il centro della tutela e valorizzazione dei Beni Archeologici vercellesi. Il MAC, infatti, rischia di diventare una propaggine stabilmente aggiunta al Museo Leone, che è museo di sè stesso dal 1939. Eppure un dato positivo il 2016 ce l'ha regalato con lo scavo di una parte della, un tempo ricchissima, area necropolare così detta di S. Bartolomeo, protagonista negli anni '70 del secolo scorso di uno dei più cruenti, prolungati e indisturbati saccheggi archeologici del Piemonte e dell'Italia Settentrionale. Ebbene i moltissimi ed importanti reperti di questo scavo per tornare a Vercelli dopo i restauri dovrebbero trovare posto nelle sale del MAC che, tuttavia, così com'è non li può contenere. E non si può pensare che in futuro la città non produca simili e ancor più interessanti scoperte. Urge un ampliamento, magari spostando qualche benemerita Associazione che potrebbe essere collocata altrove.
Non dimentichiamo, infatti, che Vercelli è una delle più antiche ed importanti città dell'Italia Settentrionale e ha una storia lunga e complessa che meriterebbe ben più attenzione e rispetto. Era fiorente mercato e città produttiva duemila anni prima di Amazon (che quindi ha fatto un'ottima scelta).
I problemi e le urgenze strettamente archeologiche si sommano alle molte altre criticità che riguardano i monumenti e la gestione del centro storico. Qualche azione positiva come il restauro del Centori e della Torre di città sottolineano il macroscopico problema del S. Andrea, che continua a risentire di una carente manutenzione, nonostante gli interventi effettuati. Inoltre, con l'imminente cambio di residenza del Tribunale, sarà da affrontare l'imponente restauro, la valorizzazione e il riuso del Castello Visconteo, la cui conoscenza architettonica e archeologica, per l'uso che se ne è fatto sino ad oggi, è ben lungi dall'essere esaustiva. Occorreranno anni e somme ingenti e non potrà essere un pasticcio raffazzonato alla meglio. Il Castello è simbolo della città dal XIV secolo ed è quanto rimane del sistema di fortificazioni urbane evolutosi sino al XVIII secolo, senza contare che probabilmente è stato edificato su preesistenze.
Non è la prima volta che ricordo al Comune di Vercelli che l'insieme dei problemi di tutela del patrimonio architettonico e archeologico urbano richiederebbe una azione incisiva e prolungata di programmazione super partes. Forse è chiedere troppo, ma è quanto servirebbe. Una città che non è in grado di salvaguardare le proprie memorie e di progettare il futuro non va molto lontano.

Dicembre 2016
Giovanni Sommo (www.archeovercelli.it)


VERCELLI. IL TESORO CHE ASPETTAVAMO

Settembre 2016
Come si andava dicendo qualche tempo fa, il MAC, così come lo conosciamo, non è esattamente il Museo Archeologico in grado di documentare l'evolutio urbis di una importante città romana come Vercelli. Mancano spazi di magazzino, laboratori di restauro, area espositiva e direzione scientifica. Ora che, per una svista dei "palazzinari" e dei "tombaroli", una ricchissima area necropolare riemerge dal passato ci rendiamo finalmente conto di quanto è andato perduto negli ultimi decenni di "sviluppo" urbano e della necessità che il patrimonio archeologico cittadino resti qui, convenientemente valorizzato. Dunque occorre che il Comune si adoperi per recuperare gli spazi attigui al S. Chiara per destinarli ad un adeguato ampliamento della sede museale, orientando qualche risorsa per far sì che il MAC diventi ciò che dovrebbe essere. Ritenendo imprescindibile ed urgente un deciso intervento municipale auspichiamo che, negli spazi fra una sagra e la successiva, si voglia dedicare al problema l'attenzione che merita.

MAC Vercelli, pianta piano terra

Il luogo del ritrovamento non è rivelato, e lo si può ben comprendere dati i trascorsi vercellesi, ma presto, terminati gli scavi, la grande varietà e bellezza degli oggetti recuperati potrà essere mostrata. Speriamo al Museo Archeologico Cittadino Luigi Bruzza.

LE NOVITA' LE TROVATE QUI


I GUAI DI UNA CITTA' IN DECADENZA

Forse l'accumulo dei problemi irrisolti, forse la distrazione del Comune che dovrebbe agire con decisione quando l'immobile viene "abbandonato" in attesa di crolli che ne giustifichino l'abbattimento, forse decenni di incuria. La "decadenza" potrebbe essere rappresentata da un lungo elenco di casi che ormai sembra non siano più gestibili da Uffici comunali allo sbando e da politici impegnati a spartirsi le seggiole. Quando le falle sono troppe la barca affonda. La politica dei guelfi e ghibellini non porta a nulla di buono e la storia della Città dovrebbe avercelo insegnato...ormai.

Il gallo del S. Andrea (foto A. Cherchi)

Quindi il S. Andrea, il crollo del Castello, le eterne transenne del Teatro dei Nobili, le aree archeologiche in abbandono e le altre situazioni critiche sono ben rispecchiate dai rappezzi che il nostro galletto ha subito nel tempo. La bella banderuola medievale che è simbolo di Vercelli ha però da tempo perduto anche le ali, così come la città che sorveglia dall'alto. Ridare le ali alla città e al galletto è quanto si chiede alla nostra amministrazione.

 


I QUADERNI DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE

Prosegue la pubblicazione in formato elettronico dei "Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte". E' disponibile il numero 31.

Provincia di Vercelli pp. 320-338

320. Elisa Panero - Walter Albini - Marta Arzarello - Gabriele Luigi Francesco Berruti - Davide Berté - Sandro Caracausi - Valter Miola - Guido Montanari Canini - Alberto Riboldazzi - Gianni Siega - Giuseppe Sellaro - Maurizio Zambaldi, Borgosesia, Monte Fenera. Nuovi dati sul deposito paleontologico della Grotta della Morgana

323. Diego E. Angelucci - Julie Arnaud - Marta Arzarello - Gabriele Luigi Francesco Berruti - Davide Berté - Claudio Berto - Rosamaria Calandra - Sandro Caracausi - Chiara Boggio - Sara Daffara - Elisa Luzi - Guido Montanari Canini - Maurizio Zambaldi, Borgosesia, Monte Fenera. Nuovi dati sull’occupazioni della Grotta della Ciota Ciara

326. Gabriella Pantò, Quinto Vercellese. Castello degli Avogadro di Quinto. Indagini archeologiche

329. Elisa Panero, Santhià, frazione Pragilardo. Rinvenimenti funerari e insediativi dal metanodotto Vercelli-Cavaglia: rapporto preliminare

334. Elisa Panero - Margherita Roncaglio - Enzo Ferrara - Evdokia Tema - Fulvio Fantino - Debora Angelici, Santhià, via Castelnuovo. Cascina Madonna. Fornaci di età moderna: analisi archeometriche.

Segnaliamo inoltre in Provincia di Biella:

223. Francesca Garanzini - Stefano Paschero - Margherita Roncaglio Cavaglià, località Torrine. Una nuova chiusa longobarda?

 

31-2016

 

 


INAUGURA IL MAC

foto LaStampa

21 maggio 2014 - L'inaugurazione del "Museo Archeologico Città di Vercelli - Luigi Bruzza" rappresenta un grande passo per l'archeologia vercellese. Le strumentalizzazioni e le richieste, spesso assurde, che si sono susseguite in questi mesi e negli ultimi giorni sono superate dalla realtà di questa importante realizzazione, dovuta ad un atto di responsabile impegno culturale e civile del Sindaco e del Comune in collaborazione con la Soprintendenza. Certo che Vercelli merita un Museo Archeologico! Le continue scoperte che avvengono in città dimostrano senza ombra di dubbio quale importanti documentazioni siano tuttora presenti nel sottosuolo urbano e, per contro, quanto sia andato perduto nei decenni di sviluppo edi lizio incontrollato. Ora ci accorgiamo che questo patrimonio, per troppo tempo trascurato, può essere una risorsa per il futuro. Il piccolo museo non potrà esporre se non una parte dei moltissimi reperti provenienti dalla città, tuttavia vi potranno essere depositati tutti quelli ora presenti a Torino, in un archivio ordinato e fruibile agli studiosi. In futuro certo sarà necessario ingrandirlo ed accrescerlo. La stringente sorveglianza imposta ai cantieri edili, inoltre, non potrà che aggiungere nuovi dati alla conoscenza della città antica, una delle pi ù importanti e attive in Italia Settentrionale. La sinergia fra i due musei, dedicati a Leone e Bruzza, e fra essi e le aree archeologiche all'aperto (che necessitano di interventi decisi e programmati) ci darà uno strumento in più per attrarre un flusso turistico di alto livello che si sta interessando a Vercelli. Intanto è stata presentata al convegno di Helsinki l'8 maggio una comunicazione (Evidences of an Artisanal Wool Activity in Vercellae, Italy - Dr Elisa Panero - Gloria Bolzoni) riguardante una prima interpretazione dello scavo così detto dell'Opificio. In essa viene presentata la documentazione di una fiorente attività tessile che rende tale ritrovamento unico e di grande interesse archeologico e storico. Ciò che pi conta oggi è che le future amministrazioni civiche sostengano e programmino con costanza una serie di interventi destinati a proteggere e salvaguardare il crescente patrimonio archeologico vercellese, utilizzando la rete museale ed i siti visitabili (ad esempio pochi sanno della porzione delle mura romane visibile nei seminterrati della Caserma di Polizia) per costituire quel parco archeologico di cui tanto si parla ma che dovrebbe presto diventare un serio oggetto di progettazione urbana su cui lavorare, anche per poter fruire dei fondi europei inutilizzati. La "prova del nove" per il futuro assetto dei beni archeologici cittadini sarà dunque l'impegno delle prossime amministrazioni a continuare l'opera intrapresa, dedicando stabilmente qualche risorsa allo sviluppo del Museo e della valorizzazione delle aree archeologiche.

 


IL CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO SARA' INTITOLATO A LUIGI BRUZZA

E' con grande soddisfazione che pubblichiamo i testi seguenti e prendiamo atto dell'intitolazione del Museo Civico Archeologico a Luigi Bruzza. Grazie signor Sindaco.

Lettera ai giornali

Vercelli 20 marzo 2014A pochi mesi dall'inaugurazione del nuovo Civico Museo Archeologico nel complesso di S. Chiara vorrei proporre che in questa occasione non si dimenticasse che per un breve periodo, intorno al 1875, il comune di Vercelli ebbe gi¦, almeno sulla carta, un embrione di Civico Museo Archeologico. Voluto dalla lungimiranza di Luigi Bruzza, cittadino onorario vercellese, avrebbe dovuto essere accresciuto dai ritrovamenti futuri e, con il Museo Lapidario Bruzza, istituito contemporaneamente nel chiostro di S. Andrea, avrebbe rappresentato per la città un punto di partenza per lo sviluppo dell'archeologia locale.Così non fu. La volubilit¦ della politica cittadina non permise che il Museo Archeologico, con le sue poche vetrine, durasse a lungo come progetto. Lo stesso Lapidario Bruzza, con i restauri del Verzone al S. Andrea, venne smantellato per passare poco dopo nel nuovo allestimento del Museo Leone del 1939, insieme con i pochi oggetti archeologici delle vetrine comunali.Luigi Bruzza, autore del fondamentale lavoro "Iscrizioni antiche vercellesi" del 1874, fu il fondatore degli studi archeologici dedicati alla città antica. I suoi meriti nei confronti di Vercelli furono riconosciuti con la cittadinanza onoraria e con una medaglia appositamente coniata. Il Museo Lapidario fu a lui intitolato insieme con l'embrione del Museo archeologico.Sarebbe quindi una dimenticanza macroscopica e imperdonabile, direi anche una ingenerosa mancanza di rispetto, non dedicare il nuovo Museo, fortemente voluto dal sindaco Corsaro, alla figura dello studioso di livello internazionale che tanto amò Vercelli da farne una patria adottiva e il maggiore oggetto delle sue ricerche. E' mia viva speranza che, sebbene si tratti di un atto formale di riconoscenza alla memoria di uno studioso del XIX secolo, questa proposta sia seriamente considerata. Avremmo cosÏ a Vercelli i due poli museali dedicati l'uno al notaio Camillo Leone, che mise gran parte del suo patrimonio e della sua energia nel sostituirsi alla carenza municipale in fatto di conservazione, e l'altro al Bruzza, i cui meriti verso la citt¦ sono altrettanto evidenti, sebbene ricordati oggi solo dalla via omonima. L'atto formale di intitolazione richiede una semplice delibera a costo zero e la predisposizione di una targa con qualche riga in più. Sapranno i Vercellesi rendere giustizia al cittadino onorario Luigi Bruzza?

Giovanni Sommo

www.archeovercelli.it

Al Sindaco di Vercelli

Vercelli 21 marzo 2014

Preg.mo Sig. Sindaco,

Le allego il testo di una lettera che ho inviato in questi giorni ai giornali cittadini. Ho molto apprezzato il Suo impegno per la costituzione del Civico Museo Archeologico e, poiché non è stata avanzata alcuna ipotesi sull'intitolazione dello stesso, né purtroppo alcun concittadino ha pensato di ricordare la figura del Bruzza come fondatore del primo museo civico vercellese, mi permetto di avanzare questa proposta, nella speranza che possa essere presa in considerazione. Molti musei piemontesi e nazionali sono infatti dedicati a studiosi che hanno avuto un ruolo fondamentale nei rispettivi territori.Nel rinnovare la stima e l'apprezzamento per quanto ha fatto per la città le invio i migliori saluti.

