Gruppo Archeologico Vercellese Trent'anni di attività 1972-2002 |
GRUPPO ARCHEOLOGICO VERCELLESE Associazione volontaristica per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico del Vercellese, aderente all"Associazione Nazionale Gruppi Archeogici d'Italia. Fondato a Vercelli nel 1972 ad opera di un gruppo di appassionati si appresta a celebrare il trentennio di attività.
1972 Prime ricognizioni in Baraggia di Masserano con segnalazione di attività di scavi clandestini 1973 Tentativo di federazione fra le Associazioni archeologiche della Provincia di Vercelli 1975 Convegno sulla situazione del patrimonio archeologico in Provincia 1976 Segnalazione dell'area necropolare di epoca romana in via Testi, recupero di materiali affidati al Museo C. Leone. Segnalazione dell'intensa attività di scavo clandestino in via Gamberoni (area necropolare c.d. di S. Bartolomeo) 1977 Sensibilizzazione pubblica sul problema della riapertura del Museo C. Leone Primi ritrovamenti di ceramiche medievali e rinascimentali nei pressi della Torre dell'Angelo 1978 Raccolta di firme per sostenere la richiesta di una mostra a Vercelli dei materiali sequestrati in via Gamberoni Memoria per le consultazioni sul programma di massima di attuazione del Piano Regolatore generale di Vercelli dedicata al tema edilizia-tutela archeologica 1979 Nuovi ritrovamenti nell'area della Torre dell'Angelo, in particolare scarti di cottura di ceramiche graffite padane che attestano la produzione locale di tale ceramica Convegno per l'istituzione del parco naturale-archeologico della Bessa Recupero del c.d. bronzetto di Pertengo (ora al Leone) Pubblicazione in ricordo di G. A. Ranza Primi esperimenti di aerofotografia archeologica 1980 Individuazione dei sette bacini di ceramica graffita e del ritratto marmoreo di epoca primo imperiale in S. Agnese ex S. Francesco Chiesto il vincolo monumentale archeologico per la cascina S. Bartolomeo Relazione sui ritrovamenti di ceramiche in piazza Cavour -Torre dell'Angelo 1981 Raccolta di firme per sollecitare i restauri della Torre del'Angelo. (Il comune prima nega e poi ammette di esserne proprietario) Il Gruppo è promotore con l'Archivio di Stato del primo lotto di cartelli gialli Concessa autorizzazione all'asportazione e restauro delle ceramiche e del ritratto di S. Agnese (con finanziamenti provinciali e dello stesso Gruppo) 1982 Accordo con la Società Storica per le manifestazioni del centenario di L. Bruzza Esce "Vercelli e la memoria dell'antico" Assegnata dal Comune la nuova sede in S. Andrea 1983 Segnalazioni e raccolta di materiale dell'insediamento di epoca romana a Greggio Preparazione del convegno dedicato al Bruzza e adesione dell'Istituto di Belle Arti Ricerca sul castello di Monformoso 1984 Convegno e mostra dedicate a L. Bruzza. Il Gruppo dirige e allestisce la mostra documentaria nelle sale del Museo C. Leone. 1985 Segnalazioni a Lenta e Arborio, raccolta del materiale di superfice. Studio sistematico delle carte Bruzza dell'Archivio Civico Edizione del lavoro di ricerca su Monformoso Inventario e schedatura delle ceramiche medievali e rinascimentali del Museo C. Leone 1986 Pubblicazione delle schede delle ceramiche del Leone dove sono intanto confluiti i materiali recuperati presso la Torre dell'Angelo (primo ritrovamento in Piemonte in ambito urbano). 1987 Rilevamenti del rudere della chiesa di San Giorgio di Rado 1988 Inizio dei lavori di rilevamento dei ruderi del castrum di Rado in collaborazione con il Gruppo Archeologico Milanese 1989 Prosecuzione dei lavori al castrum di Rado 1990 Prosecuzione dei lavori al castrum di Rado. Avviamento del Progetto di Inventario dei siti fortificati 1991 Accuse infamanti al Gruppo che si occupava di ripulire e rilevare i vecchi scavi ai piedi della Torre dell'Angelo. Sequestro di tutti i materiali presenti nella sede e regolarmente segnalati e non ritirati dalla competente Soprintendenza. Esce il volume Castrum Radi primo delle nuove collane del GAV 1992 Lavoro di preparazione dell'Atlante aerofotografico dei siti fortificati e uscita del primo volume 1993 Uscita del secondo volume dell'Atlante 1994 Uscita del terzo volume dell'Atlante 1995 Pubblicazione integrale del corpus delle Carte Bruzza 1996 Proposta dal Gruppo la sede di S. Marco per il Museo Archeologico regionale per una definitiva sistemazione degli ingenti depositi di materiali archeologici di provenienza cittadina e territoriale non esposti e giacenti nei depositi della Soprintendenza. Denuncia della mancanza di chiarezza nelle politiche culturali municipali e della gestione "feudale" della cultura. Nessuna risposta da parte del Comune di Vercelli. 1997 Gruppo Archeologico e Società Storica sloggiati dal S. Andrea 1998 Nuova sede, concessa dal Comune, nelle portinerie dell'Ospizio in via Garrone. Preparazione ed edizione del poster dedicato alle anfore e ai sarcofagi del cortile del Museo Leone 1999 Preparazione ed edizione del volume dedicato ai ritrovamenti archeologici nel territorio comunale con finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli 2000 Realizzazione del sito internet del GAV (http://web.tiscalinet.it/archeovercelli - http:/www.archeovercelli.it) Prevista edizione del quarto ed ultimo volume dedicato all'Inventario dei siti fortificati con finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli. 2001 Chiusura della sede. Scioglimento dell'Associazione. Potenziamento del sito internet per la conservazione dei materiali di studio prodotti e per la divulgazione delle problematiche relative ai Beni Culturali a Vercelli e nel Vercellese.
