La "Lex Tappula"

Il frammento, unico nel suo genere nel vasto panorama di ritrovamenti del mondo romano,

venne pubblicato pochi anni dopo il suo ritrovamento dallo studioso tedesco Theodor Mommsen

 

 

 

Il 15 dicembre del 1881, F. Marocchino scrive a padre L. Bruzza informandolo dello scavo avvenuto in via Gioberti nel cortile del Collegio delle Orfane. Lo sterro, avvenuto nella parte Est del cortile, ha permesso di mettere in luce alcuni tratti di muratura paralleli, dei quali, stando ai sommari rilievi, almeno tre costruiti in ciottoli e malta. A fianco di uno di questi erano posti alcuni gradini in marmo sagomato che sembravano formare una scala a chiocciola. Su tali scalini si rinvenne uno dei reperti più importanti di quello scavo, un frammento di tavola in bronzo riportante incisa la particolarissima iscrizione:

[Lex] Tappula .......ius Tapponis f(ilius) Tappus cis[tifer] secundum e[dicta] conlegaru[m ad] quos e(a) r(es) p(ertinent) M(arci) Multivori P(ubli) Prosperoci[bi] [......M(arci) Me]ronis (?) Plebem Romana[m iure] [rogavit pl]ebesque Romana iure sci[vit] [....pro ae[de Herculis a(nte) d(iem undecimam) k (alendas) und[ecemb(res)......a trib]u Satureia principi[um fuit]....Ta]pponis f(ilius) pante repeti[to scivat........c qui auaeve.

Si tratta di un frammento di una legge giocosa emanata da un circolo conviviale vercellese e redatta scherzosamente nella stessa forma delle leggi plebiscitarie romane, ed appartiene a quelle leges conviviales la cui esistenza ci è tramandata da Festo. Il frammento, conservato al Museo Leone, è tuttora in restauro presso la Soprintendenza. La sua datazione è assai controversa e spazia tra l'inizio e la fine del I secolo d.C. con, addirittura, una sua possibile collocazione alla fine del II secolo d.C. Trovandoci in presenza di uno scavo condotto con criteri ottocenteschi, non è certo possibile avere elementi che permettano di stabilire con certezza i contesti del ritrovamento. A questo proposito è però da ricordare la presenza nello scavo di quello che quasi certamente è un frammento di piatto a vernice nera che potrebbe datare il ritrovamento, pur con tutte le cautele, ad un periodo ascrivibile all'inizio del I secolo d.C. Dallo stesso sterro provengono anche alcuni manufatti in pietra convessa che, ritrovati poggianti sopra a mattoni sesquipedali romani, erano utilizzati come condotta per acqua, uso al quale serviva anche, ovviamente, la fistola plumbaria rinvenuta nel contesto. Insieme al frammento della Lex Tappula vennero alla luce anche un frustolo di cornice in bronzo ed uno di marmo che riportava incise alcune lettere. Lo scavo venne ulteriormente allargato nei primi mesi del 1882 ed in questa occasione vennero ritrovati frammenti di un braccialetto in bronzo, alcune tessere musive ed una pedina per il gioco della dama. Qualche anno più tardi, nel 1890, Camillo Leone nuovamente eseguì un saggio di scavo assai vicino al primo, dal quale emerse un pavimento a mosaico formato da tessere bianche e nere.

[da S. Beltrame-S. Gaviglio "Vercelli Antica", Vercelli 1999]