Giovanni Sommo

 

Vercelli 2 aprile 2014

Gent.mo Geom. Giovanni Sommo

Ho il piacere di comunicarLe che in data di ieri ho riunito la Commissione Toponomastica che ha deliberato all'unanimità l'intitolazione dei nuovi spazi presso il Broletto di Santa Chiara con la denominazione "Museo Civico Archeologico Luigi Bruzza".Ricordare la figura del Bruzza credo, come anche da Lei rappresentato, sia doveroso da parte della Città per il ruolo fondamentale dallo stesso compiuto per Vercelli e per la conoscenza della Sua storia.Grato dell'interessamento e della collaborazionee per le proposte, Le porgo cordiali saluti.

Andrea Corsaro

 

Il Museo Lapidario Bruzza (oggi disallestito) nel 1910.


VERCELLI - SITI ARCHEOLOGICI RECENTI

In rosso le aree di scavo di cui non si sono pubblicati i risultati

In verde le aree di scavo con strutture mantenute in luce

 

1- Angolo via Simone di Collobiano - via Brighinzio. Grande scavo per la costruzione di un parcheggio sotterraneo i cui risultati sono tuttora inediti, in un articolo de La Stampa si parlò di una chiesa del IV secolo.

2 - Terme e giardini dell'Arcivescovado. Scavo inedito o solo citato in sedi di convegno. Area con resti in luce.

3 - La Domus di S. Stefano. Area con resti in luce di propriet¦ demaniale.

4 - La c.d. "casa della Pitardina" in via Giovenone, con resti in luce. Scavo inedito o solo citato in sedi di convegno.

5 - Banchina portuale di via Pastrengo. Scavo inedito o solo citato in sedi di convegno.

6 - Area dell'anfiteatro. Resti in luce e scavo inedito o solo citato in sedi di convegno.

7 - Cortile ex Caserma Trombone de Mier. Ampio sondaggio inedito.

8 - Scavo ex ECA, tratto di mura urbane. Inedito, fatto salvo per i pannelli esplicativi per la visita con risultati preliminari.

9 - Croce di Malta. Scavo di aree necropolari e strutture murarie. Inedito o solo citato in sedi di convegno.

10 - Scavo del c.d. Opificio presso il cantiere del Museo dello Sport. Non sono stati divulgati fino ad oggi risultati, anche perchË il cantiere Ë tuttora attivo. Prime presentazioni a convegni. L'area potrebbe essere in parte salvaguardata nell'ambito del progetto della nuova costruzione.

Altri piccoli interventi come quello allo stadio del Belvedere sono inediti.

foto da: http://www.bona1858.it/portfolio.html - Scavo caserma Trombone

 

Dall'elenco si deduce quanto la pubblicazione dei risultati di scavi molto importanti, anche in forma sommaria, sia carente a Vercelli e quante siano le aree archeologiche meritevoli di attenzione e valorizzazione. Naturalmente l'elenco non è completo.


UN MUTUO PER LA TORRE DELL'ANGELO

Apprendiamo dalla stampa cittadina che il Comune di Vercelli ha acceso un mutuo per il restauro della Torre dell'Angelo e che si è "accorto" che tutte le altre antiche torri vercellesi versano in pessime condizioni e che abbisognano di tempestivi interventi. L'iniziativa è encomiabile così come la proposta di attirare risorse dalle Fondazioni per portare avanti il progetto. Tuttavia occorre puntualizzare che la Torre dell'Angelo è di proprietà comunale (come ben sappiamo per aver organizzato nel 1980 una raccolta di firme per il restauro ed avere ottenuto, dopo la negazione del titolo di proprietà municipale e la successiva rettifica, il consolidamento delle fondazioni della torre) e che essa sarà adibita a scala condominiale nell'ambito del progetto di ristrutturazione approvato. Riteniamo di dover sottolineare a questo proposito che ci attendiamo un "restauro" e non una riproposizione di quanto accaduto al Broletto, dove, con un pò di cemento e di pittura giallina, si è fatto sfregio allo storico edificio. Ci attendiamo anche che a questo primo lotto di lavori seguirà la sistemazione anche del bellissimo e maltrattatissimo cortile interno che attualmente appare sfigurato, riconoscendo al complesso la dignità di antica dimora quattrocentesca, trasformata poi in Albergo con stallaggio e osteria (Croce di Malta) e in tempi recenti adibita ad uso abitativo con strutture "a ringhiera" che hanno suddiviso ampi saloni con soffitti cassettonati e occuluso i porticati decorati con elementi in cotto.

 

Da ultimo vorremmo ricordare che mettendo mano a ristrutturazioni massicce in edifici come questi occorre mettere in conto la possibilità di incontrare depositi archeologici con materiali di pregio, sia in strati sotterranei sia nei riempiementi delle volte. Proprio dall'edificio in questione provengono infatti centinaia di frammenti (ora custoditi nei depositi del Museo C. Leone) recuperati dal Gruppo Archeologico Vercellese negli anni 1979-1980.

Boccale (sec. XVI ) dalla Torre dell'Angelo. (Museo C. Leone)

Sarà quindi opportuno che la Soprintendenza Archeologica, oltre alla Soprintendenza ai Monumenti, vigilino sui lavori in corso e in programma.

 


GLI SCAVI VERCELLESI E IL MUSEO CIVICO

Con la fine dei lavori archeologici al Museo dello Sport, costati al Comune varie centinaia di migliaia di euro, si sono evidenziati i problemi che continuano ad affliggere la politica municipale nei confronti del Patrimonio Archeologico.

Prima di tutto va osservato che la quantità di meteriale frutto del più recente scavo mette seriamente in dubbio la capacità ricettiva dei magazzini del nuovo Museo, che dovrebbero essere in grado di ospitare ordinatamente i suddetti materiali per lo studio, la catalogazione e l'eventuale restauro. Siamo così nuovamente a chiederci se le dimensioni del contenitore museale, visto il ritmo dei ritrovamenti, non siano decisamente sottovalutate.

Inoltre il notevole ritrovamento al cantiere del Museo dello Sport torna a sottolineare come, nonostante l'attenta sorveglianza della Soprintendenza, il rischio di sottovalutazione ed occultamento delle antichità "ingombranti" sia tuttora piuttosto alto. Non si comprende infatti come, dati i ritrovamenti che in passato sono affiorati nell'area in questione e che sono perfettamente noti, si potesse pensare che in quel luogo non vi fosse nulla che valesse la pena di vagliare con cura.

Infine il Comune, affidando la prevenzione di prima istanza nei cantieri a Cooperative archeologiche esterne, dimostra di non volersi occupare in prima persona della sicurezza del Patrimonio che sarebbe assai meglio vigilata con l'introduzione dell'Archeologo Municipale nel proprio organigramma tecnico.

La figura professionale, altrove presente, consente di dare continuità e sostanza ad una credibile politica di conservazione e tutela del Patrimonio Archeologico cittadino.

Dunque un Museo Civico strettino per una delle più importanti città romane del Piemonte e una volontà di salvaguardia affermata ma, forse, non veramente metabolizzata.

27-5-2013


Le ultime cose scritte per esprimere lo scontento e la preoccupazione per il futuro del Patrimonio Archeologico Vercellese.

Lettera a "La Sesia"

Vercelli 22 febbraio 2012

Caro Direttore,

Con delibera del 15 dicembre scorso la Giunta Comunale ha dato esecuzione, finanziando il progetto, all'allestimento del nuovo Museo Archeologico della città di Vercelli, ìconfermando a tal fine la messa a disposizione degli spazi e dei locali posti al piano terra e primo allíinterno dell'ex Manica Medioevale dell'ex complesso monastico Santa Chiara. Si tratta di un importante passo avanti nella realizzazione del Museo e di un nuovo lodevole atto concreto di impegno della Giunta nel campo della valorizzazione del Patrimonio culturale cittadino. Esso infatti ben si inserisce nell'insieme dei provvedimenti presi per gli affreschi dell' ex chiesa di San Marco, per i restauri del palazzo Centori e per la realizzazione del Museo e Palazzo dello Sport. Proprio durante i lavori per il Centori, nel luglio dell'anno scorso, si sono rinvenuti i resti di un importante edificio di epoca romana e non stupirebbe che anche nel cantiere del Palazzo dello Sport si trovassero reperti di un certo interesse, conoscendo quanto già ha restituito in passato quella zona della città.

Tuttavia occorre rilevare che la collocazione del Museo Civico al Santa Chiara sembra sottostimare la qualità e quantità di reperti vercellesi che nell'ultimo trentennio si sono accumulati nei depositi torinesi della Soprintendenza, ed il fatto che il nuovo Museo sia, per cosÏ dire, in coabitazione con altri Uffici comunali, rende quella sistemazione un tantino marginale e poco rispondente all'importanza che l'archeologia locale ha in ambito piemontese.

La destinazione finale del palazzo Centori, a cui il Comune vuole ridare vita facendone la sede di eventi, incontri culturali ed anche la sede dell'Agenzia di marketing per il territorio, appare non del tutto consona alla piena valorizzazione del monumento e delle sue neglette pertinenze. Sarebbe forse quindi il Centori, con l'edificio romano che contiene, la sede pi adatta ad ospitare il Civico Museo Archeologico, mentre l'Agenzia di marketing potrebbe ben trovare asilo in Santa Chiara, con altri Uffici.

Parrebbe fin troppo logico e lungimirante, ma non sarà questa la soluzione.

Così la città più antica del Piemonte avrà un piccolo Museo in condominio, e pare strano che la Soprintendenza, forse pressata dalla necessità di decentrare la quantità davvero imponente di reperti vercellesi, abbia accettato una soluzione di ripiego senza lottare per una sede indipendente e consona.

Mettendo ordine negli affari culturali vercellesi la Giunta ha quindi fatto delle scelte, alcune condivisibili altre meno digeribili, forse connettendo troppo strettamente alcune di tali scelte alle convenienze elettorali e di consenso e senza valutare oggettivamente il valore del Patrimonio che si intendeva salvaguardare.

I primi allestimenti museali di ambito civico, che risalgono al XIX secolo, hanno avuto vite brevi e travagliate, nonostante fossero sorrette dallo studioso che pi ha segnato l'archeologia vercellese: Luigi Bruzza. Alla sua memoria sarebbe doveroso dedicare il nuovo Museo, evitando perÚ di emulare gli errori del passato, che sostanzialmente possono essere individuati nella discontinuità del l'impegno municipale e nella sottovalutazione dell'importanza dell'istituzione e della città antica.

Che l'archeologia locale sia ancora relegata ad un ruolo minore è del resto sotto gli occhi di tutti: le aree dell'anfiteatro, della domus del Brüt Fond e delle terme, in stato di abbandono, testimoniano le difficoltà di trovare soluzioni idonee alla loro corretta valorizzazione e la sostanziale scarsa consapevolezza della città nei confronti del proprio passato e delle potenzialità, anche economiche, che sottende.

Che ne pensa?

Cordiali saluti.

Giovanni Sommo

www.archeovercelli.it


ELENCO (PARZIALE) DELLE QUESTIONI ARCHEOLOGICHE VERCELLESI

CON COMMENTO

Anfiteatro

E'macroscopica e secolare. Dopo il mega progetto e le opposizioni vivaci l'area è simile ad una discarica e non si vede uno sbocco costruttivo.

Domus di S. Stefano

In abbandono da sempre, l'area archeologica demaniale è in sfacelo ed è probabile che le strutture della domus siano compromesse.

Area delle terme

Dopo lo scavo quale futuro per le terme? A giudicare da quanto accaduto per anfiteatro e domus di S. Stefano il destino è prevedibile.

Museo Civico Archeologico

Nasce in una sede ben poco confacente all'importanza dei reperti e allo sviluppo dei ritrovamenti. Nella ristrutturazione del Centori emergono resti di epoca romana e la proposta di utilizzare quel contenitore come sede del Museo mantenendo in vista, se possibile, le strutture, non è stata nemmeno discussa. Quindi il Centori dovrà essre la sede degli uffici dell'Agenzia del territorio e sarà anche sottratto in gran parte alla pubblica fruizione.

Pubblicazione dei ritrovamenti

Una parte importante dei ritrovamenti archeologici vercellesi di questi ultimi anni non ha trovato una sede di pubblicazione nell' ambito dei "Quaderni" della Soprintendenza archeologica del Piemonte, nemmeno in forma di breve scheda sommaria. Mancano all'appello la banchina del porto fluviale, l'area necropolare della Croce di Malta, le terme del Seminario solo per citarne alcuni. Anomalia inspiegabile e certo poco gradita agli studiosi.

Carenza di vigilanza da parte del Comune

Dopo l'episodio increscioso dell'abbattimento della Cascina Ruggerina c'è da domandarsi quanto quotidianamente venga intaccato, sia dal punto di vista archeologico che architettonico, dai lavori edili senza che Comune e Soprintendenza siano allertati. Purtroppo sono ben presenti casi di non molti anni fa in cui l'attenzione municipale ha avuto qualche problema e con conseguenze nefaste. Qui evidentemente basta una distrazione e un condominio sostituisce una fatiscente casa quattrocentesca, o un anfiteatro diventa il cortile di una residenza a otto piani.

Ma a chi interessa tutto ciò?