PROGRAMMI PER IL FUTURO
Incremento della presenza su internet e dei documenti e testi disponibili Prosecuzione delle attività editoriali con focalizzazione sulla città (collana didattica) Sensibilizzazione sui problemi del restauro e conservazione delle anfore nel cortile del Leone Sensibilizzazione dei cittadini sui problemi del centro storico, dei musei e del rilancio culturale della città, anche attraverso un dibattito costruttivo con l'Amministrazione Rilancio della proposta di istituzione del Museo Archeologico |
PROBLEMI DEL CENTRO STORICO E POLITICHE CULTURALI DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE ( a cura di G. Sommo : e-mail sommogiov@tiscalinet.it)
ALCUNI PROBLEMI ESPOSTI SINTETICAMENTE Costituiscono problemi primari del centro storico e della cultura vercellese, di cui non conosciamo le soluzioni avviate dall'Assessore competente: -Area archeologica di Santo Stefano de civitate (degrado insostenibile) -Palazzo Centori, proprietà comunale (affreschi in via di scomparsa e lesioni strutturali) -Sala Tizzoni (Istituto di Belle Arti-Comune di Vercelli - Inagibile da anni , macchie di umido all'esterno, lesioni, ingresso occultato dai cassonetti). -San Pietro Martire (ennesimo furto, questa volta è scomparso il portone settecentesco) VERGOGNA!! -Restauri in S. Andrea, proprietà comunale (Di solito gli interventi di restauro di monumenti medievali producono relazioni e novità di studio che a quanto so nel nostro caso non esistono, i criteri adottati nel caso del S. Andrea sembrano discutibili, in particolare vorrei segnalare l'uso di mole abrasive per la pulizia della facciata, riscontrato di persona e visibile sulle pietre, e vorrei conoscere la destinazione dei "pezzi" asportati e sostituiti dal cantiere. Discutibile, inoltre, l'intonacatura a nuovo del fianco settentrionale del monumento) -Torre dell'Angelo, proprietà comunale (dopo i restauri strutturali cosa si aspetta per procedere alla sistemazione definitiva e al riuso?) -Anfore e sarcofagi al Leone: molti di proprietà comunale ceduti in uso al Museo dopo il disallestimento del Lapidario Bruzza. Cosa ne sarà se resteranno ancora all'aperto esposti alle intemperie? -Restauri della piazza del Broletto Se questa sistemazione "urbanistica" è quanto di meglio fosse possibile realizzare meglio sarebbe stato lasciare tutto come stava. Qualsiasi studente di architettura può confermare l'assurdità del "risanamento" della piazza che non ha tenuto in minimo conto le strutture medievali esistenti coprendole di cemento. -Coperte di cemento anche la piazza D'Azeglio e la via Gioberti, dove sarebbe stato saggio eseguire sondaggi conoscitivi sui resti del foro di Vercellae prima della ripavimentazione. -Attendo dal 1996 una risposta da Mentigazzi (Assessore alle Politiche Culturali) circa i suoi rapporti con la Soprintendenza Archeologica in merito al Museo Archeologico. (Chissà forse quando non sarà più assessore!) -Credo che Vercelli sia l'unico comune italiano ad avere esuberi di personale specifico (1 unità) nel settore Beni Culturali. Desidererei molto sapere come ciò possa accadere. In positivo va registrata l'apertura e l'ottima gestione del Museo del Duomo : frutto dell'ultimo vero "sindaco" e "assessore alla cultura" di Vercelli: l'Arcivescovo Bertone.
