Una serie di trovamenti, antichi e recenti, trovano al loro spiegazione con l'esistenza del tratto meridionale delle mura urbane di epoca augustea

Il tratto meridionale delle mura di Vercellae

 
(da La Sesia 11.7.2003)
 

Lo scavo in via Q. Sella, tuttora in corso e pubblicato in forma didattica con la piccola mostra che ha affiancato la prima fase dei lavori, ha fornito all'archeologia vercellese dati di incommensurabile valore per quanto concerne le mura romane della città, lungamente cercate dagli studiosi locali su basi induttive e sfruttando le abbondanti documentazioni storico-topografiche riferite però al Medioevo.

Poichè tuttora è prevalentemente diffusa la ricostruzione del "castrum" quadrato proposta dai Faccio (C.Faccio e G.C. Faccio) e nonostante le osservazioni dell'Arnoldi prima e del Ferraris più di recente avessero non poco incrinato le tesi su cui si basa la ricostruzione del recinto romano con successivo ampliamento così detto "longobardo", occorre fare chiarezza circa la realtà dei dati archeologici ponendo in luce sia la reale estensione dell'abitato della città romana, così come ci è presentata dai ritrovamenti, sia la collocazione che i dati emersi dalle ricerche storiche debbono avere nello sviluppo cronologico del circuito urbano vercellese fra Antichità e Medioevo.

In alcuni casi infatti riferimenti concreti e incontrovertibili sembrano provare l'esistenza delle difese che i Faccio hanno evidenziato, mentre la loro datazione resta del tutto opinabile.

 

In questo momento la disciplina archeologica è dunque in grado di dare un decisivo contributo allo stabilimento della verità circa le mura della città romana e di avvalorare l'immagine che San Girolamo ne diede nella sua lettera, eliminando definitivamente le tesi che tendevano a giustificare la mancanza di apprestamenti difensivi nell'unico caso di Vercellae fra i municipia firmissima citati da Tacito.

Lo scavo oltre a mettere in luce un breve tratto del circuito di mura urbane costruito in epoca augustea e successivamente dotato di un largo fossato e di torri con l'aggiunta di un muro esterno a protezione del fossato stesso, ci dà alcuni elementi fondamentali circa il mantenimento in uso del sistema e sull'epoca in cui il fossato viene via via colmato e le mura spogliate per ricavarne materiali per nuove costruzioni (dal I al V secolo d.C. circa).

La posizione e l'orientamento del breve tratto posto in luce, di cui attendiamo la definitiva pubblicazione, sono inoltre in grado di far parlare alcuni dei ritrovamenti del passato, confinati fra le memorie dei primordi dell'archeologia vercellese, e di correggere l'interpretazione data dall'archeologo ad una parte dello scavo della Visitazione e ad altri più recenti ritrovamenti isolati.

L'analisi dei dati in nostro possesso permette di delineare con notevole precisione l'andamento del muro di cinta in tutto il suo percorso meridionale, da via Q. Sella a piazza Solferino, dove molto probabilmente cambiava direzione seguendo il corso del Cervo ed incontrava le strutture portuali che sono emerse nella zona, frutto di scavi, questi, ancora totalmente inediti e di grandissimo interesse.

B

Prolungando la linea costituita dal muro rinvenuto in via Sella verso Est si incontra il margine meridionale dello scavo della Visitazione dove l'archeologo ha male interpretato il muro con direzione E-W ed il "corso d'acqua" poi interrato che lo lambiva così come l'unità stratigrafica costituita da ghiaietto che separa il muro dalle strutture della domus verso Nord. Si trattava in realtà dello stesso muro difensivo e del fossato così ben evidenziato in via Sella.

C

Più oltre verso Est nel 1880 (2 maggio1880 . Lettera di Francesco Marocchino a Luigi Bruzza) venivano in luce due tratti di un muro costituito da sesquipedali legati da argilla a grande profondità:

"[...] Alla distanza poi di 15 metri circa dal centro del muro di cinta del giardino dei PP. Barnabiti, prospicente verso mezzodì, ed alla profondità di 4 metri circa dal suolo, si trovarono gli avanzi di un muro assai spazioso, costrutto di embrici romani collegati con pura argilla, in alcuni dei quali, oltre un vano ad una delle estremità in forma di C, per introdurvi la mano e poter più facilmente maneggiarlo, stà impressa la sigla del quadratario che unisco, sebbene illeggibile. Anziché sigla pare piuttosto un albero con rami. Le dimensioni degli embrici sono: lunghezza cm 45, larghezza cm 30, altezza, ossia spessore, cm 9 scarsi. Il vano sovra indicato non trapassava lo spessore degli embrici, ciò che pure riconobbi in quelli trovati a Borgo Vercelli. Un muro consimile comparve pure alla distanza di alcuni metri verso levante da quello più sopra indicato, e tanto l'uno quanto l'altro cessavano alla profondità di metri 4,50 sotto il suolo attuale. Io giudico che tali muri costituissero le pareti di tombe, avvegnacché sopra alcuni embrici e nel suolo sottostante ai muri apparvero le tracce di humus commisto a creta [...]".

Le fondazioni del muro di via Sella sono costituite anch'esse da sesquipedali non legati da malta.

D

Nell'area interessata da quei ritrovamenti sorse più tardi la caserma Bava dove, nella metà settentrionale del cortile interno, è recentemente emersa una struttura muraria risalente al periodo romano primo imperiale della lunghezza di m 20 con spessore di m. 1,80, (lo stesso del muro di via Sella e della Visitazione) orientata in senso EW. Il muro era dotato di un paramento in ciottoli con ricorsi in laterizi "di notevole monumentalità" e risultava asportato all'estremità W in epoca post medievale.

La struttura non potè allora essere collegata ad altre murature e non furono formulate ipotesi sulla sua funzione originaria.

Si tratta con ogni evidenza dello stesso muro, conservato per una altezza maggiore e completamente asportato alle estremità, forse dagli stessi scavi del 1880.

E

Nel 1932, infine, durante i lavori di scavo per la costruzione della Casa del Balilla (ora palestra Mazzini), si mise in luce un tratto di muratura, che dal sommario rilievo sembrerebbe essere costruita in ciottoli e malta e seguire un orientamento NW-SE. Del rudere, di ridotte dimensioni, non fu possibile ipotizzare la funzione.

Con ogni probabilità ci troviamo di fronte allo stesso muro di cinta.

F

Un possente tratto di muratura costruito in ciottoli e malta con filari di mattoni sesquipedali di epoca romana è da ultimo venuto in luce nel 1992 nelle cantine di un edificio al civico n. 11 di via Pastrengo (La Sesia 25-9-1992). Anche questo ritrovamento, purtroppo inedito, potrebbe avere relazione con l'andamento della mura che abbiamo tentato di ricostruire nel loro lato meridionale, tuttavia la sua mole, ben superiore al metro e ottanta del muro di cinta, consiglierebbe di porlo in relazione con le strutture portuali di cui si è già riferito o con una delle porte della città, che doveva trovarsi proprio in quest'area, prossima all'anfiteatro e alle vaste zone necropolari che seguivano l'andamento dell'asse viario.

Non ci resta che attendere la pubblicazione definitiva dei ritrovamenti dia via Sella e di via Pastrengo per avere maggiori particolari circa questi ritrovamenti tanto importanti per la storia della città romana, che fu davvero notevole nell'Antichità.

 

G. Sommo

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