Ai quattro gatti in croce che si dedicano all'archeologia locale da decenni, con assai poca gloria, e forse alle decine di archeologi laureati del boom dell'archeologia che per lo pi sono disoccupati o impiegati a termine dalle cooperative. Purtroppo questa minoranza, può, è vero, parlare, come vuole la regola democratica, ma non può contare. Per questo i lamenti e le denunce pubbliche di noi pochi lasciano il tempo che trovano e una discussione aperta di tali argomenti è lasciata alla cortesia del politico di turno. Egli, assai pi impegnato a raccogliere consensi per una eventuale carriera, non ha certo tempo e voglia di dedicare il suo tempo a questioni di archeologia locale che non portano voti e, anzi, rischiano di farne perdere se si vanno a toccare certi interessi economici. Ha già fatto molto pi di quanto abbiano fatto i suoi predecessori e dunque....

La svolta necessaria per invertire la tendenza negligente che ben si legge, del resto, nel tessuto urbano di Vercelli e nel ritardo della città a prendere matura coscienza delle proprie valenze archeologiche ed urbanistiche, è ancora lontana e le ristrettezze cui andiamo incontro certo non la favoriranno.

G. Sommo (http://www.archeovercelli.it/) 30/07/2012


 

La mostra allestita al Leone per celebrare il centenario della scomparsa di Padre Bruzza nel 1984

 

Visitiamo la mostra del 1984 ricostruita grazie alle fotografie di Gianni Peluffo

La Guida della mostra tra le novità in PDF, sezione Biblioteca

 


Vercelli: il Museo autogestito

Un testo da leggere e meditare per avere un quadro completo di cosa si muove nel settore dei Beni archeologici vercellesi. Sui musei annunciati e poi sfumati a Borgovercelli e su qualche piega della gestione locale dei Beni Culturali ci sarebbe molto da dire. Ma le polemiche non servono, serve aiuto, forse, oltre che per il Museo autogestito, per le anfore ed i sarcofagi del Leone, per le aree archeologiche in abbandono, per fare del futuro Museo Civico un propulsore di tutela, valorizzazione e attenzione nuova, dopo decenni di incuria. Non dimentichiamo che il nostro centro storico ha subito, anche di recente, abbattimenti inconsulti e "ammodernamenti" ignobili che ne hanno mutilato l'integrità ed il carattere. Ora serve un'inversione decisa e una cultura nuova ed aggiornata anche dell'amministrazione locale per salvare e proteggere quanto resta.

 


Nel sito del Comune di Vercelli i progetti di riqualificazione

Un parco del Lungo Sesia, la Garrone, l'area ex Ospedale, l'area Montefibre e S. Andrea Forse varrebbe la pena di approntare dei piani particolareggiati, con contributi ai privati, per la piazza Cavour e le vie del centro per evitare insegne sovradimensionate, rifacimenti e abbellimenti di fantasia, distruzione di facciate d'epoca, facciate di chiese stile "old america". Per il Broletto poi bisognerebbe ricominciare daccapo.


Nella sezione "Recensioni e segnalazioni" vorremmo tenere aggiornato il lettore su quanto esce o è uscito in libreria sugli argomenti che ci interessano.

 

Claudio Cagnoni

"Alberate e giardini di Vercelli"

Vercelli 2009

 


IL SITO DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE

Il sito recentemente aperto dalla Soprintendenza piemontese potrebbe essere un'occasione per una migliore comunicazione fra l'ufficio di tutela e il pubblico, soprattutto se fosse davvero il luogo per informare con tempestività, anche in forma succinta, sugli interventi eseguiti nel territorio. Purtroppo si tratta di un 'ottima iniziativa che rischia di non adempiere pienamente al ruolo che potrebbe avere. Infatti i contenuti sono ancora piuttosto scarni e, per quanto appare, aggiornati molto raramente. Dal punto di vista burocratico sono presenti moduli scaricabili per segnalazioni e richiste di riproduzioni ma, a nostro avviso, manca la reale volontà di rendere pubblici risultati e notizie con la tempestività che l'edizione scientifica non consente e che proprio la Rete è in grado invece di assicurare. Altre Soprintendenze sono un poco più generose nel riversare le loro documentazioni, disponibili alla Stampa e al pubblico quasi in tempo reale.

Dal 2014 sono disponibili in pdf tutti i numeri dei Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte. Scelta encomiabile che non mancherà di essere gradita a tutti gli studiosi che spesso non trovavano facilmente nelle Biblioteche locali la raccolta dei "Quaderni".

http://archeo.piemonte.beniculturali.it/


ELENCO RIFERIMENTI A VERCELLI E VERCELLESE*

IN

QUADERNI DELLA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DEL PIEMONTE

"QuadAPiem"


 

Dopo anni di attività il sito Archeovercelli rinnova la propria veste e riordina i contenuti

L'ingente quantità di materiale contenuta nel sito ed accumulata negli anni necessitava di un riordino per facilitarne la consultazione, anche in vista di futuri apporti. Nella Home page troverete le ultime notizie che, una volta superate, andranno ad arricchire le pagine dedicate ad argomenti specifici o all'archivio, tra cui: Vercelli centro storico, Vercelli archeologia, Vercelli musei, Vercellese, Didattica, Archivio, English text, Biblioteca, Links, Dicono di noi, Editoriale, Edizioni del Cardo. In Mappa del sito, inoltre, si possono visualizzare gli indici delle singole sezioni per rintracciare un articolo o un argomento.

Le vostre impressioni ed i suggerimenti ci sono molto graditi, continuate a inviarceli (mail: sommogiov@tiscali.it)

 


 

PERCHE' IL MUSEO ARCHEOLOGICO DELLA CITTA' DOVREBBE ESSERE INTITOLATO AL BRUZZA

Il nuovo Museo vercellese, grande o piccolo, povero o ricco, dovrebbe essere intitolato a L. Bruzza, e sarebbe un peccato che non lo fosse. Una degna sede sarebbe il palazzo Centoris.

Vi spieghiamo perché.

Padre Luigi Bruzza giunge a Vercelli per insegnare al collegio dei Barnabiti (1839). La sua formazione classica lo spinge a studiare il passato della cittadina dalle vie in terra battuta che gli era capitata in sorte, e vi scopre i tesori archeologici, artistici ed archivistici che ne fanno uno dei centri storici più importanti del Piemonte e dell' Italia settentrionale. Raccoglie materiali per una storia della scuola pittorica locale, di tutto rispetto, e per una "silloge di iscrizioni antiche" sparse nella città e nelle campagne. Ma non ha molto seguito e le autorità culturali torinesi che hanno, diciamo, la "guida" delle ricerche storiche piemontesi non lo degnano di molta attenzione. Tuttavia a Vercelli riesce ad ordinare nel cortile municipale la prima raccolta di epigrafi. Trasferito a Moncalieri al Real Collegio e successivamente a Napoli e infine a Roma il nostro Bruzza rivela tutta la sua importanza di studioso dell'antichità pubblicando "Iscrizioni antiche vercellesi" (1875), che gli varrà la sincera lode del Mommsen, e coltivando interessi fortemente anticipatori della moderna archeologia quali sono gli studi sulle iscrizioni ed i marchi di fabbrica degli oggetti comuni (instrumentum domesticum) aprendo così la via all'allievo Dressel per la creazione della prima omonima tipologia delle anfore romane. Bruzza sarà anche un fondatore dell'archeologia cristiana insieme al De Rossi e, pur rimanendo in ombra rispetto ad altri contemporanei, può essere ricordato come uno dei fondatori della moderna scienza dell'antichità. Dopo la pubblicazione delle iscrizioni vercellesi, qui da noi avvenne un piccolo miracolo: la Municipalità, conferendo la cittadinanza onoraria al Bruzza, decretò la costituzione del Museo Lapidario Bruzza (allestito nel chiostro del S. Andrea) e dell'antiquarium annesso con relativa coniazione di medaglia commemorativa. Entrambi sono ora confluiti al Leone e solo una lapide ricorda il primo allestimento nel chiostro. Ecco perché, almeno a nostro avviso, la Municipalità che non dovrebbe avere la memoria tanto corta, farebbe bene, anzi credo dovrebbe, intitolare il nuovo museo al Bruzza, oppure spiegare il motivo di tale, pensiamo imperdonabile, eventuale omissione.

Perché il palazzo Centoris sarebbe una degna sede per il Museo archeologico? Ora che si sono trovati i resti romani nelle bellissime cantine, una volta portati in luce completamente e coperti da lastre di vetro a pavimento farebbero da impareggiabile cornice alle raccolte archeologiche e darebbero ben altro senso alle spese per la ristrutturazione ed il restauro del palazzo, che merita forse qualche cosa di più che divenire sede degli uffici dell'agenzia di marketing per il territorio. Destinando agli uffici il Santa Chiara si farebbe piena giustizia al Museo e ne guadagnerebbe la città.

 

Il Lapidario Bruzza ai primi del Novecento

 

Sulla figura del Bruzza troverete ampia documentazione nella nostra Biblioteca in pdf scaricabili.


 COSA FATTA CAPO HA...

Passato in Consiglio Comunale il progetto ora la palla passa alla Soprintendenza Archeologica, che dovrà mediare fra le legittime esigenze dei costruttori e la messa in valore e tutela dei resti dell'anfiteatro

Vercelli progetta un parco archeologico per l'anfiteatro

LA STORIA E LE OPINIONI IN ORDINE CRONOLOGICO

Un progetto da legare all'istituendo Museo Archeologico Civico. Come collegare il territorio urbano al Museo? Vi sono molte soluzioni, ma la cosa importante è che le aree archeologiche esterne siano in condizioni di essere visitate e comunque siano "allestite". Le aree in questione non sono molte, ma sono in cattive condizioni. Ricordiamo fra tutte quella sfortunata domus del "brüt fond" che meriterebbe una maggiore attenzione senza attendere ancora. Forse con i fondi dedicati all'arte contemporanea si potrebbe fare anche qualche cosa per l'arte antica?

Un progetto

Il progetto , recentemente approvato dal Consiglio Comunale, ha suscitato, da parte dell'opposizione, alcune critiche riguardanti i parcheggi. (sic!) Ben altre critiche vengono invece da un'opposizione "non ufficiale" che ha tuttavia rilevato tutti i limiti del progetto ed i dubbi che correttamente ci si deve porre in un caso come questo, forse unico in Italia, e non solo in Italia.

Concordiamo sulla necessità di confrontare i dati tecnici del progetto, molto avanzato ma di pessimo gusto in una città che ha subito ogni sorta di violenze, con la volontà di tutela della Soprintendenza Archeologica che, pare, lo abbia approvato. E' evidente che i lavori di scavo per i palazzi di otto piani incontreranno parecchi resti archeologici con quali conseguenze per il progetto stesso è facile immaginare.

Certo la soluzione del Comune scarica i costi sui privati, ma il risultato finale, dopo la perdita delle banchine del porto fluviale, comporterebbe un'area archeologica alquanto "strana" che potrebbe definirsi ridicola se non fosse così seria la volontà comunale di realizzarla.

Gli ultimi articoli di stampa e le recenti prese di posizione le troviamo alla pagina dedicata all'anfiteatro.

LA STORIA E LE OPINIONI IN ORDINE CRONOLOGICO

 



Archeovercelli è anche su Facebook


L' ANTICA BRAROLA

Uno studio di Laura Berardi sull'antica località di Brarola e sull'edificio turrito di pertinenza del patrimonio del Comune di Vercelli.

http://ceramic.altervista.org/BRAROLA.pdf


COME VORREMMO IL MAC

da: COMUNE DI VERCELLI. MUSEO ARCHEOLOGICO DELLA CITTA’. STUDIO DI FATTIBILITA’. 2009

d. attività di studio e ricerca. L’attività di studio sulle proprie collezioni rientra fra le
funzioni basilari di un museo. E’ pertanto considerato requisito minimo degli standard
regionali che il museo intrattenga relazioni con studiosi e/o istituti culturali,
proponendosi, ad esempio, ad istituti universitari come oggetti o contesto per stages o
tesi di ricerca. A tale scopo risulta indispensabile che il Museo Archeologico della Città si
doti di un ambiente, possibilmente in prossimità dei locali adibiti a magazzini, per lo
studio e la documentazione dei materiali. Sarebbe inoltre opportuno che il museo
pubblicasse con regolarità in merito ad argomenti attinenti il materiale e l’attività svolta e attivasse una politica di collaborazione e scambi con altri enti o istituzioni.

Tali attività dovrebbero essere fra quelle svolte dal Museo Archeologico Cittadino, che non deve solamente avere lo scopo di conservare e mostrare al pubblico i reperti ma anche, e soprattutto, costituire il luogo di raccordo di tutti i dati di ricerca sulla città antica. Studi, pubblicazioni, catalogazione, finanziamento di scavi mirati....e un archeologo alla direzione.