VERCELLI CITTA' D'ARTE: UNA BUFFONATA ELETTORALE. Mancanza di trasparenza dell'Amministrazione riguardo ai programmi e alle politiche così dette culturali che disattendono completamente i programmi sbandierati alle elezioni . Deserto assoluto nei rapporti con le componenti sociali e i sodalizi che si dedicano a queste problematiche. Risposte non date, impermeabilità assoluta, come se costoro occupassero quelle poltrone solo per il loro divertimento e per fatti personali, e non per mandato elettorale dei cittadini. Tutto si gioca nel rapporto Sindaco/Soprintendenze, tutt'altro che trasparente e aperto. L'impressione generale è quanto meno di una gestione rozza e assolutista, oscura nei rapporti con le Soprintendenze competenti (che sono gestiti in prima persona dal Sindaco), e quanto meno feudale quando si focalizza l'attenzione sull'Assessorato al S. Chiara , dove personaggi oscuri e a mio avviso ben poco competenti, giocano con i beni culturali della città una partita al massacro (vedi per tutti il caso della Biblioteca Civica, vero specchio della colpevole disattenzione di questa amministrazuione) producendo effimere ed estemporanee iniziative di facciata per nascondere la pochezza della loro gestione di lungo periodo, dedicata consapevolmente allo smantellamento della cultura locale. Chi volesse, poi, approfondire l'argomento specifico riguardante la preordinata demolizione della cultura locale a vantaggio di un torinocentrismo rampante dovrebbe inoltrarsi , a mio avviso, nel terreno minato e pericolosissimo rigurdante i delicati rapporti economico-politici fra i vari poteri locali e fra questi ed i superiori poteri torinesi e romani. In una parola si occuperebbe di "gestione del potere corporativo" (appalti, restauri, scavi ecc.) più che di politica e di amministrazione civica. Le modalità con cui vengono gestite le opere e le politiche culturali vercellesi sono quindi blindate e caratterizzate da una impostazione profondamente antidemocratica che da sola giustificherebbe la nostra richiesta di dimissioni del Sindaco, dell'assessore Mentigazzi e della giunta e di un'inchiesta a largo raggio sui poteri anomali delle Soprintendenze piemontesi, incentrata in particolare sui loro rapporti distorti con soggetti, istituzionali e non, e con le problematiche di tutela e conservazione dei Beni Culturali vercellesi. LETTERA AL DIRETTORE DE "LA SESIA" 8/10/2001 Egregio Direttore spero mi consenta di intervenire ancora una volta sulle sue pagine per ragionare di un argomento che molto mi stà a cuore, che molto mi è stato a cuore e che non smetterò di avere a cuore come Vercellese. Sono certo che non avrò risposta giacché il dibattito in città si è da tempo trasformato in una serie di monologhi, soprattutto su certi argomenti. Con l'occasione nel ringraziarla per aver voluto accogliere analogo sfogo alcuni anni or sono la vorrei aggiornare sull'esito di quelle due letterine senza risposta scritta da parte degli Amministratori. Fui chiamato per lettera dall'Assessore Mentigazzi che mi assicurò di avere in animo di prendere contatti con la Soprintendenza circa il Museo Archeologico in San Marco da me proposto e che mi avrebbe tenuto al corrente. Non ne seppi più nulla. Ma non dispero. Le mura di Vercellae romana. Perché difendere un villaggio agricolo? Uno dei risultati, ma sono molti altri quelli secondari e collaterali, del costosissimo scavo archeologico di via Quintino Sella è rappresentato certamente dalle imponenti e tangibili prove dell'esistenza delle mura della città in epoca romana imperiale. L"'inane fatica", come fu definita da uno storico vercellese vivente, di rintracciarne l'esistenza e di tratteggiarne l'andamento fra i documenti medievali è dunque in gran parte terminata, grazie ad una prova archeologica di immenso valore per la comprensione della città antica. Un forte muro rinforzato ad intervalli da torri quadrate e munito di ampio fossato, cui in epoca tardoantica si aggiunge un contrafforte esterno, è dunque apparso nell'area meridionale della città con andamento e direzione che ben si attagliano alle aree necropolari di cui si ha notizia nella zona e che avvalorano alcune ipotesi sull'estensione dell'abitato in epoca romana che furono tempo fa guardate con sosopetto e con commiserazione dalla Storiografia ufficiale cittadina. Questa è dunque una prima lezione della Storia agli storiografi, ma anche una delle dure lezioni dell'Archeologia agli archeologi circa l'"evanescente miraggio delle mura romane" , miraggio che tuttavia ha avuto i suoi paladini nella letteratura antichistica locale, fra i quali anche si onora di essere annoverato chi scrive. Si badi bene, inoltre, che la scoperta non ha minimamente negato che i predecessori tra cui, il Bruzza, l'Arnoldi e il Faccio, abbiano totalmente errato nel loro entusiastico fervore di ricercare fra i toponimi medievali le tracce delle successive cinte fortificate della città; piuttosto, se fossi nei panni dello storiografo, andrei più cauto nell'uso del sarcasmo, che non è scientifico e non porta a nulla. Troverei più corretto ammettere che l'atteggiamento di sufficienza dello storico nei confronti dell'archeologia (che pure dovrebbe essere disciplina storica) ha fatto già troppi danni e qui, nella nostra derelitta città, rischia di avvalorare una tendenza in atto da molti decenni che definire pericolosa è forse eufemistico. Mi riferisco alla bassa considerazione che è sempre stata presente in città (qualcuno ricorderà le mie polemiche su queste stesse pagine con il compianto Avv. Allario Caresana) circa i