 

La testa muliebre del I sec. d. C. dalla chiesa di S. Francesco. (foto tratta da facebook)


ARCHEOLOGIA AMATORIALE E VOLONTARIATO

Quale sia la motivazione degli archeologi dilettanti e dei volontari in campo archeologico, visti gli incoraggianti risultati, rimane un vero mistero, quando gli stessi laureati in archeologia sono a spasso o devono ripiegare su altre attività. Certo non si è realizzato in Italia il piccolo miracolo inglese, paese in cui Sovrintendenze, Università-Musei e "Amatoriali" collegati costituiscono da decenni un triangolo vincente. Pur in carenza di fondi per la ricerca, la possibilità di sorvegliare con un buon coordinamento un territorio, stabilendo i rispettivi compiti ed i limiti di intervento, potrebbe portare anche in Italia a un efficace contrasto dell'attività clandestina e, soprattutto, a un monitoraggio degli affioramenti e quindi ad una conoscenza approfondita del territorio stesso. Per questo tuttavia occorrono mentalità aperte e spirito di squadra e certo un reciproco atteggiamento positivo e non, come spesso accade, distruttivo, polemico e autocelebrativo.Un ruolo centrale nelle attività di informazione, catalogazione, ricerca e pubblicazione potrebbe essere svolto da una istituzione museale (leggi MAC) che fosse in grado di raccogliere e coordinare gli interessi, i fondi e le energie per costituire un polo territoriale di cultura e di attività di ricerca specifica. Ritengo che il Museo Archeologico Cittadino dovesse avere questa prospettiva e non solo la funzione di contenitore sorvegliato. Il passo successivo all'apertura delle sale è quindi certamente costituito dall'affidamento del Museo ad una direzione scientifica che, con una relativa autonomia, sia in grado di realizzare qualcuno degli obiettivi: dalla pubblicazione di scavi inediti alla programmazione di scavi autofinanziati. A questo punto mi sovviene che questi stessi argomenti furono, sul finire dell'Ottocento, quelli che intendeva perseguire la sfortunata "Commissione Archeologica Municipale". Non a caso il problema di fondo, attualissimo visto ad esempio lo stato delle aree vercellesi a cielo aperto, è quello del rapporto fra istituzioni cittadine e Patrimonio Archeologico: carente, occasionale e disorganico, quando del tutto inesistente. Certo sono altri i problemi urgenti e sentiti dai concittadini, ma ciò non dovrebbe impedire un approccio lungimirante e programmatico degli Amministratori ai destini dell'identità stessa della Città, che si materializza nei resti del suo millenario passato.
(G. Sommo 19 .09. 2015)

Vercelli 19 settembre 2915.Visita allo scavo delle terme in via Simone di Collobiano. Iniziativa del Museo Leone, utile e lodevole, che non deve restare isolata e contare sulla presenza di archeologi (veri). (foto Luca Brusotto-Facebook)


STELE OPISTOGRAFA DEL CAVALIERE BATO secondo decennio del IV secolo d.C. Vercelli, chiesa cattedrale di Sant'Eusebio. Torino, Italia, Museo di Antichità.

 

RESTITUZIONI.....IMPOSSIBILI

Luglio 2015

Mentre si sviluppa il costruttivo dialogo della "rete" di associazioni locali con il Comune di Vercelli, che ha istituzionalizzato la collaborazione con finalità turistiche, restano purtroppo sul tappeto le questioni legate alla gestione e valorizzazione delle aree archeologiche vercellesi in stato di abbandono e al futuro assetto del MAC (Museo archeologico cittadino). Inoltre pesano sul Comune di Vercelli le condizioni della Torre Civica e del S. Andrea, monumento che, se osservate bene, non è affatto ben tenuto (erbacce, crepe e quant'altro comprese le scritte vandaliche) e transennato sul lato meridionale della torre. Tutto questo meriterebbe ben altre attenzioni e ben altre serie discussioni e programmazioni, insieme con impegni di spesa che ritengo in questo momento già assai lontani dalla realtà. Aggiungere a queste priorità essenziali richieste, in parte assurde e velleitarie in parte più che giustificate, di oggetti conservati a Torino per i nostri Musei, trovo sia pura propaganda, se si considera che sia il Tesoro di Desana, sia la Cassa del Cardinale, ad esempio, sono stati acquistati in tempi diversi e a caro prezzo dai Musei torinesi nella assoluta indifferenza delle istituzioni vercellesi e, comunque, salvati dall'essere commercializzati. Ricordo poi agli esperti della "rete" che molti degli oggetti, ad esempio provenienti da Palazzolo, furono contesi dall'Ariodante Fabbretti a suon di contante al collezionismo povero del Comune di Vercelli alla fine dell'Ottocento. Come potrà mai avvenire che siano ceduti oggi ai nostri Musei? Tutto ciò che è stato rinvenuto nel territorio comunale dagli anni Settanta del secolo scorso, per contro, può e deve, prima o poi, tornare qui. Mi sentirei di affermare che la proposta illusoria abbia finalità esclusivamente propagandistiche e che gli esperti ben lo sappiano. Non dimentichiamo quindi che Anfiteatro, Terme, Domus di S. Stefano restano abbandonati e che il MAC ancora abbisogna di una direzione archeologica competente per adempiere alle sue funzioni, non solo didattiche (oggi ben gestite dal personale del Leone) ma anche di ricerca, schedatura e pubblicazione degli scavi. Le schede proposte al Sindaco per la "ricontestualizzazione" contengono elementi fantastici che, anche quando fossero realizzabili, richiederebbero spese milionarie per rimborsare i rispettivi valori di acquisto e un Museo non solo cittadino ma territoriale e assai più grande del nostro. E' spiacevole constatare che la via imboccata dalla "rete", almeno in campo archeologico, sia ispirata alla creazione di sedie e poltrone, tavoli e quant'altro e non, come forse dovrebbe, alla salvaguardia di ciò che già abbiamo e alla richiesta di una Direzione scientifica per il Museo, che potrebbe davvero fare la differenza, anche per le legittime richieste di restituzione dei materiali vercellesi.

Qui il documento:
http://www.grandevercelli.it/Docs/008-DOSSIER-01-REPERTI-DA-RIPORTARE-30-giu-2015.pdf

Anche la stele qui sopra fa parte dei materiali che dovrebbero essere esposti a Vercelli.
Giovanni Sommo

 

2015

L'ARCHEOLOGIA VERCELLESE SCALOGNATA, DISPREZZATA, STRUMENTALIZZATA, MA MOLTO, MOLTO INTERESSANTE.

"Servirsi di qualcuno o di qualcosa, o anche di un evento, di un fatto, di una situazione, esclusivamente come mezzo per conseguire un proprio particolare fine, non dichiarato ed estraneo al carattere intrinseco di ciò di cui ci si serve" si sintetizza con il sostantivo "strumentalizzazione". L'archeologia vercellese è strumentalizzata? Certamente. Da chi e per quali fini può apparire poco chiaro. Nel corso dell'anno appena trascorso abbiamo avuto la netta sensazione che, dopo decenni di noncurante silenzio, la questione del Patrimonio Archeologico cittadino sia divenuta cruciale e inserita nelle locali agende politiche (almeno prima delle elezioni) con tante, forse troppe, buone intenzioni. Alla fine sul campo sono rimasti i problemi che avevamo prima dell'esplosione mediatico-politica. I capitoli delle faccende archeologiche cittadine sono quindi tuttora aperti e pericolosamente vivi. Unica consolazione la concretizzazione di un sogno risalente al XIX secolo: il museo archeologicoo (MAC Bruzza), inaugurato fra le tipiche polemiche locali.

Facciamo dunque una breve sintesi della situazione.

Aree archeologiche a cielo aperto.

Anfiteatro. Con tutta la volontà profusa per l'apertura al pubblico della porzione visibile, resta il problema della conservazione delle strutture in vista che non possono non essere consolidate o protette per sopravvivere alle intemperie. E' inoltre ancora latente il progetto hollywoodiano che prevede l'edificazione dell'area con la costruzione in legno e la cementificazione dell'arena. Progetto che ha avuto, incredibilmente, il placet della Soprintendenza Archeologica, probabilmente dovuto alla possibilità di scavo preventivo del monumento a spese delle imprese costruttrici e non realizzato per la contingente crisi del settore. Una iniziativa coraggiosa e alternativa comporterebbe l'esproprio dell'area per pubblica utilità, la trasformazione del piano regolatore (che si fa solitamente per permettere di costruire) in area verde-parco archeologico, l'abbattimento delle strutture esistenti e lo scavo e consolidamento dell'intero monumento, con una spesa che potrebbe essere sostenuta, con un piano decennale comunale, anche da fondi regionali ed europei. Se si fosse agito in tal senso negli anni '80 del secolo scorso, ora il progetto sarebbe realtà.

Domus di S. Stefano. Dopo essere stata acquisita dal Demanio la struttura archeologica della importante domus è stata coperta con tettoie fatiscenti e certamente non è nello stato di essere aperta al pubblico. La situazione di precarietà risale agli anni '90.

Terme del Seminario. Lo scavo, relativamente recente, interessa una importante porzione dell'imponente edificio termale. I resti, malamente coperti con teli impermeabili, dovrebbero essere ripuliti e consolidati per garantirne la sopravvivenza e la fruibilità.

"Casa della Pitardina", all'angolo tra via Giovenone e via Della Motta. Dopo l'abbandono dell'edificio e il suo inqualificabile abbattimento, sono emerse strutture di epoca romana, in parte conservate in vista come aree condominiali pertinenti alla nuova edificazione. Un "pasticciaccio brutto" di via Giovenone. Cose che non dovranno più accadere? (casa Fantini docet)

Palazzo Centori. Le strutture antiche emerse nelle cantine saranno mantenute in vista con pannello esplicativo e rese visitabili? Non si sa.

C.d. "Opificio" angolo via Massaua, via Derna. Ottobre 2012, iniziano i lavori per il nuovo "Museo dello Sport". I controlli evidenziano strutture di epoca romana che più tardi saranno identificate come resti di un'area produttiva multifunzionale di grandi dimensioni e di grande interesse scientifico. Attualmente (dicembre 2014) lo scavo è ancora in corso e le abbondanti piogge hanno trasformato l'area in un pantano. Sarebbe una buona idea conservare queste strutture, o parti di esse, nell'edificio in costruzione: l'abbiamo sottoscritta e caldeggiata.

Tuttavia forse sarebbe anche inderogabile impostare un piano complessivo di salvaguardia e valorizzazione poiché nessuna delle aree archeologiche a cielo aperto è attualmente visitabile ed adeguatamente conservata. I costi e i tempi del cantiere di via Derna, complici le piogge, creano disagi (per quanto limitati) e imbarazzi al Comune. Il c.d. "Museo dello Sport" (in realtà una struttura sportiva per eventi ritenuta del tutto inutile, se non come sede della Pro) diventa un grosso problema, un vero strazio.

La lezione di via Quintino Sella, dove nel 2000 gli scavi costati circa settecentomila euro, portarono alla luce i resti delle antiche mura romane, fra la generale indifferenza dei media e nessuna proposta di conservazione di una parte dello scavo, non è servita. Il Comune da una parte ignora sistematicamente il "rischio archeologico" quando progetta e, dall'altra attiva un protocollo che prevede la presenza di una archeologo a tutti i lavori di scavo che superino i 50 cm. nell'area segnata in rosso del PRG (che esclude irragionevolmente una grossa porzione del rione Isola e, purtroppo, la cascina Ruggerina). Non so come definire questa irragionevole cecità a fronte delle pregresse segnalazioni di ritrovamenti nell'area di via Derna. Immaginate cosa potrebbe accadere, dal punto di vista archeologico, al "parcheggione" o a casa Fantini: un disastro urbanistico, una città trasformata in cantiere archeologico permanente. Un quadro desolante. Una totale mancanza di lungimiranza e programmazione. In questi frangenti, solitamente, è il patrimonio archeologico a fare le spese della voluta sottovalutazione del rischio archeologico, favorendo, inutile dirlo, gli affari e la cementificazione. Tutto questo accade in una città che non ha saputo, o voluto, per decenni, considerare la presenza nel proprio sottosuolo di una grande città romana e del suo suburbio, ignorando, nascondendo, asportando e razziando tutto ciò che gli scavi di fondazione di interi nuovi quartieri portavano alla luce.

Il Museo Archeologico Cittadino L. Bruzza (MAC)

Fin dagli anni '70 del secolo scorso si lamentava da più parti la concentrazione a Torino dei reperti di Vercelli. I depositi della Soprintendenza furono inondati di oggetti vercellesi man mano che i recuperi, i sequestri e gli scavi procedevano con un maggiore controllo rispetto al passato. Pareva quindi scontato che, come in tutte le città che conservano un ingente patrimonio archeologico, tali reperti fossero conservati in loco e resi fruibili al pubblico. Il Museo C. Leone, nella sua sezione archeologica, conserva le collezioni Leone e, dal 1939, il Lapidario Municipale con alcuni oggettidi proprietà civica (li conserva in alcuni casi male a giudicare dallo stato dei sarcofagi e delle anfore esposti alle intemperie e dalla scarsa considerazione per i materiali ceramici in magazzino). Poiché esso non può essere arricchito, trasformato o ingrandito, essendo l'allestimento storico museo di se' stesso (unico esempio in Italia, con il Museo dell'EUR, di un allestimento tipico del Ventennio) non restava che auspicare la formazione di un nuovo Museo Civico Archeologico che affiancasse le collezioni Leone e accogliesse i materiali esportati a Torino. Finalmente, dopo i primi passi di un lungo iter, il sindaco Corsaro ebbe modo di fare esprimere alla Giunta la volontà di creare la struttura (GIUNTA COMUNALE ADUNANZA DEL 29 LUGLIO 2008 - OGGETTO N. 337). Solo nel maggio di quest'anno (2014) si è potuto inaugurare il Museo nel complesso del Santa Chiara, non senza il tipico strascico di polemiche locali. Ora, almeno per un primo periodo, pare che il nuovo Museo sarà gestito dal personale del Leone. Non vorrei che ne divenisse una sezione staccata, per due motivi: il Leone è condotto da un conservatore delle raccolte, il MAC ha necessità di una direzione specialistica, in quanto Museo Archeologico. Le due missioni sono profondamente diverse e necessitano di figure professionali diverse. In particolare il MAC, oltre alla divulgazione e alla didattica, deve confrontarsi con la necessità di favorire lo studio dei materiali e della loro pubblicazione, di attivare conferenze e convegni riguardanti i materiali vercellesi, di provvedere alla conservazione e ordinamento dei magazzini e, di concerto con la Soprintendenza, di allestire mostre di carattere archeologico. E' innegabile che occorra la direzione di un archeologo. Si legge infatti nella "DETERMINAZIONE N. 2102 del 02/07/2014": "(...) il ruolo di curatore specialistico delle attività espositive del Museo è specificatamente richiesta quale elemento indispensabile al fine diottemperare a quanto previsto dal D.M. 10.05.2001, dagli standard minimi stabiliti dalla Regione per l'istituzione dei Musei e dalla DGR 29 maggio 2012, n. 24-3914, nonché ribadita dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie; nello specifico il curatore deve assumere il ruolo di "conservatore del Museo, supportando l'Ente nelle attività di gestione ordinaria e straordinaria dell'Istituzione (...)". Il "curatore specialistico" avrà dunque un ruolo non marginale anche nell'attività di tutela e valorizzazione del Patrimonio Archeologico vercellese. Auspichiamo quindi che per coprire l'incarico si bandisca un concorso a cui possano partecipare tutti gli archeologi interessati a Vercelli e al destino del MAC.

Pubblicazione degli scavi vercellesi.

Nel 2011 lamentavo varie lacune. Alcune sono state recentemente colmate, anche se in modo superficiale. Restano sostanzialmente senza documentazione pubblica i lavori alla Croce di Malta, le scoperte del 1998 nel parcheggio sotterraneo del Seminario, e lo scavo della caserma Trombone. Circa l'Opificio si sono date alcune sommarie indicazioni e sono stati pubblicati dati specialistici in sedi estere di convegno. Ciò farebbe desiderare che gli Autori mettessero a disposizione del pubblico locale i loro lavori.

Archeologia scalognata dunque, in quanto ignorata per il cruciale cinquantennio dell'espansione urbana; disprezzata, in quanto centinaia di camionate di materiali archeologici sono state scaricate sul greto della Sesia; strumentalizzata, in quanto sottoscritta dai politici per un pugno di voti in più e utilizzata dai media per polemiche sterili e mai amata al punto di farne un oggetto di seria indagine giornalistica o di programmazione politica; molto interessante in quanto ha portato a scoperte uniche, a contributi scientifici specialistici in sedi internazionali e anche a grosse speculazioni edilizie.

Buon 2015 archeologia vercellese.

Giovanni Sommo

17 dicembre 2014


Vecchia Vercelli.

Cartoline e vecchie fotografie che documentano la città dei primi anni del Novecento. Dalla nuova pagina si accede ad un archivio con centinaia di immagini.

 


CAMPI RAUDII. STORIA DI UNA BATTAGLIA

Un pannello del nuovo Museo Archeologico Cittadino, nel quale si sottolinea come Vercelli non sia più ritenuta la località dello scontro, ha acceso una polemica, sebbene forse ingiustificata, sulla questione. L'articolo, pubblicato nella nostra biblioteca, tenta di raccontare la storia degli studi.

Scaricabile qui


LA CERAMICA VERCELLESE DALLA TORRE DELL'ANGELO

DI ANNA MARIA BARONE

Lo [...] scavo che ha permesso il recupero del primo gruppo ceramico medievale esteso, conservato in un sito urbano piemontese. [...].(NEGRO PONZI MANCINI M.M.,"Ricerche sulla ceramica medievale in Piemonte: problemi e prospettive" in AA.VV., Torino nel basso medioevo: castello, uomini, oggetti a cura di Pettenati S. e Bordone R., Torino 1982, pag. 275)."L'oggetto di questo lavoro di ricerca è costituito damateriali ceramici provenienti da Vercelli e conservati nel locale museo C. Leone, che sono il frutto di unintervento effettuato negli anni 1978-1979 dal Gruppo Archeologico Vercellese, completato nella zonaadiacente da una successiva indagine stratigrafica, compiuta nel 1980 da L. Vaschetti". "Il materiale proviene da tre zone di un edificio situato nell'ango1o N-E di Piazza Cavour a Vercelli, compreso tra via V. Gioberti, vicolo Croce di Malta, parte di via San Michele e vicolo dei Pellipari". "Questo lavoro si colloca nell'ambito di un programma di studio sistematico della ceramica medievale e post-medievale del Piemonte, che si era proposto l'esame di materiali sia giacenti in musei e raccolte, che provenienti da contesti stratigrafici, con lo scopo di rendere disponibili e canalizzare tutte le informazioni esistenti nell'ambito dei problemi relativi alla cultura materiale e alla storia economica del territorio piemontese". Il volume è liberamente scaricabile, fatti salvi i diritti d'autore.

Anna Maria Barone

LA CERAMICA VERCELLESE DALLA TORRE DELL'ANGELO

Schede dei materiali corredate da foto a colori e disegni


A PROPOSITO DELLA CASCINA S.BARTOLOMEO

Febbraio 2013. Non più di trent'anni fa la cascina in questione stava per essere demolita. Il GAV inoltrò allora una richiesta di vincolo corredata da foto e relazione alle Soprintendenze competenti. La risposta fu positiva, ma ora la struttura è in totale sfacelo e occorre che qualcuno se ne occupi. Non solo si tratta di un cascinale storico ma si trova ad insistere su di un'area necropolare di epoca romana. A pochi metri dalla cascina furono successivamente portati in luce i resti dell'antica chiesa di S. Bartolomeo con annesso ospedale. Non vorremmo trovarci dinanzi ad un ennesimo fatto compiuto, come nel caso della Ruggerina...

Riportiamo qui sotto, per gli increduli e i fuorviati, le pagine del nostro vecchio bollettino del febbraio 1980. (cliccare sulle foto per scaricarle)


Il sito ufficiale della Direzione Generale Antichità, non certo a seguito delle nostre rimostranze circa i ritardi nella pubblicazione di parecchi scavi cittadini, crea uno schedario degli scavi realizzati in Italia a spese del denaro pubblico e, incredibile ma vero, compaiono brevi schede riguardanti Vercelli e il Vercellese. E' sufficiente digitare il nome della Regione e compare un elenco.

http://www.archeologia.beniculturali.it/index.php?it/142/scavi

immagine delle murature rinvenute nello scavo di palazzo Centoris tratta dal sito della Direzione Generale Antichità.


NOVITA' NELLE EDIZIONI IN PDF

 

 

 

Giovanni Sommo

LUDOVICO: UNA "NUOVA" ARCHEOLOGIA

in "LUDOVICO MAGRINI UNA VITA PER L'ARCHEOLOGIA"

pagg. 32-33

Quaderni n. 3

LA NECROPOLI ROMANA DELLA "CASCINA SAN BARTOLOMEO"

Vercelli 1977

Quaderni n. 4

RELAZIONE DI UN RECUPERO. STRADA VICINALE DELL'ARAVECCHIA

Vercelli 1978

Giovanni Sommo

IL TRATTO MERIDIONALE DELLE MURA DI VERCELLAE

Da "La Sesia" 11/07/2003

 

Anna Maria Barone

LA CERAMICA VERCELLESE DALLA TORRE DELL'ANGELO

 

 

E ALTRO....


Aa. Vv. (a cura di G. Sommo)

LUOGHI FORTIFICATI FRA DORA BALTEA, SESIA E PO.

Atlante aerofotografico dell'architettura fortificata sopravvissuta e dei siti abbandonati.

III - Biellese

Vercelli 1993

 

La riedizione del terzo volume dedicato ai "Luoghi fortificati"

Recetto di Viverone (Foto R. Malerba)

Castello e borgo di Salussola (Google Earth)

Ricetto di Candelo (Foto R. Malerba)

Castello di Roppolo (Foto R. Malerba)

Gruppo, 1993. Da sin. in alto: Giovanni Sommo, Debora Protti, Paola Vercellino, Ettore Ferraro, Federica Tagliabue, Roberto Malerba. Da sin. in basso: Natalino Corbelletti, Silvano Beltrame, Orazio Paggi, Deborah Guazzoni, Elisa Vanetti.

 

 

 

Aa. Vv. (a cura di G. Sommo)

LUOGHI FORTIFICATI FRA DORA BALTEA, SESIA E PO.

Atlante aerofotografico dell'architettura fortificata sopravvissuta e dei siti abbandonati.

I I - Basso Vercellese e Vercellese Occidentale

Vercelli 1992

La riedizione del secondo volume dedicato ai "Luoghi fortificati"

Il secondo volume è finalmente disponibile nella nostra Biblioteca. Qualche correzione e qualche aggiornamento iconografico in un file di dimensioni notevoli e tuttavia con immagini a bassa risoluzione. Una migliore qualità avrebbe portato a triplicare lo spazio necessario, che non è molto. Nonostante i limiti si tratta di un lavoro ancora valido che annovera siti di grande interesse, fra i quali ricordiamo Bric del monte a nord di Borgo d'Ale. L'immagine è di Google Earth. La nostra ripresa aerea originale, eseguita in condizioni tutt'altro che ottimali, non è minimamente paragonabile. Inoltre, va ricordato che nel 1992 era in vigore una legge risalente ai primi del Novecento che sottoponeva ad un severo controllo militare la pubblicazione di aereofotografie del territorio. In questa immagine potete vedere che sulla sommità della collina è presente un ripetitore, fatto che ci creò allora non pochi problemi. Attualmente la divulgazione e l'esecuzione di fotografie aeree è consentita, con notevole vantaggio anche per la ricerca archeologica. Restano altissimi i costi dei voli di ripresa per le aereofotografie oblique, che sono fondamentali per l'individuazione e lo studio di siti non visibili da satellite e non in tutte le stagioni e condizioni di luce. Argomento, questo dell'impiego della fotografia aerea in archeologia, che ha caratterizzato tutto il nostro lavoro sul territorio, pionieristico e tuttora valido nonostante tutto, poi confluito nei quattro volumi dei "Luoghi".

Bric del monte (Google Earth)

Castello e borgo di Cavaglià (Google Earth)


NON VA, NON VA, NON VA!!!

Vercelli: l'anfiteatro, il museo archeologico, la tutela e valorizzazione del patrimonio e delle aree archeologiche urbane

Se crolla Pompei figuratevi Vercelli! Abbiamo atteso per mesi qualche timido segno della ripresa delle attività, un tempo così febbrili, per la realizzazione del Museo Archeologico e per la sistemazione dell'area dell'anfiteatro. Ritengo, purtroppo, si debba preparare il pubblico interessato ad una delusione. Non si muove più nulla. Progressi zero. Pare si stia puntando sul Museo dello Sport (certamente più popolare e foriero di voti elettorali), scelta discutibile, ma almeno scelta. Noi però che alle cose archeologiche ci si teneva, dobbiamo ritrattare tutto quanto detto e scritto sulla novella volontà comunale nel campo del Patrimonio e del bene Culturale. Si ripete l'antica storia: istituzione sulla carta, sede disponibile, poi ridotta ai minimi termini, finanziamenti, progetti e poi più nulla. Tanto che ci sovviene la domanda se anfiteatro holliwudiano e museo lillipuziano si dovessero portare avanti in unico pacchetto, indivisibile. Arte e cultura a Vercelli si sintetizzano quindi nei momenti magici della Guggheneim, che presta a caro prezzo opere varie ad un comune risicolo con ottimi guadagni. Si è puntato sull'arte contemporanea e i biglietti (scolaresche coatte comprese) non penso proprio abbiano coperto la spesa e tanto meno l'affluenza turistica, credo, abbia soddisfatto i commercianti ed esercenti cittadini. Allora se si vuole l'unica cosa buona che ne è uscita è il recupero degli affreschi e dell'edificio di San Marco, di cui è doveroso dare credito. Ma, tornando all'antico, che piani ha il Comune per valorizzare quello che è fino ad oggi uno dei più cospicui patrimoni archeologici piemontesi? Anche il comune di Alife, segnalato per l'incuria dell'area archeologica, ha il proprio mezzo anfiteatro, così pure Cividate Camuno, che lo tiene come un giardino, sia pure con antiestetiche strutture in metallo per gli spettacoli all'aperto. Il comune di Buccino Volcei, nel suo piccolino, ha poi una dignitosa ed ampia sede museale ed ha organizzato le proprie aree archeologiche in un "Parco archeologico urbano dell'antica Volcei". E' dunque così difficile mettere ordine negli affari archeologici vercellesi? E' così complicato programmare e progettare un qualche dignitoso e lungimirante progetto di sistemazione, sia del museo che delle aree archeologiche, che si realizzi nel tempo a prescindere dal colore della Giunta? Pare che il problema sia così ben gestito che non se ne parla, non se ne dà conto, non deve essere discusso con la comunità. Noi vorremmo che se ne parlasse di più, ma l'argomento non è elettoralmente rilevante e poi.. a chi volete che interessi.

Ben altri sono i problemi.

Novembre 2010

Anfiteatro di Alife

 

Cividate Camuno

Museo Archeologico di Buccino


 




GATTINARA ZONA DEL "CASTRUM RADI", STRAORDINARIA NECROPOLI DEL V-IV SECOLO A.C.

Ottobre 2017

L’intervento della Soprintendenza archeologica Belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli, nella zona del “Castrum Radi” di Gattinara, ha riportato in superficie un’estesa e prima d’ora sconosciuta necropoli a incinerazione del V – metà del IV secolo Avanti Cristo, appartenente alla cosidetta Cultura di Golasecca (dall’omonima località presso il Ticino, dove avvennero i primi ritrovamenti agli inizi del XIX secolo). La necropoli, di epoca precedente ai Celti ed ai Romani, conta 76 sepolture entro fossa terragna con un ricco corredo metallico prevalentemente in bronzo ma non mancano materiali in argento, ferro, ceramica e addirittura in legno, costituito da armille (bracciali), orecchini e fermatrecce e soprattutto da fibule a sanguisuga, ad arco serpeggiante e a navicella miniaturistiche.