ritrovamenti archeologici e la tutela del centro storico. Non ho mai letto, anche se spesso ho udito, polemizzare gli storici sulla qualità degli interventi di restauro degli ultimi decenni e sulla poca cura con cui localmente si trattano i trovamenti che altrove sarebbero in ben altro modo valorizzati. Spesso, invece, ho letto su queste stesse pagine scritti di emarginati della intellighenzia locale che invano si sono affannati a difendere un patrimonio che nessuno voleva realmente tutelare. Non vorrei che questo trend tutto vercellese fosse un pochino voluto e sostanzialmente bene accetto a chi conta e dirige le cose in quanto da una parte soffocherebbe lentamente e priverebbe di autorevolezza l'attivismo dei soggetti locali che si occupano o si sono occupati di ricerca e di tutela e dall'altra permetterebbe che la città si dimenticasse del proprio patrimonio storico e archeologico, del quale dovrebbe invece andare fiera, delegandone la gestione ad altri soggetti, non meglio definibili ma non certo pubblici. Tutta l'attività amministrativa degli ultimi decenni ha dato adito a forti sospetti di insipienza programmata in questo campo. Figuratevi, cari concittadini, che da anni attendo di conoscere la decisione del nostro Assessore alla Cultura in merito alla proposta del Museo Archeologico avanzata dal sottoscritto pubblicamente al suo insediamento e che da trent'anni, da quando cioé nacque il Gruppo Archeologico Vercellese, attendo di vedere una sia pur minima forma di considerazione dei locali problemi di valorizzazione e tutela archeologica da parte delle amministrazioni civiche (archeologo municipale, ufficio dedicato, museo archeologico, ecc.) Capita invece di avere dalla Municipalità un chiaro messaggio, che in verità riguarda tutte le Associazioni Culturali cittadine. Esso consiste in una totale assenza del Comune e si concretizza nel non utilizzare tali risorse in modo armonico e programmato nella programmazione locale, nel non aiutare il loro sviluppo e anzi, all'occorrenza, nel creare problemi traslocandole ripetutamente e chiedendo loro somme che non possono permettersi di pagare, o non concedendo una sede idonea. Se poi tali Associazioni non sono in grado di stipulare convenzioni con l'Ente Pubblico e quindi di essere finanziate in cambio di servizi, si arrangino. Se oggi molte Associazioni Culturali vercellesi non raggiungono più i giovani ciò è certo dovuto ai tempi o ai responsabili stessi di tali Associazioni, ma una grossa responsabilità al riguardo pesa sugli Enti che avrebbero dovuto considerarne la reale importanza nel tessuto sociale favorendone la crescita e la diffusione, specie fra i giovani, alle cui politiche tali Enti si sono dedicati tardi e malvolentieri. Ma noi antichisti abbiamo tempo e vediamo questa entità sfuggente in modo particolare, e continuiamo quindi a sperare. Non minori responsabilità nella gestione "politica" della cosa archeologica hanno avuto le Soprintendenze torinesi che fomentando odi tribali e ignorando sistematicamente, o peggio denunciando, i soggetti locali hanno creduto di fare terra bruciata intorno alla libertà di ricerca e di autodeterminazione della nostra comunità in campo culturale. In questa miserevole direzione si confermano inoltre tali Uffici non favorendo certamente l'impiego della locale Università negli scavi e nella ricerca territoriale sul campo, anche solamente per un poco scientifico spirito corporativo e protezionistico, favorendo invece, per contro, l'impiego oscuro e malpagato di giovani archeologi destinati a rimanere ignoti operatori manuali dello scavo al soldo di squallidi mercenari. Mai sono approdati a qualche risultato gli appelli ripetuti di Maurizio Cassetti che dalla sua seggiola all'Archivio di Stato aveva sognato di avere a Vercelli uffici distaccati delle Soprintendenze. Figuriamoci! Sarebbe una perdita di potere centrale e uno spreco di risorse. Allora, cari concittadini, accontentiamoci di avere situazioni di degrado come quelle dell'area archeologica di S. Stefano de civitate, giocondiamoci poiché tutti i materiali archeologici recuperati in città finiscono nei depositi torinesi, siamo felici di non avere un S. Andrea restaurato a dovere o di avere un Broletto impiastricciato di giallino o un palazzo di cristallo in piazza Cavour, godiamo di essere ignorati e offesi nel gusto dai nostri amministratori, non gridiamo alla vergogna se ci rubano le porte delle chiese e lamentiamo pure i ritardi e le spese nei lavori di via Quintino Sella; abbandoniamo inoltre i nostri musei alla decrepitezza, perché cambiare tutto ciò non ci interessa minimamente, non porta a nulla di buono, non è economico, non rende (ciò facendo o dicendo taluni politici dovrebbero rileggere le loro promesse elettorali scritte e da me gelosamente conservate e non gettate in pattumiera ma bensì, a quanto pare, a loro in faccia). Per favore non parliamo quindi più e non scriviamo più sui costosi e inutili dépliant spediti alle famiglie, di Vercelli come città d'arte e di cultura, non facciamola visitare ai turisti spacciandola per tale, scordiamoci la via francigena e il potente Comune medievale e non guardiamoci intorno, perché avremmo la spiacevole sorpresa di trovarci degradati dai fatti e dai nostri lungimiranti capi al ruolo di villaggio agricolo, così come era descritta ed era Vercelli sul principio dell'Ottocento, prima cioè che vi lavorassero Bruzza, Mella, Leone, Arnoldi e Faccio, che inseguivano certamente "evanescenti miraggi", ma concretizzandone anche molti e davvero grandi a giudicare dalla loro durata.
Con i migliori saluti ed auguri di buon lavoro. Giovanni Sommo www.archeovercelli.it sommogiov@tiscalinet.it I PRECEDENTI INTERVENTI DEL 1996 5.2.1996 Mi rivolgo nuovamente a Lei, egregio Direttore, per la questione del San Marco e della sua possibile destinazione a Museo Archeologico Nazionale e La ringrazio prima di tutto per lo spazio che vi ha dedicato in uno scorso numero. Un piccolo errore di trascrizione poteva far pensare che ritenessi minimi i costi da affrontare per una simile realizzazione, ma, fortunatamente, tutti hanno compreso quale fosse il reale contenuto della frase e molti concittadini, che ringrazio, hanno espresso il loro interesse per la possibile realizzazione del progetto. Molti tranne, ahimè, l'assessore competente, del quale dobbiamo registrare la cattiva volontà. Forse ingenuamente, io mi attendevo un riscontro da parte dell'assessore Mentigazzi con qualche rimbrotto per la mia impazienza e magari con qualche assicurazione che il progetto, una volta reso noto, sarebbe stato vagliato con la dovuta attenzione, anche con l'occasione della visita del ministro Paolucci. Purtroppo sino ad ora non ho avuto alcun cenno e devo ritenere che ormai attenderei invano che il mio monologo si trasformasse in dialogo. Ora dunque mi domando per quale motivo la proposta, affiorata nell' intervista a Mentigazzi del mese scorso, non abbia più improvvisamente alcun seguito, almeno in sede pubblica, e per quale motivo egli, interpellato direttamente, abbia ritenuto di non intervenire su una questione di tale importanza, che tuttavia già divide due membri della stessa giunta, dichiarando apertamente quali fossero le sue intenzioni o i suoi disegni. Potrebbe con verosimiglianza non ritenermi all'altezza di un dialogo competente, potrebbe essere stato consigliato in tal senso da autorevoli collaboratori, potrebbe provare imbarazzo nel dare seguito al mio, credo legittimo, intervento, dovendo sostenere un'idea non sua, non posseduta, né approfondita; potrebbe, infine, non avere avuto il tempo di rispondere o avere adottato una nuova linea politica improntata su di un trasparente dialogo con i cittadini che, non ricevendo risposte, si dovranno pur mettere il cuore in pace. Egli potrebbe anche avere provato dispiacere nel dover ammettere che si era trattato solo di un sogno improvvidamente interrotto, o di una visione estranea alla sua competenza ed esperienza, che poteva quindi avere avuto semplicemente il valore di un effimero e posticcio fiore all'occhiello da esternare in occasione festiva. Inoltre io posso aver smarginato dalle mie competenze, dimostrando di non saper stare al mio posto, ingerendomi in questioni squisitamente d'élite. Quest'ultimo, in particolare, potrebbe essere stato il reato imperdonabile e che andrebbe duramente stigmatizzato, affinché nessuno, in futuro, abbia ad osare di insegnare il mestiere ad artieri e addetti, di proporre o, semplicemente, di obiettare. A parte questo, ben venga il dialogo auspicato nei dolci comunicati natalizi dal signor sindaco. Per quanto mi renda perfettamente conto che le problematiche relative all'azione o alla semplice esistenza fisica di un assessorato alla cultura o di un museo archeologico possano risultare totalmente estranee ed aliene alla maggioranza dei disoccupati, dei giovani, dei pensionati o dei lavoratori pendolari, quindi alla quasi totalità dei Vercellesi, ritengo che tuttavia esse abbiano una notevole ricaduta sui destini della città e degli stessi cittadini e che non ci si possa permettere di ritenerle proprietà o feudi personali dei quali non sia legittimo discutere, così come da tempo avviene nelle celle dell'ex convento, ora corte, di S. Chiara. In ogni caso sarei portato a trarre sfavorevoli auspici nei riguardi del futuro del San Marco e altrettanto sfavorevoli conclusioni circa il modo corrente di amministrare, da sinistra, la cosa pubblica. Infatti, mentre giustamente l'attività comunale è stata, almeno formalmente, focalizzata sull'immagine di Vercelli &laqno;città di cultura», tale scelta viene poi gestita in modo cabalistico senza che si possa comprendere quale ne sia il progetto complessivo e, soprattutto, senza che se ne possa entrare nel merito con cittadini e associazioni sulle pagine di una libera testata. Mi perdoni quindi, signor direttore, per aver dato sfogo in modo tanto esplicito alla mia amarezza e per non aver saputo interpretare come risposte le legittime istanze di silenzio di chi ci amministra o i criptati segnali di attivismo che si sono intravvisti in questi ultimi giorni fra le righe dei comunicati di Palazzo. Sarebbe quindi, presumo, parimenti del tutto inutile allargare il discorso alla litigiosa, disordinata e rumorosa gestione della Biblioteca Civica, all'annosa e scandalosa questione dei rugginosi ponteggi del Sant'Andrea, all'approfondimento e allo sviluppo delle potenzialità turistiche della città, alla politica museale, alla gestione consapevole del patrimonio archeologico cittadino, alla salvaguardia del tessuto architettonico del centro storico e alla gestione dell'arredo urbano, del verde pubblico e dell'ecologia. Argomenti forse prematuri, diretti e troppo crudamente concreti per poterne dialogare in pubblico su di un giornale che anche i fanciulli potrebbero leggere? Se ne dovrà probabilmente occupare una amministrazione più a sinistra e più verde e, magari, un tantino più disponibile ad un vero dialogo con tutti gli elettori, una parte dei quali non è detto che all'occorrenza si ripresenti all'appello, anche per conservare integra una ormai desueta, ma onorevole, immagine della sinistra e delle istituzioni pubbliche. Con i migliori auguri di silenzioso buon lavoro, di buona, giusta e pia amministrazione dei sudditi, assicurando di avere, purtroppo, imparato da tempo quale sia il mio posto, ma non a tacere, nonostante la mia vulnerabile posizione.