Il nuovo sito archeologico è d’importanza straordinaria perchè consente di ampliare la conoscenza sulle fasi finali della cultura golasecchiana, ancora pocho documentate in queste zone, permettendo uno studio attento dei corredi in metallo, della loro lavorazione e dei modi di uso antichi.
Sorprendente è un’armilla (bracciale) con ben 40 pendenti di varia foggia, appartenente al correndo di una ricca signora del secondo quarto del V secolo Avanti Cristo, su cui le indagini stanno mettendo in luce una serie di materiali organici (tessuti in lino) e pregiati (corallo) che raramente giungono fino a noi.
Il caso di Gattinara è attualmente oggetto della mostra “Prima del bottone – Accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità” visitabile fino al 12 novembre nel Museo di antichità di Torino.

http://www.lopinionistanews.it/…/scoperta-una-necropoli-di…/














VERCELLI: IL LIMITE DEL CONTROLLO ARCHEOLOGICO

giugno 2017

Un affare immobiliare per investimenti urbanistici con un valore di quasi 300 milioni e, ciliegina sulla torta per i cantieri, l'area dismessa della Chatillon si trova ben al di fuori dalla linea rossa del "controllo archeologico", stabilita nel 2004 dal Piano Regolatore. All'interno di essa, infatti, è necessaria la presenza dell'archeologo in fase di scavo; all'esterno non si è soggetti a controllo preventivo. Ciò non significa che la tutela del patrimonio archeologico venga a cessare, ma essa dipende dalla volontà del cantiere di fermare le ruspe nel momento in cui si risontrino emergenze antiche. Pura fantascienza. Quindi, purtroppo, il vincolo di controllo non riguarda l'intero territorio comunale ma solo l'area centrale, "storica". La delimitazione è frutto probabilmente di una contrattazione fra tecnici e archeologi che ritennero poco probabile e poco importante la presenza di depositi archeologici in aree prossime ai corsi del Cervo e della Sesia, ma anche a occidente alla Ruggerina (eliminata senza colpo ferire). Un vero peccato perchè sia in regione Isola che nell'area dell'oltre Cervetto a oriente della città potrebbero trovarsi resti altomedievali e di epoca romana, attestati sia dai documenti (si pensi anche solo alla scomparsa del complesso conventuale di San Paolo alla Sesietta) che dalla logica stessa della viabilità (ponti e strade) e del trasporto fluviale legato alla città romana.

Non sarà una passeggiata quindi per archeologi ufficiali o volontari penetrare le recinzioni dei cantieri che si impianteranno nell'area da risanare. Il Comune potrebbe assicurare in via eccezionale un controllo preventivo nell'area esterna al limite fissato nel 2004 per dimostrare ai Vercellesi che si interessa (figuriamoci) al patrimonio archeologico cittadino e che il confine artificioso è stato un errore politico.
Si invitano i cittadini a presidiare i cantieri con droni e periscopi...
G. Sommo
www.archeovercelli.it



Nelle immagini:

Tavola della tutela dei beni storici monumentali, archeologici e della tutela ambientale tav 2 febbraio 2004. La linea rossa tratteggiata in basso delimita l'area di controllo archeologico.
Particolare della tavola del Theatrum Sabaudiae 1682.
http://eusebiano.it/economia/nova-coop-20-milioni-ristrutturare-supermercato-vercelli/













IL MURO ROMANO IN VIA DUOMO

maggio 2016

I lavori Atena portano in luce un tratto di muratura di epoca romana in via Duomo, proprio dinanzi la chiesa di S. Maria Maggiore. Spessore m. 1,88, compatibile con lo spessore del tratto di mura rinvenuto all' Ex Eca in via Sella, spesso in fondazione m. 2,20. Ben costruito con laterizi integri si ipotizza appartenente ad un edificio pubblico o alla stessa cinta muraria della città.
Questa seconda possibilità, sebbene coincida con una parte della ricostruzione del "castrum" di G. C. Faccio, pone non pochi problemi se la si accosta a quanto sappiamo del lato meridionale delle mura e ai ritrovamenti noti nell'area orientale della città, che sarebbero da collocrasi quindi all'esterno di un eventuale tracciato che seguisse la direzione di via Duomo. Il lacerto rinvenuto assume un interesse cruciale per la ricostruzione della topografia delle mura urbane di epoca romana. La sua datazione e contestualizzazione e i risultati delle indagini in corso permetteranno forse di aggiungere un tassello mancante alla conoscenza di Vercellae.

Il muro romano parallelo alla via Duomo, all'altezza di S. Maria Maggiore


L'ESTENSIONE DELLA CITTA' ROMANA

I nuovi apporti dell'archeologia vercellese non fanno che arricchire la quantità di dati disponibili sulla città e la sua storia complessa. Mai avremmo immaginato, anche solo negli anni Ottanta del secolo scorso, che l'estensione della città e del suburbio in epoca imperiale avrebbe superato le ipotesi, allora considerate azzardate, che miravano a riflettere sulla concezione riduttiva, ma in quegli anni dominante, della città confinata nel perfetto, e in parte immaginario, quadrato ipotizzato dai Faccio. L'estensione oggi nota dell'abitato, delle mura e del suburbio permettono di rivedere non solo la grandezza dell'impianto urbano ma anche la conoscenza delle successive fasi, tardo antiche e alto medievali della città. L'ipotesi qui accennata si basa su una serie di dati archeologici e topografici che, considerati nel loro insieme, ci forniscono un quadro abbastanza prossimo alla realtà della Vercellae al culmine del suo sviluppo.

G. Sommo marzo 2015


AREE BLU

Una ricerca che è possibile fare a tavolino, armati di fotografie aeree della città e di Google street view, in aggiunta alla nostra memoria visiva delle vie del centro, ci permette di monitorare, con una discreta approssimazione, le aree del centro storico (il circuito dei viali per intenderci) che nel corso del XX secolo sono state interessate da abbattimenti e ricostruzioni o da nuove costruzioni. Se ne ricava una mappa del degrado del centro urbano che il XIX secolo ci aveva lasciato, se non del tutto integro, almeno conservato nelle sue caratteristiche principali. L'area corrispondente a circa un quarto del totale è stata irrimediabilmente compromessa e, in parecchi casi, in anni non lontani. Sarebbe inoltre interessante segnalare anche tutti quei casi di rifacimenti di facciate "alla moderna", con insegne ridondanti e rivestimenti di lucida pietra, che, se non hanno interessato le strutture antiche, hanno tuttavia modificato sensibilmente e spesso snaturato l'aspetto generale dei prospetti. Gli interventi pi "incisivi" sono stati l'abbattimento della "Furia", la costruzione del palazzo FIAT, la demolizione di via Cavour e del palazzo ove ora sorge il complesso UPIM, le demolizioni in via Nigra, la demolizione delle maniche del vecchio Ospedale. Altre demolizioni sono "programmate" per fatiscenza, come finirà con il Teatro dei Nobili e con i resti transennati in via Dante.

Allora sorgeranno altri "ecomostri" nel nostro centro storico di "città d'arte"?

G.Sommo


CONTINUANO GLI SCAVI DELL'OPIFICIO

Maggio 2014 . Nell'ottobre del 2012 avevamo parlato per primi dei ritrovamenti allo stadio, che in quel momento venivano smentiti (vedi più sotto). Oggi non solo i risultati dell'intervento sono sotto gli occhi di tutti, ma si vorrebbe conservare parte delle strutture nell'edificio in costruzione. La quantità e qualità del materiale recuperato sono tali da configurare l'importanza del complesso in ambito italio settentrionale. Ovviamente i materiali saranno presto inseriti nelle sale del nuovo Museo Civico e restano a Vercelli.

Foto tratta dalla pagina facebook "Salviamo l'opificio e l'anfiteatro romano di Vercelli" , agosto 2013


L'ANFITEATRO VERCELLESE

L'anfiteatro vercellese, in parte scavato e malauguratamente esposto alle intemperie senza protezione, rischia di diventare il simbolo della lotta politica per l'elezione del nuovo sindaco. Insieme all'opificio e a decine di altre emergenze archeologiche cittadine l'anfiteatro e , in definitiva, l'archeologia vercellese cercano un patrono che si impegni a sciogliere tutti i nodi della tutela e conservazione del patrimonio archeologico di una importante città romana dell'Italia Settentrionale che negli ultimi decenni ben poco ha fatto in tale direzione. Nonostante la buona volontà che tutti i candidati dimostreranno senz'altro nell'intento di recuperare quella manciata di voti, sarà molto difficile che un colpo di bacchetta magica compensi il secolo di incuria e di speculazione incontrollata. Noi vorremmo semplicemente un sindaco che si faccia carico di indirizzare la città a un nuovo modo di considerare l'archeologia locale, proseguendo il progetto del Museo e riservando tempo e qualche risorsa alla programmazione di interventi di recupero e di fruizione che forse potranno raccogliere una parte dei fondi europei destinati a tali iniziative. In questa prospettiva la costituzione del Museo può essere l'occasione di attivare personale qualificato per progettare una concreta sinergia fra il Museo civico, il Leone e le aree archeologiche che abbisognano di tutela e protezione e che, fatalmente, sono destinate ad accrescere il loro numero negli anni a venire.

Frammento di lastra in marmo del rivestimento dell'anfiteatro - Vercelli Museo Archeologico


IL CASO DEL MUSEO DELLO SPORT E' LA PUNTA DELL'ICEBERG DELL'ARCHEOLOGIA VERCELLESE

Ottobre 2013. Se la raccolta di firme per la conservazione dell'opificio non porterà ad alcuna modifica del progetto del "Museo dello Sport", anche perché i resti sembra non si prestino ad un'operazione di conservazione in sito, forse grazie ad una mobilitazione che, purtroppo, assume uno sgradevole sapore politico ed elettorale, si potrà avere una riflessione seria sulla gestione delle emergenze archeologiche a Vercelli. Certo l'interlocutore primario deve essere il funzionario territoriale della Soprintendenza, ma occorre dire chiaramente che la volontà di compiere alcune scelte di programmazione deve sopratutto essere espressa dal Comune, che tuttavia pare defilarsi. Eppure proprio il Comune ed il nostro Sindaco hanno dimostrato negli ultimi anni una sensibilità del tutto nuova alla questione archeologica con la realizzazione del Museo Archeologico Civico e con altre iniziative di tutela in centro storico. Ma, oltre al problema delle aree archeologiche a cielo aperto in completo abbandono, prima fra tutte quella dell'anfiteatro, pesa la singolare mancanza di un piano lungimirante e coerente per mettere a frutto le potenzialità del patrimonio archeologico cittadino che affianchi la nascita del Museo. Su questo terreno occorre che si orientino gli sforzi di chi a ha cuore il destino dell'archeologia cittadina. Bene quindi le conferenze, le visite e quant'altro, ma il nodo da sciogliere, oltre al futuro delle aree come quella dell'anfiteatro, è l'espressione di una seria programmazione municipale in accordo con la competente Soprintendenza: il parco archeologico messo nero su bianco.

Luglio-Agosto 2013. "E' difficile immaginare la dimensione della parte sotterranea dalla sola osservazione della parte in superficie". Parafrasando una definizione che riguarda il ghiaccio galleggiante ci avviciniamo alla realtà del patrimonio archeologico dell'antica Vercellae.Il caso del Museo dello Sport è approdato al Senato e, grazie ad una raccolta di firme, ora sembra impossibile che almeno una parte dell'opificio romano non venga risparmiata. Tutto grazie alla rete e all'attività di sensibilizzazione che, ma pochi lo ricordano, è partita proprio da qui. Ma attenzione, il problema vero resta, ed è costituito dalla mancanza di una politica a lungo termine per la valorizzazione del patrimonio archeologico vercellese. Un indirizzo chiaro che impegni il Comune a riconoscere la valenza notevole dell'archeologia cittadina e a programmare gli interventi necessari per la salvaguardia di quanto è già in luce ed è da anni esposto al degrado. E' ben vero che questa Amministrazione ha compiuto passi di enorme portata, come l'istituzione del Museo Archeologico e la stretta collaborazione con la Soprintendenza per la sorveglianza, che potrebbe essere ancora più attenta, di ogni scavo e cantiere in città. Ma l'abbattimento della cascina Ruggerina, la distruzione parziale del complesso dell'opificio prima che si rilevasse il suo interesse archeologico, la permanente situazione degradata delle aree archeologiche, prima fra tutte quella dell'anfiteatro, mettono sotto gli occhi di tutti che non si è fatto abbastanza e, con il costoso progetto Isola, non si è andati nella giusta direzione. Va ribadito che quanto è andato perduto a Vercelli per l'incuria e l'ignoranza dei decenni passati, che è putroppo moltissimo, deve spingere oggi cittadini e amministratori a non tralasciare più nulla che abbia una qualche importanza e a vigilare affinchè gli scempi perpetrati dall'urbanizzazione incontrollata non abbiano assolutamente a ripetersi. Non sarebbe sopportabile.

Non è più ammissibile che porzioni rilevanti della storia di una città fra le più antiche ed importanti dell'Italia Settentrionale debbano soccombere, con la connivenza di chi avrebbe avuto il dovere di vigilare, alla becera ed avida ignoranza della speculazione. E questo vale sia per l'archeologia che per l'edilizia storica.