Giovanni Sommo Direttore Gruppo Archeologico Vercellese 20.2.96 Preg.mo Signor Direttore Le domando nuovamente ospitalità per continuare il mio monologo con l'assessore Mentigazzi. Avevo posto la questione del San Marco e del Museo Archeologico Nazionale e, successivamente, avevo elencato alcune questioni che ritengo importanti, senza peraltro avere risposta, nè in sede pubblica nè privata. Da alcune settimane attendo inoltre un semplice cenno in riscontro ad una lettera inviata all'Assessorato per domandare, come referente del progetto "Vercelli Associazioni", il patrocinio comunale all'iniziativa a nome di altre diciotto Associazioni. Poiché il silenzio, incomprensibile altrimenti, forse può spiegarsi solamente con una sorta, ormai, di repulsione nei miei confronti, mi domando se e come un assessore possa ritenersi autorizzato a questo tipo di comportamenti nella sua veste di amministratore pubblico. Ho ragione di credere che questa conclamata sottovalutazione del tessuto associativo locale e del singolo cittadino-suddito abbia radici profonde e rispecchi pienamente un nuovo modo di essere assessore alla Cultura: menageriale, sinergico, bocconiano e imprenditoriale. Vendere Vercelli significa infatti, per Mentigazzi, dilaniarsi nel dubbio se dare vita ad una società di intervento o ad una fondazione che possa raccogliere qualche miliardo nel prosperoso giardino della Regione Piemonte, con cui poi sfruttare commercialmente e appieno la programmata visita del Papa, in occasione della quale saranno forse tolti i ponteggi del S. Andrea, o la concessione di una qualsiasi manifestazione all'ombra della Fiera del libro torinese da portare a Vercelli a qualunque costo, salvo poi accorgersi di non avere a disposizione una sede comunale idonea e agibile. Tutto ciò potrebbe anche costituire un modo legittimo di tentare la rivitalizzazione della città e, fatti salvi i rischi di colonizzazione, potrebbe anche servire a qualche cosa se la città fosse vendibile nello sato in cui è, ma se tutto questo viene compiuto a livelli tanto alti da non poter coinvolgere le Associazioni locali ed i cittadini, non mi pare sia una buona idea. Il progetto, per quanto sinergico, aziendalista e filo-regionale, vede infatti il cittadino come anello finale e come semplice consumatore di prodotti ideati da una società di marketing che si sostituisce all'Assessorato in alcune funzioni strategiche, innanzi tutto a spese dei contribuenti e con risultati del tutto imprevedibili. Qualche esempio lo ha fornito di recente la Regione con operazioni culturali che definirei particolari, nel senso di mai- visto- nulla- di- simile- a costi- tanto- colossali. L'Associazionismo mette invece il cittadino al vertice opposto della catena e tenta di renderlo protagonista nella gestione dei propri Beni Culturali territoriali e tenta di essere strumento di partecipazione democratica alla vita sociale. Su questo concetto credo che Mentigazzi, inopinatamente, dimostri un'arrogante posizione con il proprio modo di comportarsi. Vorrei inoltre ricordare ai lettori che, prima di Mentigazzi, l'Arcivescovo Bertone ha dato ai vercellesi un esempio di come si possa essere insieme vescovi e assessori, salvando l'insediamento universitario e fondando un Museo della Chiesa Vercellese che sarà nei prossimi anni un vero fiore all'occhiello della città. Sinergia e imprenditorialità di tutt'altra specie. Scelga dunque Mentigazzi se vuole continuare a fare l'Assessore dei Vercellesi, che lo pagano per questo, ed essere prima di tutto sinergico con essi o se desidera mettersi in proprio come presidente di una cooperativa o di una società di intervento, cose molto diverse fra di loro e pagate con fondi di ben diversa provenienza. A fare le spese di questi alti orizzonti mercantili della cultura vercellese temo saranno proprio le iniziative locali e le Associazioni che probabilmente, in un futuro molto prossimo, costituiranno più che altro un incomodo. Ritengo che la sbandata di Mentigazzi per i grandi progetti &laqno;son et lumière» comporti un rifiuto e una dicotomia netta con le piccole e provincaili Associazioni vercellesi che non raccolgono la sua stima tanto da non meritare dialogo e risposte. Se ho ben tradotto il pensiero del nostro assessore, che non risponde mai, il suo silenzio è una valutazione, e la sua valutazione è molto, ma molto, bassa ed il sentimento, creda, comincia ad essere ricambiato di cuore. In attesa di una improbabile risposta su alcuni degli argomenti trattati in questa e nelle precedenti mie invio i migliori saluti.
Direttore Gruppo Archeologico Vercellese
LETTERA AL DIRETTORE DE "LA SESIA" Vercelli 2 novemrbre 2001 Egregio Direttore, torniamo per un''ultima volta, se sarà così gentile da ospitarmi, sul tema dell'archeologia Vercellese.
VERCELLI: UN' ARCHEOLOGIA INSOSTENIBILE Ho letto con interesse i pittoreschi, ma sostanzialmente fondati, articoli sull'anfiteatro, e non so se - casualmente o no - essi fossero da porre in relazione al dibattito che si voleva innescare. Comunque sia, a distanza di anni dalle ultime scoperte in quella zona di porta Casale, trovo anomalo che, anche in questo caso, il Comune cerchi di dimenticare le potenzialità archeologiche della città e la necessità di valorizzarle, tanto sottolineata ed enfatizzata in campagna elettorale, anche utilizzando il caso specifico. Altra anomalia è la mancata pubblicazione dei dati completi di scavo nella zona dell'anfiteatro da parte della stessa Soprintendenza. Rilevando poi che i problemi dell'archeologia vercellese sono sostanzialmente legati ad un rapporto scorretto fra Istituzioni pubbliche centrali e territoriali, soggetti non istituzionali (Università, Associazioni, "esperti" e quant'altro) e comunità locale, mi preme ricordare che da tali rapporti non corretti hanno origine tutti i mali della nostra archeologia, ed in generale della gestione del patrimonio culturale vercellese. Nel mio precedente intervento avevo elencato alcune situazioni che attendono da decenni una soluzione urbanistica e, introducendo la questione del Museo Archeologico, lamentavo come tutti i materiali locali da troppo tempo prendano la via di Torino. Abbiamo così una città che avrebbe estremo bisogno di rilanciarsi culturalmente, che non ha alcun progetto in questo senso e che non muta negli anni un atteggiamento che sarebbe poco definire apatico o negligente e passivo. Pesano inoltre sull'archeologia vercellese errori ed omissioni imperdonabili che partendo dalla distruzione della necropoli protostorica di via Nigra e passando per il saccheggio sistematico dell'area necropolare di S.Bartolomeo (tollerato o in qualche modo favorito dalla generale insipienza) giungono sino al più recente abbandono della "domus" di S. Stefano, alla questione dell'anfiteatro, alla misteriosa gestione dello scavo dell'area portuale di via Pastrengo e alla totale carenza di programmazione, in generale, sul centro storico e sulla creazione di opportuni contenitori locali per l'esposizione e fruizione pubblica della grande e importante messe di reperti che in vent'anni si è accumulata nei depositi torinesi. I soggetti interessati al problema sono molti e dovrebbero interagire positivamente fra loro per la riparazione dei guasti e per una programmazione lungimirante che vada oltre l'ambito politico delle singole amministrazioni, con l'obiettivo di far crescere la città in questo ed altri campi strategici.Tuttavia ciò non avviene per molti motivi, primo fra tutti l'assenza di una regia locale, stabile e credibile. Il Comune di Vercelli in questo ultimo decennio ha infatti operato per quanto poteva nella direzione opposta, impoverendo notevolmente e volutamente le sue stesse risorse e il proprio impegno istituzionale in campo culturale, forse sperando di ottenere risultati a breve termine attraverso una incentivazione del flusso turistico, delle visite guidate, della "vendibilità" della città, dimenticando tuttavia, o quanto meno trascurando, il ruolo centrale della municipalità nella gestione e programmazione armonica delle risorse, locali ed esterne. Ciò è stato deleterio, come deleteria è stata la politica -o se preferite non politica- del S. Chiara. La questione centrale, anche per gli interessi legittimi che vi sono legati, è comunque urbanistica. Il Comune continua a subire il problema archeologico come un male necessario, mentre dovrebbe gestirlo e regolamentarlo in prima persona a beneficio della comunità, tenendo nel giusto conto i riflessi di tipo urbanistico che esso comporta (nuove costruzioni, progettazione dello sviluppo urbano e relativi "rischi") e i possibili investimenti nella direzione della valorizzazione del patrimonio ingente custodito dalla città. In realtà il Comune non ha mai (mi riferisco alla mia esperienza trentennale) accettato di scendere in campo per prendere le redini del problema, preferendo cedere una delega in bianco agli uffici statali preposti, evitando sì di affrontare una questione spinosa e tutto sommato ritenuta poco rilevante, ma posponendo solo il momento della verità ed aggravando l'accumulo di situazioni irrisolte che sono sotto gli occhi di tutti nella gestione del centro storico. Oggi sappiamo che Vercelli è uno dei centri urbani più antichi del Piemonte e che la sua potenzialità