I resti dell'anfiteatro di Vercelli assediati dalle superfetazioni.

 

LO SFORTUNATO, O FORTUNATO, CASO DEL MUSEO DELLO SPORT.

foto da "La Stampa"

Febbraio 2013. Nonostante sia ormai arcinoto a tutti i vercellesi che quando si muove terra in città affiorano immancabilmente relitti dell'antichità, accade ancora che qualcuno "cada dal pero" e, in questo caso, è la Ditta appaltatrice dei lavori per la costruzione del nuovo Museo dello Sport a capitombolare.In prima istanza, dopo l'abbattimento delle strutture preesistenti circa un anno fa, pensa bene di ridurre i costi scaricando abusivamente circa 6000 metri cubi di macerie in una cava di Borgo d'Ale. Beccati dalla Forestale sono ora indagati appaltatori e trasportatori per avere anche falsificato i documenti di trasporto di circa 300 viaggi di grossi camion (Vercelli Oggi 23/11/2012, La Stampa 25.11.2012 ).Il Comune di Vercelli si è ormai dotato di un efficace strumento di controllo degli scavi sul proprio territorio incaricando una Ditta specializzata di effettuare i sopralluoghi a fronte delle richieste di avvio lavori che, se del caso, contattano la Soprintendenza Archeologica. Cosa impensabile fino a qualche decennio addietro e certamente utile a non perdere quello che è rimasto, dopo secoli di edilizia selvaggia, dei dati archeologici sulla Vercelli antica.Nel caso specifico erano previsti sondaggi preliminari atti a stabilire l'esistenza e l'entità di stratificazioni di interesse archeologico. Tali sondaggi furono del tutto insufficienti e in qualche caso senza preventivo avviso. I materiali affiorati furono giudicati dalla Ditta come sporadici e di nessuna importanza. Quando, dopo la demolizione, si procedette al primo abbassamento del terreno la direzione lavori non si aspettava che fosse prevista l'assistenza archeologica. Al comparire delle prime strutture murarie, nonostante la Ditta sottovalutasse i ritrovamenti e non nascondesse il proprio disappunto, i lavori furono interrotti e iniziò l'opera degli archeologi, seguita dalla Soprintendenza Archeologica, e proseguita sino ad oggi data la vastità dello scavo e l'importanza delle strutture emerse. Questi succintamente i fatti, si veda quindi l'articolo in "La Stampa" del 28 luglio 2012 pag. 44 in cui si ammettono gli interventi della Soprintendenza al Belvedere, in via Vicenza, e viene invece categoricamente smentita la notizia che "era circolata" sull'intervento della Soprintendenza in via Massaua, che tuttavia era iniziato a giugno.Evidentemente anche il Comune, che come committente dei lavori deve far fronte alle ire della Ditta costretta ad interrompere l'attività e alle ingenti spese per le indagini archeologiche, tenta di "cadere dal pero". A novembre poi spuntano gli articoli de "La Stampa" e de "La Sesia": "Sotto il museo l'opificio romano" e "La Sesia" a gennaio 2013: "Museo dello Sport, il cantiere fermato dalla storia".

Si tratta dunque di un importante ritrovamento, non certo monumentale, ma di grande interesse per la ricostruzione delle attività produttive e commerciali a Vercelli e in Piemonte. Inoltre esso arricchisce e completa il quadro che fino ad oggi avevamo del suburbio della città romana, quanto mai incompleto per la scarsa cura che si pose nel documentare quanto emergeva nelle aree di forte espansione edilizia nel corso del secolo XX. Pare che la struttura emersa in via Massaua abbia fabbricato anforacei a partire dal II sec. d.C. E questo spiegherebbe la grande quantità di anfore rinvenute nel 1930 durante gli scavi per la costruzione del nuovo campo sportivo L. Robbiano. Nell'attesa di avere notizie più approfondite dalla Soprintendenza, magari fra qualche anno, rimarchiamo l'ennesimo tentativo di cancellare i ritrovamenti da parte dei soliti palazzinari e la sottovalutazione, da parte degli stessi, del rischio archeologico. I materiali, dice il sindaco, andranno ad arricchire il già angusto, ancor prima di essere realizzato, nuovo museo archeologico civico.

foto e articolo da La Sesia 22 1 2013

Domani, mercoledì, Comune, Sovrintendenza e ditta appaltatrice si riuniranno per stabilire il termine definitivo dei rilievi e delle catalogazioni che la Sovrintendenza sta eseguendo, ormai da mesi, nel cantiere tra via Derna e via Massaua, dove erano incominciati i lavori per il Museo dello Sport con líannesso palazzetto. Lo annuncia il sindaco Andrea Corsaro rispondendo, in tal modo, all'interrogazione presentata dal consigliere del Pd Egidio Archero. Osserva Corsaro: Come ho già più volte spiegato, durante i lavori sono state trovate vestigia importanti dal punto di vista archeologico: addirittura i resti di un opificio romano del II secolo dopo Cristo. La Sovrintendenza è subito intervenuta, ha bloccato i lavori e avviato tutte le procedure necessarie per inventariare i reperti. Questi lavori si sono protratti a lungo, ma, finalmente, siamo alla conclusione e mercoledì la riunione che ho convocato darà una riposta definitiva sulla chiusura del cantiere della Sovrintendenza e sulla riapertura di quello per la realizzazione del Museo dello Sport e del palazzetto. Continua Corsaro: Al termine dei lavori, la città avrà una struttura di prim'ordine, ed i risultati varranno i disagi patiti in questi mesi. E' chiaro - osserva il sindaco - che un'opera del genere comporta l'apertura di un cantiere non indifferente, ma abbiamo cercato, nel limite del possibile, di non creare soverchi problemi alla cittadinanza e alla circolazione stradale. Nella sua interrogazione, Archero osserva che il cantiere è fermo: gli ho spiegato il perchè, e che mi auguro che riparta il più in fretta possibile; spero che, da allora, i termini vengano rispettati ed i lavori si possano concludere quindi entro la fine di quest'anno.

ED ECCO CHE SPUNTA L'OPIFICIO ROMANO

Novembre 2012

Allo stadio Piola ex Robbiano

Vercelli, novembre 2012. Come volevasi dimostrare ecco che spunta ufficialmente uno dei più importanti ritrovamenti archeologici degli ultimi anni. Un opificio per la produzione di anforacei che conferma le ipotesi fatte da chi aveva assistito, già negli anni Trenta del secolo scorso, ai ritrovamenti di grosse quantità di anfore nella risistemazione dello stadio di quegli anni. Ma non solo, il ritrovamento, oltre a presupporre una serie di ricadute circa i commerci e le produzioni locali nei primi secoli dell'Impero, arricchisce e chiarisce il quadro dei ritrovamenti di questa zona della città a partire dal "Boschetto dei platani" di bruzziana memoria, sino all'area necropolare di via Tobruk e all'insediamento di via Aravecchia. Ritengo si tratti del primo ritrovamento di questo tipo in Piemonte e dimostra quanto ancora ci sia da scoprire della Vercelli romana e quanto già sia sottodimensionato il costituendo Civico Museo Archeologico. La serie di ritrovamenti di questi anni va a credito dell'impegno della Soprintendenza nella sorveglianza ai cantieri ma occorre ancora maggiore impegno per evitare in futuro fatti come quello dell'abbattimento della cascina Ruggerina e per prevenire qualche cosa di analogo nella fatiscente cacsina San Bartolomeo, abbandonata al degrado.


Scavi al Piola, ma non si deve dire. Confusione con gli interventi in via Vicenza? Perchè mai tenere la cosa segreta imbavagliando la stampa? Timore delle tifoserie? Vergogna, mentire al pubblico.....

Lo stadio Piola ex Robbiano restaurato (foto A. Cherchi)

Vercelli, ottobre 2012. Circa gli scavi al costosissimo Piola, che erano stati smentiti da un autorevole personaggio in articolo de "La Stampa", sono visibili dalle fortuite aperture della recinzione verde e sono di ragguardevoli dimensioni e profondità. Si veda quindi l'articolo in "La Stampa" del 28 luglio 2012 pag. 44 in cui si ammettono gli interventi della Soprintendenza al Belvedere, in via Vicenza, e viene smentita la notizia che "era circolata" sull'intervento della Soprintendenza in via Massaua. A raccontarci la storiella non è un politico, ma che i giornali si prestino a questo tipo di falsificazioni senza controllare o aderiscano supinamente per evitare guai, magari con le tifoserie, è quanto ci lascia allibiti e preoccupati....Che poi gli Uffici di tutela non informino è pure discutibile prassi. Si veda ad anche il recente caso dell'anfiteatro di Novara, scoperto in gran segreto. Il fatto di tenere nascosti i ritrovamenti non testimonia favorevolmente sulla trasparenza sia dei politici e amministratori locali, sia delgli stessi uffici di tutela.

Lo schema della pianta dell'anfiteatro di Novara sovrapposto alla foto Google Earth.


L'apertura di un nuovo sito dedicato alla ricerca e alla gestione del Patrimonio Archeologico cittadino da parte di "Vercellae. Centro studi e ricerche archeologiche"

Fra gli interessanti documenti pubblicati la cronistoria della vicenda della così detta "casa Pitardina", di cui proponiamo tre immagini degli anni Novanta tratte dal sito di Vercellae. La gestione di quella sventurata costruzione si aggiunge al lungo elenco di fattacci e problematiche, tutte locali,legate al centro storico e ai ritrovamenti archeologici vercellesi. Recente l'abbattimento della Ruggerina, cascina storica per di più insistente su di un'area archeologica. Tutto quanto è stato fatto negli ultimi decenni da parte di appassionati e volontari se ha portato ad una maggiore attenzione da parte della Soprintendenza con un spesso forzoso coinvolgimento della municipalità in operazioni di scavo e di conservazione, non ha raggiunto l'obiettivo di interessare i concittadini al la gestione "politica" dell'ingente patrimonio rappresentato dal sottosuolo e dal centro storico vercellese. Basterebbe confrontare gli stanziamenti per lo stadio agli stanziamenti per il Civico Museo Archeologico, che rischia l'aborto, per avere un'idea di quanto poco si stia facendo e di quanto poco valgano gli sforzi dei pochi vercellesi sensibili alla problematica. Che fare dunque? Sicuramente autocritica. Si poteva certo fare insieme di più e meglio. Ora però, perlomeno, ci sentiremeo meno soli.

http://vercellae.altervista.org/joomla/storie/14-la-questione-pitardina


La sorpresa del Centori durante i lavori di consolidamento dell'edificio

Il Comune ha mantenuto l'impegno e finalmente sono iniziati i lavori per il consolidamento del Centori che porteranno al recupero della struttura. Come nel caso del San Marco, che non smette di riservare sorprese agli storici dell'arte, anche al Centori esistono parti del complesso che, pur essendo di proprietà privata, conservano interessantissimi esempi di architettura e d'arte. Il prossimo passo quindi, è un auspicio, sarà forse documentare e rendere fruibili al Pubblico i bellissimi affreschi e le strutture architettoniche dell'ex convento di San Marco e delle parti private del complesso di edifici che costituirono fin dal Medioevo la residenza della famiglia Centori.

 

(Da La Stampa, 3-7-2011,Vercelli, pag.48)

Roberta Martini

Muro romano affiora a Palazzo Centoris Annuncio del sindaco: scoperto durante i lavori di consolidamento al piano interrato.Gli operai stanno liberando il pavimento in cocciopesto, al piano interrato. Una routine del restauro, anche se il palazzo da risanare si chiama Centoris ed è uno dei tesori della città. Sono operai di un'azienda specializzata, la Poggiolini di Firenze, lavorano in corso Libertià da tre mesi. E si rendono conto che non hanno più soltanto a che fare con un materiale di rivestimento per l'edilizia Le loro lampade illuminano un muro che, poco pi tardi, archeologi ed esperti della Soprintendenza di Torino faranno risalire all'epoca romana.

"E' un muro lungo nove metri e mezzo e largo un metro e ottanta centimetri, numeri che fanno pensare ad un edificio pubblico del periodo romano", racconta Marta Licata, l'archeologa che, con Antonella Gabutti, sta seguendo il cantiere insieme con Elisa Panero della Soprintendenza ai Beni archeologici del Piemonte. Il sindaco Andrea Corsaro accompagna il piccolo gruppo attraverso il palazzo, rimasto chiuso al pubblico dal 2008: il restauro (830 mila euro stanziati dal Comune con il contributo della Fondazione San Paolo) è forse il più prestigioso di questo scorcio di stagione. "Il muro - aggiunge Corsaro - copre il lato Sud e il lato Ovest, e il suo andamento curvilineo fa pensare ad un edificio pubblico di grande importanza". Siamo appena all'interno del muro della città romana, un'ipotesi (da valutare) e che si tratti di un teatro romano.

Il ritrovamento non intacca il cantiere, così come l'aveva presentato l'assessore ai Lavori pubblici, Roberto Scheda. Il restauro e la riqualificazione di Palazzo Centoris, che ha un impianto originario del Duecento, passano attraverso il consolidamento di volte e strutture lignee, con micropali per le fondamenta. Si proseguirà con la deumidificazione e il restauro degli affreschi del cortile interno, di concezione bramantesca, con i centauri che danno il nome al palazzo. Con settembre terminerà il cantiere per mettere in sicurezza l'edificio, a cui il Comune vuole ridare vita facendone la sede di eventi, incontri culturali. Ed anche, conclude Corsaro, la sede dell'agenzia di marketing per ilterritorio.