archeologica resta altissima nonostante i moltissimi sfregi. Questo dato dovrebbe essere solo positivo per un comune che punta sulla propria riqualificazione in campo culturale e turistico, ma occorre gestire tutte le problematiche connesse e non mettere la testa nella sabbia come si è comodamente fatto per troppo tempo. E' bene che i concittadini sappiano come altrove, in città come Milano (che ci è molto vicina per storia ma non per gestione dei problemi in campo archeologico), questo settore faccia parte della storia dell'amministrazione civica da molti anni. L'urbanistica milanese ha un monitoraggio quotidiano della situazione archeologica, ha prodotto una carta dei rischi per i costruttori, collabora con le istituzioni preposte e si avvale di proprio personale, dell'Università, delle Associazioni presenti sul territorio e del proprio circuito museale per gestire e dirigere il proprio patrimonio archeologico con successo (si vedano gli scavi per la metropolitana) e con positiva ricaduta in campo turistico e culturale. Dunque non resterebbe che agire in questa direzione e, sebbene con ritardo imperdonabile e in scala ridotta, si vedrebbero i primi risultati. Capisaldi di questa azione di recupero del tempo perduto potrebbero essere, oltre a una dichiarazione di intenti fattiva e irrevocabile, e ad un periodico tavolo di discussione aperto alle componenti locali, la progettazione di un Museo Archeologico, la creazione di un tim di lavoro in seno all'urbanistica per la valutazione dei rischi e il monitoraggio accurato dei lavori di scavo, la creazione - perché no- di un fondo a tasso agevolato per il sostegno (o l'attenuazione di imposte comunali) agli imprenditori edili che si attengano alle norme, sia per compensare i costi del rischio archeologico, sia per compensare i costi - fino ad oggi del tutto volontari- di una particolare sensibilità nei confronti di corrette ristrutturazioni nel centro storico. Purtroppo queste opinioni possono apparire ridicole quando il Comune stesso si presenta con l'operazione al "broletto" come se fosse un fiore all'occhiello e non un rappezzo molto discutibile e quando tollera che la "domus" di S. Stefano si trasformi in una discarica, approva avveniristici cristalli in piazza Cavour, non sa o fa finta di non sapere che esiste il problema dell'anfiteatro e che forse avrà prima o poi il problema dell' ippodromo e del teatro romano, nonché del porto fluviale e delle mura e chissà di quant'altro. Ancor più ridicola, non so se nei confronti di chi scrive o nei confronti della stessa Amministrazione, è l'assenza palese di una disponibilità al dialogo su questi ed altri temi specifici con la comunità che dovrebbe rappresentare. Dato questo fra tutti per nulla ridicolo e, dal punto di vista istituzionale, molto, molto, negativo e triste. Ricordiamo infatti che gli stipendi di coloro che, a vari livelli istituzionali, si occupano del patrimonio storico e archeologico locale li paghiamo noi cittadini per averne in cambio una serie di silenzi annoiati. Altra anomalia. Da ultimo le componenti culturali locali residuali e gli ambientalisti, che da qualche anno si sono dedicati altrove anche alla gestione archeologico-urbanistica, inopinatamente continuano a tacere, insieme con altre Istituzioni carismatiche della cultura cittadina. Dove sono infatti le altre Associazioni di settore, gli stessi partiti di opposizione? Forse si trovano ad avere legami diretti o indiretti con l'Amministrazione (più o meno infilati in qualche commissione, forse a preparare segnaletiche turistiche) tali da sconsigliarli di entrare nel merito e che comunque consentono loro di condividere, tutto sommato, la strana politica del silenzio? Se non si faranno sentire su questi temi, che non possono avere colorazione politica, si tratterà dell'ennesima anomalia. Del resto, a ben meditare, i personaggi scomodi a Vercelli sono ormai ridotti a poche unità, sono stati a lungo stancati e disincentivati, e presto scompariranno dalla scena. Scelta condivisibile ma davvero insostenibile e certo non dichiarabile da parte dell'Amministrazione. Sulle pagine del nostro sito: www. Archeovercelli.it (sito scomodo) continueremo a seguire gli sviluppi ed in esso i Vercellesi potranno sempre avere una panoramica completa, aggiornata e indipendente dell'archeologia vercellese. Nel frattempo continueremo a sperare che si apra un dialogo di livello "alto" e con ciò voglio dire non del vecchio tipo "a ciascuno il suo orticello". Credo che la città lo meriti. Ringraziando per l'attenzione Giovanni Sommo sommogiov@tiscalinet.it www.Archeovercelli.it [ Potrebbe corredare la presente lettera con una foto eloquente ad esempio dell'area di S. Stefano?] |