Ritardi e arretrati nella pubblicazione degli scavi vercellesi

L'avevamo già sottolineato e ora, curiosi di sapere se qualcuno è in grado di spiegare la lacuna, abbiamo scritto una lettera alla redazione de La Stampa:

L'ARCHEOLOGIA A VERCELLI

E' molto strano, e costituisce certo un'anomalia nel quadro dell'archeologia piemontese, il fatto che di un lungo elenco di interventi archeologici vercellesi non esista documentazione nella pubblicazione istituzionale "Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte" giunta al venticinquesimo numero. L'ultima notizia riguardante Vercelli è infatti pubblicata sul numero 23, del 2008.

Mancano all'appello, in ordine cronologico, notizie riguardanti le strutture portuali di via Pastrengo (1992), di cui si danno pochi cenni in una sede di convegno, lo scavo di ìcasa Benildeî del 1995, le scoperte del 1998 nell'orto del Seminario (il giornale La Stampa titolava "Ritorna alla luce una basilica del IV secolo"), le fondamentali scoperte dello scavo ex Eca in via Q. Sella del 2000 (di cui esiste peraltro stringata documentazione esposta in occasione delle visite didattiche), le importanti scoperte in corso Prestinari e corso Fiume (Croce di Malta) del 2002 (Tombe, monete auree, caligae), le ulteriori scoperte nel cortile del Seminario del 2006 (grande edificio termale), la segnalazione di affreschi tardo romani in una cantina di corso Libertà (La Stampa del 15 agosto 2007), i sondaggi conoscitivi presso la caserma Trombone in via XX Settembre del 2009, senza contare altri minori ritrovamenti. Da ultimo la recente scoperta nel piano cantinato del palazzo Centori di un muro di epoca romana, che per il suo spessore e per l'andamento curvo avrebbe fatto supporre la presenza di un teatro, ci ricorda che i ritrovamenti ed i lavori scientifici della Soprintendenza sono di interesse pubblico e finanziati da denaro pubblico e come tali dovrebbero essere posti quanto prima , anche in forma sintetica, a disposizione del Pubblico e della comunità scientifica, così come avviene solitamente, nelle sedi istituzionali (in questo caso i Quaderni).

Che cosa abbia impedito che si desse conto di ritrovamenti di tale capitale importanza per la ricostruzione della forma urbana di Vercellae risulta oscuro e dà adito a legittime inquietudini. Sarebbe pertanto quanto mai opportuno che dalla documentazione tecnica degli interventi (al di là delle possibili interpretazioni) si fornisse un succinto resoconto per colmare la grossa lacuna che si è creata e che caratterizza, purtroppo negativamente, l'archeologia vercellese nel panorama piemontese.

G. Sommo archeovercelli.it 4 luglio 2011

 

Caserma Trombone , via XX Settembre. Sondaggi conoscitivi 2009. Da www. bona1858.it

Via Pastrengo, banchina del porto fluviale 1992. Da www. bona1858.it

Cortile del Seminario. Scavo 2006. Da www. bona1858.it


Nuovo ritrovamento in centro storico

(Da La Stampa, 13-11-2009,Vercelli, pag.67)

Dalle fogne di Vercelli spunta un prezioso mosaico romano

Enrico Demaria

Com'era prevedibile, auspicato dagli appassionati di archeologica, ma paventato dagli abitati e soprattutto dai negozianti della zona, gli scavi per le nuove fognature in via Laviny hanno portato alla luce un prezioso reperto: un mosaico di 3,5 metri quadri, risalente probabilmente alla prima eta' imperiale romana. Conferma il sindaco Andrea Corsaro: ´Si tratta di un 'signino'', battuto di malta, bianco con tessere nere inserite in file parallele. La Sovrintendenza lo ha gia' esaminato, trovandolo molto interessante. La buona notizia - per negozianti e residenti - e' che il mosaico verra' staccato, a spese del Comune, e portato al restauro, probabilmente a cura di esperti ravennati. ´In tal modo - dice il sindaco - Atena potra' proseguire i lavori, chiudendo il cantiere in tempi ragionevoli. Dopo il restauro, il mosaico verra' riportato a Vercelli e sistemato nel costituendo Museo Civico Archeologico, al primo piano di Santa Chiara. Museo che il Comune sta realizzando nell'area dell'ex chiesa, che una volta ospitava gli uffici Iva, su espresso desiderio proprio del sindaco. Osserva Corsaro: ´Vercelli era ed e' ricchissima di reperti archeologici, anche di grande valore. Ed, in pratica, quasi ad ogni scavo emerge qualcosa di interessante. Solo che, sinora, gran parte dei ritrovamenti, dopo l'esame della Sovrintendenza, veniva portata a Torino: con la realizzazione del Museo, invertiremo la rotta e avremo la possibilita' di riavere anche i reperti piu' preziosi, ad esempio la famosa tazza di Ennione. Il sindaco si riferisce ad una piccola ma splendida ciotola di vetro azzurro a stampo, firmata da vetraio siriano Ennione da Sidone, attivo verso la prima meta' del I secolo. Nelle intenzioni di Corsaro, il museo archeologico sara' un'ulteriore attrazione per Vercelli, con il grande Anfiteatro in fase di recupero.

 


 

Eccezionale sforzo del Comune per il centro storico

Grandi cantieri in chiese e castelli Parte la stagione dei grandi cantieri, che coinvolge chiese, torri, castelli e palazzi storici. Il Comune ha stanziato oltre un milione e mezzo di euro per i primi interventi, che iniziano dalla facciata posteriore dell'ex chiesa di San Marco e toccano il prestigioso Palazzo Centoris. In giugno partira' invece il secondo lotto per il recupero del castello di Quinto: 700 mila euro l'importo, finanziato in gran parte dalla Regione. (da La Stampa 16/4/2009 pag. 53).

Nel pacchetto c'é anche la fabbrica del S. Andrea, finalmente ripescata per assicurare una adeguata manutenzione al monumento.

Articoli e particolari


 

A QUESTAAMMINISTRAZIONE DOBBIAMO RICONOSCERE L'IMPEGNO ED I PRIMI RISULTATI

Cose mai viste a Vercelli! Il San Marco, gli affreschi, la Guggenheim, il Museo archeologico, il Parco archeologico e l'Anfiteatro. Mai una sola Amministrazione Civica aveva concepito e attuato tanto per i BB.CC. della città. Qualcosa di simile era accaduto verso la metà dell'Ottocento, quando, grazie ad alcuni personaggi vercellesi e non, si fecero dei piccoli miracoli per ridare dignità al borgo agricolo ex municipio romano, ex potente comune medievale, ex ricca città rinascimentale. In pochi anni furono istituite la Biblioteca Civica, il Civico Museo Lapidario Bruzza, si formarono le raccolte Leone e Borgogna, il Belle Arti con le raccolte di dipinti e di affreschi e la Scuola di disegno. Un fervore finalizzato a ridare alla città quel ruolo di capoluogo che aveva perduto e che riavrà solo nel 1924. Purtroppo quegli slanci e le giuste direzioni prese con la Commissione archeologica e d'ornato, che avrebbero potuto ribaltare le sorti estetiche del centro storico vercellese con un duraturo impegno municipale, si affievolirono rapidamente. Giungono così gli scriteriati abbattimenti del Ventennio e poi degli anni Sessanta e Settanta del Novecento (Vecchio Ospedale, Via Cavour ecc.) e la banalizzazione del centro storico che continua sino ai giorni nostri, soprattutto con la "pulizia" dell'antico Broletto (piazza dei Pesci) che ne è un esempio ecclatante e forse in parte con gli interventi sulla piazza Cavour, in verità non sempre condivisibili.

Questi "pasticci" potrebbero costituire il punto più basso della politica sul centro storico vercellese se davvero vi è stata una "presa di coscienza", non solo del Sindaco e di qualche Assessore ma di tutte le forze politiche locali, dell'importanza del tessuto storico architettonico della città, delle sue potenzialità archeologiche e delle possibili ricadute economiche e sociali che stanno in quel termine, un poco abusato, di "Città d'Arte" che non si conquista facilmente, se non sulla carta e sui titoli dei giornali.

Così, dato a Cesare quel che è di Cesare, ci auguriamo che l'indirizzo preso sia perseguito nel tempo, anche attraverso periodi economicamente difficili , con l'obiettivo di mettere in valore la nostra casa comune, il nostro retaggio di città più antica del Piemonte.

Marzo 2009

Ma ora salta fuori il prgetto anfiteatro


 

Il Jolly Roger's, affiancato alla bandiera nazionale, nell'uso della marina segnala un affondamento importante. Chi abbiamo affondato... è affar nostro. Ci ritroviamo anche, in qualche modo, nella parte di pirati, o meglio corsari, dell'archeologia. Quindi...questa è anche la nostra bandiera.

Siamo sempre stati considerati come scomode presenze, e tali vogliamo restare. Non diamo quartiere.

 


 

TENIAMO TUTTO, ANCHE NOTIZIE VECCHIE POSSONO RITORNARE COME NUOVE

 


Vercelli avrà il Civico Museo Archeologico che il Bruzza auspicava nel 1875

Una delle priorità che rendono così interessante la vita culturale della città in questo autunno 2009 è, oltre al destino dell'anfiteatro, l'istituzione del nuovo Museo Archeologico. Non vorremmo che nascesse angusto e asfittico in salette soffocanti ma che avesse tutto il respiro che un'attesa di più di un secolo dovrebbe meritare. Perché l'archeologia vercellese è tuttora ricca di promesse e l'antichità e la complessa storia della città preludono a continue nuove scoperte ad ogni scavo di cantiere.

Quindi, olttre a non dimenticare nell'intitolazione del nuovo Museo la figura di studioso che già alla metà dell'Ottocento seppe vedere tanto lontano da caldeggiare e iniziare l'idea di Civico Museo Archeologico, vorremmo che la struttura fosse sufficentemente ampia per ospitare quanto già è nei depositi torinesi ( ed è molto) e quanto ancora sarà raccolto negli anni a venire.

Essendo poi il Museo un Museo del XXI secolo sarebbe quanto mai utile che esso si avvalesse di tutti quei mezzi audiovisivi e di grafica computerizzata che rendono semplice e comprensibile al Pubblico sia quanto viene esposto, sia i contesti e le ricostruzioni architettoniche e topografiche che un tempo erano così difficili da realizzare per una esposizione.

Speriamo e facciamo voti affinché l'istituzione non debba nascere settimina e di corto respiro provinciale per la cronica scarsezza di fondi e per eventuali cambiamenti di politica delle successive Amministrazioni. Desideriamo che il Museo Archeologico vercellese sia all'altezza della migliore tradizione museografica piemontese.

 

Agosto 2007

BEN DUE MUSEI ARCHEOLOGICI SONO IN GESTAZIONE, A VERCELLI E A BORGOVERCELLI.

Quale notizia! Dopo decenni di infruttuosi dibattiti e di veementi richieste ecco materializzarsi una vera corsa al museo archeologico a Vercelli e nei comuni limitrofi. Forse si è finalmente compresa l'importanza della città e del suo territorio sotto il profilo archeologico? Niente di tutto questo. E' stato sufficiente l'ardimento dell'Amministrazione del piccolo centro di Borgovercelli che ha scoperto la possibilità, allettante, di restaurare l'antico castello con fondi legati all'allestimento di un Museo collezionistico ceduto "chiavi in mano", per dare il via ad una serie di accadimenti che hanno spinto il Comune di Vercelli a destinare una parte dell'appena restaurato complesso di S. Chiara all'esposizione di quella ingente quantità di oggetti recuperati negli ultimi trent'anni di scavi cittadini ed ora giacentia Torino negli stracolmi magazzini della Soprintendenza Archeologica del Piemonte. Stranezze della politica dei Beni Culturali!

E' assai probabile che tra le righe dei primi articoli di stampa e di qualche letterina sollecitata di qualche settimana fa si nasconda la chiave del mistero, per ora del resto solo giornalistico, che avvolge la reale intenzione del Comune di Vercelli di dare vita ad una istituzione di tale importanza, con tutte le conseguenze economiche ed amministrative che ne deriverebbero.

L'argomento è per noi, che da decenni si è battuto questo tasto, di estremo interesse e lo seguiremo in queste pagine dedicandovi ampio spazio. Una riflessione però la facciamo subito: come intenderà impostare l'attuale Amministrazione vercellese il suo rapporto con il patrimonio archeologico cittadino, con i tanti obiettivi che si è data, a cominciare dalla sistemazione dell'Anfiteatro?Perchè in effetti sino ad ora di concreto si è visto ben poco e chissà come la penserà in proposito la prossima Amministrazione.

Analizzeremo i contenuti dell'atto di indirizzo e del protocollo d'intesa, ma va detto fin d'ora che a dover mettere nero su bianco un progetto di museo civico sarà un funzionario tecnico che ha ben altre gatte da pelare.

I testi

(Cliccare sul titolo)

1 (2007)

GIUNTA COMUNALE ­ ADUNANZA DEL 21 AGOSTO 2007 OGGETTO N. 299

ARCHEOLOGIA PER LA CITTA'. ATTO DI INDIRIZZO PER L'ISTITUZIONE DEL MUSEO ARCHEOLOGICO

2 (2008)

GIUNTA COMUNALE ­ ADUNANZA DEL 29 LUGLIO 2008 OGGETTO N. 337

MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DELLA CITTÀ DI VERCELLI - APPROVAZIONE DEL PROTOCOLLO DI INTESA CON LA SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL PIEMONTE.

 

Gli antefatti e i prodromi

La genesi

e, fra le altre cose,

La nostra raccolta di firme del 2001
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Ultimo aggiornamento giugno 2018

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